Meeting

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Dopo un paio di giorni Alec riuscì a tornare a scuola, con sua grande gioia di poter rivedere Jace.
Si alzò presto, si vestì elegantemente e scese in garage dove trovò la sua vespa nera ad aspettarlo.
Arrivò in Istituto una ventina di minuti dopo.
Non appena arrivò al parcheggio, tra le mille motociclette spiccava la gigantesca Harley Devidson di Jace.
Le altre sembravano tricicli in confronto.
Parcheggiò velocemente e corse come una lepre con lo zaino in spalla fino al portone principale.
Doveva parlargli prima che la lezione iniziasse.
Doveva togliersi quel peso.
In realtà avrebbe preferito farlo ad un ballo formale, ad una festa dove l'atmosfera era più armoniosa...
Ma era andata così, glielo avrebbe detto nei corridoi della scuola dove tutti potevano ascoltare.
Non importava, doveva togliersi quel maledetto peso che lo affligeva da 10 lunghi anni.

Entrò nell'edificio ricambiando appena i saluti delle ragazze di corridoio e si fiondò verso la sua classe.
Lui era di spalle, riconoscibilissimo anche di schiena, una chioma bionda tra le more.
Anche se c'era qualcosa di strano in quei capelli...
Alec non ci fece troppo caso, era troppo concentrato sulle parole che avrebbe dovuto dirgli.
Lo abbracciò da dietro e gli diede un colpo amichevole sulla schiena -Jace Herondale, non sono morto come speravi-
Un sorriso si formò sulle sue labbra...ma si spense all'istante e le sue guance divennero come due pomodori dall'imbarazzo non appena la persona si voltò.
Ecco cosa non andava! I suoi capelli non erano dorati ma...quasi sul bianco, biondo platino!
E gli occhi verdi erba, non marrocini-dorati.
-Mi chiamano Sebastian Morgenstern-
 
"Oh e questo sosia di Jace da dove cazzo è saltato fuori?? Prima non c'era!"

-Oh mi dispiace...-
-Ah ma tu cerchi il biondino che sta sempre insieme alla mia sorellina?-

"COSA?! CHE?"

-Stanno là-
Indicò con il dito un angolo isolato dove una ragazza rossa di capelli nascondeva il viso del suo Jace.
Ecco perché non lo aveva visto.
Senza rendersene conto gli diede una spinta mentre avanzava verso di loro, senza girarsi a chiedere scusa.

Il cuore di Alexander cessò di battere per qualche istante:
Le labbra di quella ragazza guastafeste erano aderite a ventosa su quelle di Jace e lui...ricambiava pienamente.

Si sentiva svenire improvvisamente.
Era arrivato tardi, e adesso non poteva fare più niente.
Avrebbe potuto salutarlo, abbracciarlo, fargli capire che era ritornato.
Ma non lo fece, e preso dalla rabbia si mise a correre mentre il suo stomaco era in subbuglio, il suo viso accaldato, e il suo cuore a pezzi.

Sarebbe andato in bagno, era il suo nido, il luogo in cui poteva pensare e piangere in pace, senza essere visto o giudicato da nessuno.

Mentre correva la cravatta cadde sul pavimento freddo.
Dei passi alle sue spalle lo fermarono.
Poteva illudersi quanto gli pareva, no non era Jace che gli stava venendo in contro.

Il corridoio deserto, segno che le lezioni erano iniziate, pareva risplendere di luce al suo passaggio.
O semplicemente era quell'uomo a brillare:
Era alto almeno un metro e ottanta, la corporatura snella, ma non troppo.
Camminava con una tale grazia da fare invidia persino ad una modella.
Il sole che entrava dalla finestra illuminava la sua pelle ambrata, e faceva brillare i numerosi gioielli che portava alle dita.

Era vestito con una strana ma elegante uniforme, dai pantaloni ben attillati che gli fasciavano le gambe lunghe pendevano delle catene, e la giacca che indossava aveva dei bottoni d'argento.
Le sue scarpe lussuose erano molto rumorose grazie a un tacchetto anch'esso d'argento.
 Alec era immobile e lo guardava quando si chinò a raccogliere la sua cravatta, facendo un profondo inchino come gli attori dopo lo spettacolo teatrale.
Si ricompose all'istante e solo quando gli fu veramente vicino riuscì a vedere lo splendore dei suoi occhi verdi a mandorla in netto contrasto con i capelli corvini pettinati a spuntoni sulla testa.
La sua voce era pura melodia
-Credo che questa appartenga a lei-
I suoi occhi verdi incrociarono i suoi, azzurro cobalto.
Alec era come ipnotizzato e per un attimo si dimenticò di ciò che stava accadendo.
Da quale libro fatato era saltato fuori quell'essere?
-Posso sapere il suo nome?-
Sorrise e il suo volto si illuminò ancora di più, e non era solo per merito dei glitter sotto gli occhi, i denti perfettamente allienati assieme a quelle labbra bellissime, carnose...
Mentre lo guardava aveva avvicinato il volto di qualche centimetro, e ci mancava poco ad un eventuale bacio.
Qualcosa lo scosse e si ricompose immeditamente, come se non fosse accaduto nulla -Ehm sì questa è mia...- Senza volerlo quasi gliela strappò dalle mani, preso da un'improvviso attacco di nervosismo
-Mi chiamo Alec, Alexander Lightwood-
-Ah ma allora sei in aula con me, Alexander-
Il sorriso bianco era ancora evidente
-Io sono il nuovo professore di psicologia-
Gli tese la mano con le dita affusolate -Professor Bane, Magnus Bane-.
-Ah scusate...Scusate se non mi sono presentato nei migliori dei modi...-
-Lo so- disse semplicemente lui -Non si scusi, non ha colpa-.
Provò a stringere quella mano, era così calda, e rabbrividì involontariamente.
Come se avesse bisogno di quel calore ancora e ancora.
Alec aveva lo sguardo basso così il professore tornò alla realtà -Potreste portarmi in classe? È il primo giorno e come vede mi sono già perso-.
Il ragazzo annuì e insieme tornarono in aula.

*angolo di una scrittrice che si mette a scrivere l'ultimo dell'anno perché non ha di meglio da fare e n'è fiera*

Conosciamo un Alec diverso dal solito, immagino che nessuno lo definisca un tipo da abiti eleganti e cravatte ma...per Jace questo ed altro🤗
E con questo capitolo si apre il vero inizio della storia, un primo sguardo, le prime parole scambiate...
L'inizio di MALEC 😍

-----AUGURI BUON 2017!!------

*Va a bere un cocktail con Magnus*

Professor Bane: Love is like a spellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora