•Capitolo 16•

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Harry p.o.v.
Guido velocemente verso la casa di Taylor, la mia ragazza, sperando con tutto me stesso che non sia arrabbiata con me.
Scendo dall'auto, e imbocco il piccolo sentiero che conduce alla sua villa. È più piccola della nostra, ma è pur sempre fantastica.
Vive qui da sola, completamente. Di tanto in tanto invita qualche sua amica, o almeno è quello che mi ha raccontato qualche tempo fa.
È una villa a due piani, e contiene un giardino immenso, con tanto di piscina nel bel mezzo; dove, durante l'estate, organizza delle feste fantastiche. Lo so perché mi ha sempre invitato, da solo o a volte in compagnia dei miei fratelli, che gli stanno particolarmente simpatici.
Di certo, avrete capito che i soldi sono l'ultima delle sue preoccupazioni, in tutti i sensi. Immerso nei miei pensieri, non mi accorgo del tempo che passa, e decido di muovermi, se non voglio sorbirmi la sua predica per tutto il resto del viaggio, verso il luogo in cui lavora. Busso insistentemente, e in men che non si dica, la mia ragazza apre la porta e mi fissa furiosa.
Taylor: "Harry! Ti ho chiamato sì e no, più di trenta minuti fa. Sai bene che non mi piacciono affatto le persone ritardatarie, ma tu hai preferito fare di testa tua."
Okay, iniziamo bene.. sospiro, e mi passo più volte una mano fra i miei ricci. È un gesto che faccio sempre, quando sono nervoso o irritato.
Io: "Ti prego Taylor, non farne una tragedia. Ero impegnato, e non avevo il telefono a portata di mano. Mi ha avvisato Niall qualche tempo più tardi, ed eccomi qui."
Taylor: "Cosa stavi facendo di tanto importante per non avere il cellulare con te?"
Io: "Ero impegnato, Tay."
Odio le persone curiose e invadenti, credevo lei lo sapesse.
Taylor: "Non ci muoviamo di qui fino a quando non mi dici cosa stavi facendo. Non è che per caso mi stai tradendo, Harold?"
Quando mi chiama per nome completo, è senz'altro arrabbiata, ma non ne capisco il motivo, visto che adesso mi trovo davanti a lei, anche se con un po' di ritardo.
Taylor: "Avanti! Sto aspettando!"
Mi sta seriamente facendo incazzare, sto perdendo la pazienza.
Taylor: "Harry, rispondi!"
Ecco che parla, ecco che esplodo.
Io: "Porca puttana, Taylor! Pensavo che in tutto questo tempo tu avessi imparato a fidarti di me, e invece no. Hai ancora dubbi del genere, ma ti sei sentita? Vuoi proprio sapere cosa stavo facendo? Eh? Bene, ti accontento. Stavo punendo Quinn perché ha dato una festa in casa, mentre nessuno era presente in casa. E non ho nemmeno avuto il tempo di consolarla, come al solito, per venire ad accompagnarti a lavoro. E scommetto che appena tornerò, lei sarà arrabbiata con me, e dovrò farmi perdonare. Ora, entra in quella cazzo di macchina, e tieni la bocca chiusa per tutto il tragitto, se non vuoi farmi nuovamente girare i coglioni, capito?!"
Esclamo arrabbiato, mantenendo un timbro di voce basso, ma autoritario.
Lei sgrana gli occhi, probabilmente è sorpresa. Non le ho mai risposto in questa maniera, ma se l'è veramente cercata. Che si accontentasse, e invece no. Deve sempre curiosare nei miei affari, e non la sopporto quando assume questo comportamento.
Taylor: "Come ti permetti di rivolgerti a me in questo modo? Ero solamente curiosa, e sai che ti dico? Me ne vado col bus a lavoro, o con la metropolitana. Sicuramente, però, non ci andrò con te, in macchina. Nemmeno se mi pagassero tutto l'oro del mondo, mi hai offeso Harry! Avevo intenzione di domandarti di passare le vacanze con me, oppure di fare i bagagli e venire a vivere qui! Ci ho riflettuto a lungo, ma hai rovinato tutto con questa tua scenata! Vattene, e non ti presentare più qui fino a quando non te lo dirò io! Arrivederci, e buona giornata."
Dice Taylor, per poi chiudermi la porta in faccia. Cosa è appena successo? Si è seriamente arrabbiata perché le ho detto la pura verità? Bene, è davvero pazza... come ho fatto a non accorgermene prima? Forse è in quel periodo del mese. Beh, le lascerò il tempo necessario per 'riflettere'. Veramente non so su che cosa, ma dettagli. Dopotutto, avrei comunque detto di no, alle sue richieste.
Primo, perché in casa hanno bisogno di me, altrimenti non so che fine farebbero.
Secondo, perché io e i ragazzi stiamo progettando di andare in vacanza, visto che domani è l'ultimo giorno di scuola.
In questo periodo, siamo riusciti a racimolare più del dovuto, quindi qualsiasi luogo può andare bene.
Domani pomeriggio ne parleremo anche alle ragazze, compresa Nichole, così potremo prendere una decisione tutti insieme.
Ritorno in macchina, per poi fare un'inversione e recarmi verso casa, quando il telefono inizia a squillare. Giuro che se è Taylor che ci ripensa, le attacco il cellulare in faccia.
Rispondo senza vedere il nome del mittente, rivelandosi essere solamente Niall.
Chiamata con Niall.
Niall: "Harry, finalmente hai risposto! Dove sei? Hai già accompagnato la racchia, ehm.. cioè, la tua ragazza a lavoro?"
Io: "Niall, non farmi pensare a lei, non so cosa le sia preso. Comunque.. perché mi hai chiamato?"
Niall: "Beh, vedi.. Nichole è rimasta a casa del suo amico, e gli altri si sono letteralmente scordati di dirtelo. Quindi, cortesemente, potresti passare a prenderla?"
Io: "Certo, non ti preoccupare. Ci penso io, a dopo Nì."
Niall: "Ciao fratello!"
Fine chiamata.
Perfetto, come se non bastasse, devo andare a prendere la mia sorellina a casa di quello stronzo del suo migliore amico. Ha solamente sei anni, ma già mi sta sul cazzo. Se non lo sopporto adesso, chissà cosa succederà quando raggiungerà l'età di Quinn o Brooklyn.
Secondo me diventerà un puttaniere, e Nichole dovrà stare alla larga dai tizi come lui, se non vorrà trovarsi nei guai.
Ma, una domanda... perché mi sto facendo filmati mentali sui ragazzi che Nichole frequenterà da grande?! È ancora presto per pensarci, è una bambina di sei anni! Io e le mie paranoie, potrei scriverci un libro...
Arrivo a casa di quel Jamie, e mi affretto a suonare il campanello, sperando con tutto il mio cuore, che non venga ad aprirmi proprio lui, protagonista del mio malumore. O almeno in parte, è dovuto a lui.
La porta si apre, ma non vedo nessuno, fino a quando non abbasso lo sguardo, ritrovandomi gli occhi cristallini di Nichole puntati su di me.
Alla sua visione, la mia espressione si addolcisce e mi abbasso alla sua altezza, aprendo le braccia. Lei, di tutta risposta, ci si getta letteralmente, facendomi finire seduto a terra.
Io: "Hey tesoro, fai piano, hai quasi rischiato di farmi cadere!"
Esclamo sorridendo, facendole un finto rimprovero.
Nichole: "Fratelloneee, sei venuto a prendermi?"
Io: "Sì, piccola. Hai preparato tutto?"
Nichole: "Tutto quanto, Harry. Aspettavo proprio che mi venisse a prendere uno di voi, visto che qualcuno mi ha fatto arrabbiare."
Dice marcando la parola "qualcuno", e lanciando un'occhiataccia al bambino cazzuto, seduto sul divano, intento a guardare la televisione.
Io: "Perché, piccolina? Cosa è successo?"
Nichole: "Perché Jamie è cattivo, e mi ha fatto arrabbiare."
Mi spiega la piccola, assumendo un broncio infantile che mi fa sorridere. Tento di mascherare il mio sollievo nel sapere che hanno litigato, altrimenti mi farebbero domande inopportune, a cui sarei costretto a rispondere.
Io: "Oh, mi dispiace Nichole.. farete pace un'altra volta, perché ora dobbiamo andare. D'accordo?"
