XXVII

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La porta del piccolo e spoglio appartamento venne sbattuta in malo modo, violentemente, mentre il rumore assordante fece sussultare il moro.
Fermo.

Jimin non si muoveva, troppo spaventato di poter emettere qualsiasi tipo di suono.
Il ticchettio del vecchio orologio, lento, contava lo scorrere del tempo che sembrava come fermatosi.
Fermo.

Dall'ampia finestra si vedeva il nulla.
Come se fosse una rappresentazione grafica di quello che la mente di Jimin conteneva.
Nulla.
Fermo.

Il ragazzo solo, al centro della stanza, chinò la testa in avanti e chiuse gli occhi, cercando in questo modo di calmarsi.
Il cuore che veloce galoppava, le mani che inquiete tremavano, il suo corpo scosso da piccoli brividi.
Ancora.

Non era mai stato un ragazzo forte, ma per Taehyung lo sarebbe diventato.
Era questo che pensava, no?
Quindi perché non ci riusciva?
Sembrava che il peso che Taehyung portasse fosse davvero troppo pesante per lui.

«Io...Taehyung, fatti aiutare per favore» mormorò sottovoce, senza un destinatario particolare. Oramai il parlare da solo era diventata una valvola di sfogo.
Sorrise lievemente.
"Sto impazzendo"

La luce fioca della luna che prima illuminava il giovane -o forse cercava di poter essere in qualche modo di conforto per lui- scomparve.
Le nuvole ingorde l'avevano divorata.
Tutto era nero, scuro e...Fermo.
Pareva come se tutto fosse immobile, impassible.
In cuor suo, Jimin voleva che fosse stato davvero così.
Fermare il tempo, riavvolgere il nastro e ricominciare. Riavvolgere e ricominciare.
Correggere gli errori.
Correggere tutto.
Lo desiderava davvero tanto Jimin.

Il giovane massaggiò le tempie stancamente, in modo circolare.
"Taehyung, non puoi affrontare tutto da solo..."
Jimin semplicemente voleva aiutarlo e stare al suo fianco, lo avrebbe sostenuto e appoggiato. Ma questo sarebbe accaduto solo, e se, Taehyung l'avrebbe permesso.

Sapeva che le sue parole lo avevano ferito e per questo ora si sentiva in colpa, ma la sua risposta era stata solo di conseguenza. Non lo pensava davvero. Non era mai stata sua intenzione dirlo. Era stata solo una valanga di bugie.



"Che stupido che sono. Devo cercarlo"
Si scompigliò i morbidi e neri capelli  con una mano, in modo disordinato.
Era un vizio quello di toccarsi i capelli: quei ciuffi che gli scendevano vicino all'occhio sinistro, coprendogli parte della fronte.
Chinò il capo e si asciugò gli occhi umidicci.

«Taehyung non pensa davvero quelle cose...I-Io ne sono sicuro. Che casino»
Cercando di trovare motivazioni plausibili, si alzò e, dopo essersi pulito i pantaloni con piccoli e leggeri colpi, uscí provando a rincorrere il demone.




Il cielo grigio di quel pomeriggio si era trasformato: al suo posto un telo nero oscurava tutto.
La luna era nascosta dietro piccole nuvole cariche di tristezza che, da lì a poco, avrebbero iniziato a piangere sicuramente.
Di stelle neanche l'ombra.
Tutto era buio.
Tutto era nulla.
Tutto era fermo.


"Dove si sarà cacciato..."
Il respiro irregolare di Jimin faceva da sottofondo mentre i suoi occhi sguazzavano da una parte all'altra della strada trafficata.
Jimin correva, correva in mezzo a tante persone che non gli prestavano attenzione.
Correva, cercando di schivare tutte quelle facce indefinite.
Correva, cercando in mezzo a loro lui.
La pioggia imperterrita continuava a cadere:
piccole schegge d'acqua colpivano il viso del ragazzo che cercava di non pensarci più di tanto, provando solo un leggero fastidio.
Man mano che continava la sua folle ricerca, la pioggia si fece più violenta.
I leggeri singhiozzi delle nuvole erano diventati un vero è proprio pianto disperato accompagnato da lampi celesti che nascevano timidi e disordinati nel cielo mentre i tuoni rimbombavano, rendendo tutto più oscuro.

BECAUSE OF YOU - VMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora