IV

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Novembre 2017

L'aria pungente di novembre era così piacevole per il ragazzo che amava sentire il freddo a contatto con la propria pelle: lo rendeva tranquillo.
Gli era sempre piaciuto il freddo e per questo i mesi invernali erano i suoi preferiti.
Quando gli capitava di avere degli incarichi, o semplicemente quando aveva voglia di osservare gli umani, per puro divertimento, preferiva farlo quando nevicava o, per l'appunto, vi era un clima gelido.
Ovviamente aveva anche sperimentato cosa fosse il caldo dei mesi estivi, a causa di qualche problema da risolvere per i "piani alti", ma preferiva di gran lunga il freddo, senza alcun dubbio.

Taehyung si trovava a camminare per una delle strade più affollate della città: le luci colorate e il rumore assordante dei veicoli lasciavano poco spazio alla quiete che Taehyung avrebbe tanto voluto avere al suo fianco, quella mattina.
Lui era un ragazzo abbastanza calmo: amava stare in silenzio ad osservare quello che lo circondava.
Per questo, la calma e la quiete, erano le cose che egli apprezzava.

Erano passate poche settimane da quando aveva ricevuto l'incarico di uccidere un umano:
Park Jimin, nato nell'ottobre del '95 in quella città che ora si trovava ad ammirare svogliatamente.

Passeggiava spensierato, pregustandosi il momento in cui l'incidente sarebbe avvenuto e sorridendo già in maniera impercettibile al suo imminente successo.
"Sarà esilarante".



Era una fredda mattinata di novembre e oggi Jimin avrebbe dovuto affrontare una giornata impegnativa a lavoro poiché gli aspettava il turno di mattina: la peggior cosa in assoluto.

La sveglia, imperterrita, continuava a suonare senza che nessuno la fermasse.
Jimin si sveglió e, ancora intontito dal sonno, cercó di mettere a fuoco l'ambiente circostante: trovó subito la sveglia del suo telefono, che ancora suonava, e cercó di fermarla cadendo però rovinosamente a terra.
Ancora nel mondo dei sogni, si massaggiò lievemente le tempie e con tutta la sua buona volontà riuscì a mettersi in piedi, spegnendo finalmente la sveglia del suo amato cellulare.
Con passo lento, andò a farsi una veloce doccia e cercó in tutti i modi di far presto poiché era in ritardo, come suo solito.
Una volta vestito e preparato si affrettò a prendere le chiavi di casa e il cellulare per poi correre per andare a lavoro.

«Oggi sarà una giornata stupenda...» mormorò sotto voce sarcasticamente e con un rapido scatto chiuse la porta di casa iniziando a correre.

Mancava poco.
Stava correndo come un pazzo, ma mancava poco: avrebbe dovuto prendere solo un autobus e sarebbe arrivato subito.

"Devo solo prendere quell'autobus che ora sta andando vi- Ma dai!"

Jimin spalancò gli occhi e, con la bocca semiaperta, a causa dello stupore nel vedere il suo mezzo di trasporto andare via, si ripeteva che no: non poteva essere così sfortunato.
Si maledisse per essere in ritardo, ancora una volta nella sua vita.
Così si affrettò ad attraversare la strada, con il semaforo verde per i pedoni, ma il corvino purtroppo non si era accorto che una macchina, da lí a poco, l'avrebbe investito in pieno.



Con una mano Taehyung si comprí le labbra per nascondere il sorriso malato e divertito che gli era nato sulle labbra.
Tutto stava andando secondo i suoi piani.
Avere il controllo della mente degli umani era una cosa esilarante.
Poteva persino usare i suoi poteri a distanza: far avere quel -quasi- incidente gli sarebbe servito solo per avvicinarsi alla sua vittima.
Taehyung non si divertiva a far del male alle persone, non fisicamente almeno, ma infondo non era un demone cattivo...
Al contrario dei suoi simili che, al sol pensiero di poter procurare dolore, si divertivano da pazzi senza pensare alle conseguenze.




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