Nichole: "Va bene.. ma Harry, ho lasciato la mia bambola in giardino."
Io: "Vai, ti aspetto qui."
Jamie: "Nicky, ti accompagno?"
Domanda quella testa di cazzo, facendomi fare un' espressione imbronciata. Beh, sicuramente mia sorella dirà di no, quando si arrabbia è cocciuta come un mulo.
Nichole: "Va bene, dopotutto abbiamo litigato per una cosa stupida."
Ma...
Così, i due, corrono in giardino a prendere la bambola, o almeno è quello che credo.
Improvvisamente, una donna di circa trent'anni s'impala davanti a me, sorridendomi cortesemente.
Io: "Ehm.. salve?"
Domando a disagio, è inquietante il suo sorriso.
X: "Oh, mi perdoni, mi sono scordata le buone maniere. Io sono Rachel Evans, madre del mio piccolo Jamie."
Io: "Piacere, io sono il fratello maggiore di Nichole, Harry Parkinson."
Rachel: "Sì, la piccola mi ha parlato molto di lei. Di lei, degli altri quattro fratelli, e delle sue sorelle."
Io: "Beh, posso notare che quasi quasi è più informata di me."
Affermo ridacchiando, provocando un leggero rossore sulle sue guance.
Rachel: "Credo che i bambini ne avranno per un bel po', in giardino. Sicuramente avranno iniziato a giocare a qualcosa, come loro solito. Sono veramente molto uniti, e anche carini."
Annuisco di tanto in tanto, tentando di cambiare argomento.
Le faccio qualche domanda su di lei, provando a non essere troppo invadente. Dopotutto, anche il sottoscritto odia le persone di questo genere.
Continuiamo a parlare amabilmente, quando la mia sorellina fa irruzione nella stanza, con il fiatone.
Nichole: "Harry, Harry! Volevamo giocare a calcio, e io ho detto va bene, solo che prima ho pensato di avvisarti, così non ti arrabbi."
Mi spiega velocemente, facendomi comparire un sorriso dolce. Forse Nichole è colei che mi fa sorridere di più, in tutto l'anno.
Io: "Come poterti dire di no? Su, vai tesoro. Ma appena hai finito vieni, che ce ne andiamo. Okay, amore?"
Domando accarezzandole la guancia con la mano.
Nichole: "Sì, Harry. Grazie grazie grazie, ti voglio tanto bene."
E detto ciò, se ne scappa in cortile.
Io: "È una ruffiana senza pari, riesce sempre a convincermi."
Rachel: "Oh, Jamie si comporta ugualmente, ma non è tanto dolce come la sua sorellina."
Nichole p.o.v.
Dopo il consenso da parte del mio fratellone Harry, torno di corsa dal mio migliore amico.
Io: "Hey, Jamie! Harry ha detto di sì, quindi sbrighiamoci!"
Jamie: "Okay, va bene. Ma.. Nichole?"
Io: "Cosa c'è?"
Domando, corrugando la fronte.
Jamie: "Ma noi non dovremmo essere arrabbiati perché abbiamo litigato?"
Io: "Beh.. no, abbiamo fatto pace."
Spiego, facendo una finta voce da presuntuosa, che lo fa sbellicare dalle risate.
Io: "Comunque, dicevo: anche se bisticciamo sempre, non potrei mai essere arrabbiata con te a lungo, sei il mio migliore amico."
Jamie: "Vale lo stesso per me, Nichole. Ora giochiamo a calcio?"
Io: "Va bene."
(10 minuti dopo)
È da tanto tempo che giochiamo, e Jamie mi ha sempre fatto fare il portiere. Ora, però, sono stanca, e voglio provare a calciare io la palla.
Io: "Jamie?"
Lo richiamo ad alta voce, visto che si trova dalla parte opposta del giardino, non molto grande.
Jamie: "Nichole?"
Domanda a sua volta, facendomi sbuffare e alzare gli occhi al cielo.
Io: "Posso calciare la palla per una volta? Tu lo fai sempre, e a me non va più di fare il portiere."
Jamie: "Uffa, va bene. Ma devi stare attenta, altrimenti la mia mamma si arrabbia, se rompiamo qualcosa."
Io: "Tranquillo, non succederà nulla."
