Marco Patrick
Dal giorno in cui misi piede fuori l'ospedale iniziai ad allontanare tutti quanti.
Uno ad uno.
Bruscamente. Malamente.
Le persone che mi amavano non meritavano certo questo tipo di trattamento, ne ero consapevole, ma non dovevano nemmeno sapere quanto soffrissi!
Non dovevano vederlo e viverlo assieme a me, in prima fila.
NO.Ogni scena, ogni situazione, tutto ciò che avevo vissuto in quel posto mi era tornato in mente, fino al più piccolo dettaglio feroce e crudele.
La notte era una continua lotta contro gli incubi. Non facevo che urlare e gridare contro quella sensazione che sembrava soffocarmi, annietarmi, stringermi in gola, fino a lasciarmi quasi privo d'aria e stremato oltre ogni limite sul letto!
I medici mi avevano prescritto pillole per lenire il dolore alla spalla, ma niente, niente m'impediva di ricordare e di provare dolore mentale oltre che fisico.
E non volevo aiuto da parte di nessuno, no!
Non volevo vedere la compassione e la pietà di chi mi amava, volevo solo restarmene rintanato fra le mura del mio loft. E basta.
Nemmeno Luca, che stava attraversando come me, e forse anche di più, una fase critica della propria vita, era il benvenuto!
Il silenzio era ciò che gradivo di più.
Io avevo fallito.
Fallito.
Come capo, come amico, come militare.
Non avevo salvato Spugna, Sparrow, il sergente e nemmeno la piccola Missy.Ero una nullità, non valevo niente.
Un fallimento totale!
Ero grato al Cielo di essere ancora vivo, che Luca e tanti altri, inclusa la gran parte dei miei uomini, lo fossero ancora insieme a me, ma adesso come avrei fatto a superare tutta questa rabbia e questo dolore che sentivo dentro?
Non riuscivo più a nascondere nulla, tutto era saltato fuori. E non volevo mostrare a nessuno questa strana e incontrollabile parte di me, nemmeno a lei.
Serena doveva restarne fuori, nonostante proprio lei fosse senza ombra di dubbio la mia cura più grande ed efficace.
Non ero riuscito a proteggere e a salvare molte persone a cui tenevo, ma almeno con lei ci sarei riuscito.
L'avrei protetta da me, che mi riconoscevo a stento.
Chi ero diventato?
Non l'avrei costretta a sposare un uomo a pezzi.Come me.
Un ragazzo a metà, distrutto, segnato da cicatrici indelebili, e completamente tutto da riassemblare e ricomporre.
No, non era suo compito. Non dopo quello che aveva passato!
Meritava un ragazzo che sapesse farla sorridere, ridere...
Io non potevo più farlo al momento, no!" Apri questa cavolo di porta, Marco Patrick. Non fare il ragazzino, quel ruolo non ti si addice. Tra i due sono io l'adolescente, ricordi? "
La sua voce era distorta dal portone che ci divideva, e non mi mossi nemmeno di un millimetro per andare ad aprirlo.
Rimasi nella penombra, seduto da solo su uno sgabello, a fissare il paesaggio fuori dai finestroni che mi ritrovavo alla mia destra. Il cielo era uno specchio di tristezza, uggioso...
Perfetto e in sintonia con il mio stato d'animo.
" Ti prego, aprimi. " ringhiò lei imperterrita, dando dei seri pugni contro la porta.
Non risposi.
Semplicemente mi aggiustai il tutore al braccio, la spalla sinistra mi prudeva, bruciava, faceva un male cane!
" Abbi almeno il coraggio di dirmi una parola! Una soltanto! " accusò dura e furiosa.
" Vattene via. Sentirai soltanto questo da me. È chiaro Serena? " ribattei duro, all'improvviso, come non l'ero mai stato con lei.
" No, io non ti mollo. Esattamente come mesi fa tu hai fatto con me, ok? Stai soffrendo, lo so. Fa male. Vorresti urlare e spaccare tutto, ma ti prego...parliamone. " continuò speranzosa.
Mi alzai spazientito. A piedi nudi, sul pavimento fresco, raggiunsi la porta d'ingresso e posai la fronte contro di essa. Non avevo nessuna intenzione di aprire, solo di farle capire un concetto:
" Tu non sai un bel niente di me. " soffiai a denti stretti, trovando consolazione in una sigaretta che accesi con non poche difficoltà. Avevo urgente bisogno di nicotina.
Non si diede per vinta.
" Raccontami, ti farà stare meglio. Non tenere tutto dentro, cavolo. Fai uscire quel dolore che ti tieni stretto. Non lasciare che ti consumi da dentro, e vivi amore mio. Vivi davvero. Noi due dobbiamo sposarci, ricordi la tua promessa? "
" Serena. " pronunciai il suo nome con dolcezza e decisione. " Non posso più offrirti il mio cuore ed il mio amore. Perdonami. "
" Tu menti. " sbottò con voce incrinata.
" L'uomo che ti ha chiesta in sposa non esiste più! " mormorai, quasi sottovoce.
" No, non è così. È la ragazza che hai chiesto in moglie a non esistere più. Il suo posto è stato preso da una donna, che avrebbe dovuto dirti già da molto tempo due sole parole che avrebbero potuto e possono cambiare ancora il mondo. Ti amo, Marco Patrick. "
A quelle parole, serrai la mascella per il dolore che provai esattamente all'altezza del cuore, le mie ginocchia vacillarono, i miei occhi si riempirono di lacrime, che non caddero, mentre dentro di me l'odio cresceva a dismisura. In risposta le dissi soltanto: " Dovresti essere a scuola "...
Angolo Autrice
Ciaoooooo, sì...il mio regalino di Ferragosto per voi 🌈😍💓🌴🌵🍉⚡🌹👑🎉🔝contentiiii?
Lo spero con il cuore 😍💓💕💖😉
Ammetto che questo non è un capitolo che sprizza gioia da tutti i pori, ma il poveraccio di Marco Patrick deve ancora riprendersi dagli ultimi avvenimenti...è ovvio che non sta risolvendo la cosa nel miglior modo possibile, soluzione? Noi conosciamo Serena, quindi...no problem 😉Al prossimo capitolo ( che non ho la più pallida idea di quando possa arrivare se fra giorni o settimane 😱 )
Un bacione grandissimo 😉
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Ogni mio respiro dedicato a Te - Spin Off - Trilogy of forgiveness
ChickLitMia, figlia di un carcerato e di una ex tossicodipendente, vive da sempre con sua nonna paterna in uno scomodo bilocale in affitto, precisamente al quarto piano di una palazzina situata in uno dei quartieri più malfamati della città. Ha u...