E tutti sanno che non bisogna mai pronunciare una frase del genere, perché, in quel momento, tutta la sfortuna ricadrà su chi l'avrà detto.
Questa volta, infatti, ha colpito me.
Respiro profondamente, per poi prendere la rincorsa e sferrare un forte calcio alla palla, che però non va dalla parte di Jamie.
Il pallone da calcio colpisce la porta-finestra che si utilizza per passare dal giardino all'interno della casa, e viceversa.
Harry: "Nichole!"
Rachel: "Jamie!"
Harry: "Venite qui, immediatamente!"
Sbianco di colpo, abbassando lo sguardo. Adesso Harry si arrabbierà con me e non mi vorrà più bene, perché sono una bimba cattiva.
Io: "Oh, no. Jamie.. ho.. ho p-paura di mio fratello. Lui sa essere molto ca-cattivo con me, quando combino qualcosa di sbagliato..."
Jamie: "Hey, non aver paura. Ci penso io a difenderti."
Jamie è piccolo, ma è talmente dolce, per un bambino della sua età. Per quanto abbia paura, però, devo assumermi le mie responsabilità e dire la verità.
Io: "No Jamie, sono stata io e dovrò dirlo a Harry e tua madre, tu non c'entri assolutamente niente, e non ho intenzione di metterti nei guai."
Jamie sbuffa, per poi afferrarmi la mano e dirigersi in salone, con me dietro, che lo utilizzo come un piccolo scudo, anche se so che non servirà a molto.
Appena vedo la faccia arrabbiata di Harry, inizio a tremare e ad avere paura. Quando fa quello sguardo, significa che mi punirà molto severamente, ma io non voglio essere sculacciata.
Harry incrocia le braccia al petto, e racchiude gli occhi a due fessure. Quello sguardo emette i brividi, lo pensiamo tutte: io, Brook e Quinn; persino Jamie, al mio fianco.
Harry: "Allora, chi tra voi due ha rotto il vetro della porta-finestra?"
Domanda mio fratello, con una voce che mi fa contorcere.
Oh, ma al diavolo i buoni propositi!
Io: "È..é stato J-jamie."
Jamie: "Ecco.. mi dispiace mamma, Harry. Sono stato io, non l'ho fatto apposta. Nichole mi ha detto di fare piano, ma non l'ho ascoltata."
Dice lui, abbassando lo sguardo. Perché si sta prendendo la colpa, se sono stata io? Non è giusto. Sto per replicare, ma il mio migliore amico mi stringe il polso, facendomi intendere di non dover dire niente. E alla fine, mi arrendo. Anche se, sono convinta, non l'avrei mai detto, è una cosa ovvia.
Harry: "È la verità, Nichole?"
Domanda Harry, fissandomi duramente.
Io: "Ehm, i-io..."
Jamie: "Sono stato io, non fate altre domande. Lei si sente solo in colpa per me, ma non c'entra niente."
Io: "Sì, è stato lui. Gli ho detto di fare attenzione, ma-ma non mi ha ascoltato."
Rachel: "Jamie! Ti salva solamente il fatto d'essere stato onesto e di non aver scaricato la colpa su Nichole. Ti ho detto un milione di volte di non andare a giocare a calcio, in giardino. E hai anche rotto la porta-finestra, mi toccherà aggiustarla, e sai quanto costa? Jamie, sei in castigo per una settimana, fila immediatamente in camera tua!"
Jamie: "Sì, mamma."
Il mio migliore amico tiene la testa bassa, annuendo. Successivamente, mi lascia il polso e si reca nella sua stanza, al piano superiore. Mi sento terribilmente in colpa, ma ho paura della reazione di Harry.
Quest'ultimo, mi osserva dubbiosamente, per poi limitarsi a salutare la madre di Jamie, e afferrarmi la mano, uscendo dalla loro casa.
In macchina nessuno parla, io sono divorata dai sensi di colpa. Sono stata una bugiarda, non ho detto nulla, e ora Jamie è in punizione senza aver fatto un fico secco.
Harry p.o.v.
Il tragitto in macchina è stato silenzioso, persino troppo, conoscendo mia sorella minore. Forse è scossa dal fatto del suo amichetto, che è stato messo in punizione. Si sente in colpa, ma per quale motivo? Lei non ha fatto nulla di male, dovrebbe stare tranquilla.
Dispiacersi sì, ma non fino a questo punto. Le parlerò più tardi, se se la sente.
Entriamo in casa, e la mia attenzione ricade immediatamente su Quinn, poverina. Non le ho detto nulla, per colpa di quella cretina di Taylor. Gli altri cinque mi osservano con sguardo assassino, facendomi intimidire.
Io: "Okay, credo di dover delle scuse a qualcuno."
Affermo con tono pacato, facendo fare loro un' espressione confusa.
Louis: "Ma no! Harry, tu dovevi dire 'Io non chiederò scusa a nessuno', e allora io avrei preso un paio di forbici, e ti avrei minacciato, dicendo 'Chiedi scusa alla nostra sorellina, altrimenti puoi dire addio a quei ricci meravigliosi che ti ritrovi!'"
Niall: "Giusto, perché hai risposto diversamente dal solito?"
Io: "Ragazzi, cos'avete contro me e i miei ricci?"
Mormoro, passandomi una mano sulla faccia, incredulo. Se ne inventano una nuova, ogni giorno. Che rompipalle, comunque.
Mi avvicino a Quinn lentamente, per poi abbracciarla.
Io: "Hey Quinn, mi dispiace tanto, però pensavo solo a quello che avrebbe detto Taylor. Ma non m'importa più di tanto, piuttosto tu. Come ti senti? Ti fa tanto male il sedere?"
Quinn: "Sto bene, Harry. Il bruciore è passato, anche se di poco."
Io: "Se vuoi puoi farti mettere la pomata da Zayn, io ora sono impegnato. Il mio capo mi ha affidato un caso imperdibile, e devo assolutamente preparare i documenti e le carte per l'udienza di domani. Okay?"
Quinn: "Okay, ti voglio bene Harry."
Io: "Te ne voglio anche io, Quinn."
Dopo esserci staccati, afferro il mio cellulare ed entro nella mia stanza, sedendomi sulla mia scrivania, davanti al portatile.
Durante il lavoro, tra scartoffie varie, mi viene in mente Nichole. Appena entrata in casa, non ha salutato nessuno, ed è corsa nella sua stanza, sotto lo sguardo stupito di tutti.
Non so proprio cosa le sia preso, è strana.
Nichole p.o.v.
Forse mi sono comportata male con i miei fratelli, non li ho nemmeno degnati di uno sguardo, che sono corsa immediatamente nella mia stanza.
Non so quanto tempo sia passato, ma l'ho trascorso distesa sul letto, a deprimermi per il senso di colpa. Poi, però, mi sono resa conto che non potevo continuare così.
Mi dirigo verso la stanza di Harry, prendendo un respiro profondo, prima di bussare delicatamente alla sua porta, nonostante sapessi ciò che sarebbe successo di lì a poco. Ma lo sto facendo per Jamie, è per una buona causa.
Quando sento mio fratello pronunciare un 'avanti', apro la porta con cautela, l'unica barriera che mi difendeva da Harry.
Resto lì, impalata, fino a quando Harry non smette di digitare sulla sua tastiera e si volta verso di me, sorridendomi.
Harry: "Piccolina, che cosa ti serve?"
Io: "E-ecco.. dovrei pa-parlarti."
Harry: "Dimmi, ti ascolto."
Inspiro profondamente, per darmi coraggio.
Io: "Harry.. v-volevo dirti la-la v-verità su Jamie."
Harry: "Su Jamie? Non devi minimamente preoccuparti per lui, tesoro. Ha solamente ricevuto la punizione che si meritava."
Afferma lui, convinto, accarezzandomi la testa.
Io: "No, Harry. Non è stato lui. Mentre stavamo giocando a calcio, gli ho chiesto se avrei potuto fare io il calciatore, e lui il portiere. Jamie ha acconsentito, ma mi ha raccomandato di fare piano e attenzione, ma io non gli ho dato ascolto, e ho calciato il più forte possibile. La palla, però, invece di prendere la direzione in cui si trovava Jamie, è andata verso la porta-finestra, frantumandola in mille pezzi. Ti giuro Harry, non l'ho fatto apposta, ma quando hai chiesto chi era stato, mi sono sentita una morsa allo stomaco, ed ero bloccata dalla paura. Lui si è preso la colpa per difendermi, ma non c'entra assolutamente nulla."
Sparo tutto d'un fiato, a raffica, tenendo lo sguardo sul pavimento.
Quando lo alzo, lui mi guarda con un' espressione confusa e alterata, allo stesso tempo.
Io: "Harry, non l'ho fatto apposta, è stato un inconvenevole! Potresti chiamare sua madre, e dirle la verità? Ti prego."
Mio fratello incrocia le braccia al petto, per poi appoggiarsi allo schienale della sedia.
Harry: "Lo farò, Nichole. Ma ho altro a cui pensare, e credo tu sappia cosa. Come hai potuto lasciare che il tuo amico si prendesse la colpa? Quel bambino non mi sta particolarmente simpatico, ma non significa che debba essere punito ingiustamente."
Io: "Harry.. so che devo essere sculacciata, e puoi farlo. Me lo merito, ma devi solo sapere che non avrei mai voluto, credimi."
Dico, iniziando a piangere silenziosamente, mentre lui mi lancia diverse occhiate indecifrabili.
Harry p.o.v.
La guardo, e mi fa tenerezza. Devo resistere dall'abbracciarla stretta a me, e consolarla.
È palese il fatto che non l'abbia fatto apposta, ma deve essere punita ugualmente. Così da non ripetere più lo stesso errore, quindi continuo a parlare severamente.
Io: "È ovvio che te la meriti. Quindi, ora, senza fare storie, ti metti sulle mie ginocchia e subisci  la tua punizione in silenzio, com'è giusto che sia. Chiaro?"
Nichole annuisce, per poi tirare su con il naso, e avvicinarsi cautamente a me.
Senza troppe storie, la prendo per un braccio e la stendo sulle mie ginocchia, mentre lei continua a piangere. Le abbasso mutandine e pantaloni. È veramente tenera, e mi dispiace farle questo, ma non posso farne a meno.
Scuoto la testa, da lei non mi sarei mai aspettato una cosa del genere.
Mi alzo le maniche della camicia, per poi iniziare a "scaldare" il suo sedere.
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Io: "Davvero Nichole, da te non me lo sarei nemmeno immaginato, come hai potuto non dire la verità all'istante? So che è stato un incidente, e che non l'hai fatto di proposito, ma avresti dovuto dire il vero."
Mia sorella non risponde, si limita solamente a piangere e dimenarsi a causa dei forti colpi, che la fanno sobbalzare.
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Io: "Sei stata una bugiarda, te ne rendi conto?"
Nichole: "Sì Harry, e non sai quanto mi dispiace."
Afferma lei, in preda ai singhiozzi. Sospiro, scuotendo la testa. Non sono molto arrabbiato, piuttosto deluso dal suo comportamento.
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Nichole continua a piangere e singhiozzare sempre più forte, e non posso fare a meno di sentirmi in colpa, nonostante se lo meriti.
Io: "Nichole, non è in questo modo che ti ho educato. Ovviamente chiederai scusa a Jamie e a sua madre, che lo ha creduto un bugiardo. Ma indovina chi era, invece, la colpevole?"
Domando ironico. So che sono uno stronzo, ma anche l'umiliazione fa parte del castigo.
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Io: "Come hai potuto dare interamente la colpa a lui, eh? L'hai fatto per dispetto?!"
Domando, alterandomi un poco.
Non risponde, il che mi fa sbuffare sonoramente.
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Io: "Quando ti parlo, devi rispondere. Capito?"
Le chiedo, assestandole un forte sculaccione al centro del sedere.
Nichole: "S-sì, c-capito Harry."
Balbetta lei, in preda ai singhiozzi.
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Io: "Nichole, ti vergogni di ciò che hai fatto?"
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Nichole: "Sì, m-mi d-dispiace t-tantissimo. N-non succederà p-più!"
Esclama mia sorella, piangendo disperatamente.
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La colpisco fortissimo, facendola sussultare per il dolore, e credo anche per la sorpresa. Poche volte sono stato così severo con lei, ma stavolta se lo merita proprio.
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Stranamente, Nichole non obbietta nulla, continua solamente a piangere, singhiozzare e ad urlare, facendomi stringere lo stomaco.
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È la prima volta che mia sorella si comporta così, senza ribellarsi.
Forse ha capito veramente ciò che ha combinato... di tanto in tanto si sentono solamente i suoi lamenti, sotto voce.
Credo che gliene darò un'altra cinquantina con la spazzola, e poi avremo finito.
Io: "Ora, Nichole, vai a prendere la spazzola."
A quelle parole, la vedo sgranare gli occhi, e tenta di girarsi verso di me.
Nichole: "No, Harry... p-per favore, n-non resisto p-più!"
Esclama Nichole, balbettando a causa dei suoi singhiozzi disperati, che crescono sempre di più.
Io: "Nichole, obbedisci, se non vuoi ricevere un'altra sessione con la mano. E poi userò la spazzola, ti avverto."
Nichole: "Harry, Harry n-no! Non r-resisto p-più, n-non mi sento più i-il sedere, fa m-male, tanto m-maleeee!!"
Do un'occhiata al suo sederino, di un rosso acceso. Okay, forse con la spazzola non ne ha bisogno, credo proprio che abbia imparato la lezione.
Io: "Va bene, Nichole. Niente spazzola, ma te ne stai una decina di minuti in castigo, nell'angolo. Capito?"
Nichole annuisce, senza rispondere. Le sfilo totalmente i pantaloni e le mutandine, per poi metterla giù.
Io: "Adesso te ne vai nell'angolino, e mi aspetti. Io torno subito, ma tu non toccarti il sedere, d'accordo?"
Nichole: "Sì, H-harry."
Afferma, per poi recarsi in castigo, verso l'angolo. La sento tirare su con il naso, ma non mi preoccupo un granché.
Esco dalla mia stanza, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi dirigo verso il bagno a passo rapido, ho bisogno di quella pomata.
Il sedere di mia sorella non è affatto in buone condizioni, e solamente quella farà passare per un po' il bruciore.
Dopo un tempo indefinito, riesco finalmente a scovare la pomata.
Okay, ho messo sotto sopra il bagno, ma almeno l'ho trovata! Mi reco nella mia camera, chiudendomi la porta alle spalle.
Nichole continua a piangere e singhiozzare disperatamente, facendomi sentire un emerito coglione. Mi avvicino, e mi abbasso alla sua altezza. La faccio girare, e la abbraccio, da lei ricambiato.
Nichole: "S-scusami, s-sono una d-delusione, e-e anche u-una bimba cattiva."
Dice lei tra le lacrime, abbassando lo sguardo.
Che io abbia esagerato a punirla? Credo proprio di sì.
Io: "Shh amore, è finito tutto, è passato. Non sei una bimba cattiva, eri solamente spaventata, ti capisco. E non sei una delusione, anzi. Sei la sorellina migliore al mondo, tesoro mio."
Affermo, facendo comparire un piccolo sorriso sul suo volto, facendomi sorridere dolcemente.
Nichole: "H-harry?"
Domanda titubante.
Io: "Sì, tesoro?"
Nichole: "Mi-mi fa male."
Dice, evidentemente riferendosi al suo sederino, di un rosso acceso.
Io: "Oh, giusto. Tranquilla, adesso facciamo passare tutto, mh?"
Affermo, per poi stenderla sulle mie ginocchia, dopo essermi seduto sul letto.
Apro la crema, e inizio a spalmargliela in grande quantità, sentendo i suoi sospiri di sollievo.
Dopo aver fatto, le rimetto pantaloni e mutandine con cautela, e successivamente la metto seduta sulle mie ginocchia, abbracciandola nuovamente.
La tengo stretta a me fino a quando non sento il suo respiro appesantirsi. Si è addormentata la mia piccola, ma quanto la posso adorare?!


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Hey gente, ecco a voi il capitolo sedici.
Grazie mille per le 8mila visualizzazioni, io vi amo. Siete tutta la mia vita. Sono contenta che questa FanFiction vi piaccia, ne sono entusiasta. Buona lettura, e mi raccomando: non scordatevi di votare e commentare, come al solito. Grazie mille in anticipo.
Byeeeeeee,
Sabrinapolselli🍀🕊

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