Jimin lentamente si accasciò alla porta, scivolando sulla fredda e liscia superficie.
Chiuse gli occhi, di nuovo umidi e pronti a lasciar nascere nuove lacrime, mentre la sua mente aveva come protagonista solo lui.
La sua menta era sopraffatta dalla sua presenza.
Ancora una volta.
"Voglio solo scappare da tutto questo"La fredda cittadina accoglieva entusiasta l'aria gelida di gennaio, il mese nuovo dell'anno.
Jimin camminava solo per le strade affollate, fin troppo per i suoi gusti considerando anche l'orario, con sguardo perso e le mani affondate nelle grandi tasche del suo giubbotto nero.
Camminava lento ammirando, di tanto in tanto, le vetrine ma non trovando nulla che attirasse veramente la sua attenzione.
Non riesce a ricordare del perché sia uscito così presto quella mattina...
In realtà è da un po' che non riesce a capire il suo stesso comportamento.Pensa.
Pensa mentre cammina solo, lasciandosi accarezzare dal freddo vento, sperando che quest'ultimo gli dia le risposte che sta cercando così ardentemente.Erano due settimane, o giù di lì, che non sentiva o vedeva il biondo.
Il suo Taehyung. La persona che, anche se ora non voleva ammetterlo, aveva oramai un posto speciale nel suo cuore.La stessa sera, quando era tornato a casa da quel fatidico giorno, non aveva avuto il coraggio di fronteggiare il ragazzo.
Aveva cercato di evitarlo pur sapendo che lui invece lo stava cercando, lo stava aspettando.
Dopo averlo evitato per un paio di giorni, l'aveva incontrato su quella stessa strada che stava percorrendo ora.
Era lí, qualche metro più avanti, che lo guardava con sguardo tenero, ma con occhi diversi...Non felici di vederlo, ma
come timorosi di una qualsiasi mossa da parte sua.
Difatti, quando Jimin gli riservò una gelida occhiata, senza nessuna traccia di amore o felicità nel rivederlo, aveva visto come era nato sul viso del suo
-no, ormai non più- ragazzo un dolce e triste sorriso.
L'unica cosa che aveva fatto Taehyung era stata sussurrare al vento poche parole, sorridendo e chiudendo gli occhi rossi e umidi che, dalla lontana posizione in cui si trovava Jimin, non era riuscito a scorgere.
"Prenditi cura di te".
Jimin l'aveva visto.
Aveva visto come, dopo aver sorriso con il suo dolce e tenero sorriso ampio, si era girato ed era sparito tra la folla. Non lasciando nessuna traccia della sua esistenza.
Quel giorno, Jimin, contrariamente a quello che il suo cuore gli diceva, corse nella direzione opposta a quella del demone.
Scappando da quella figura dal sorriso triste e spento, e scappando così, secondo lui, dai problemi che quest'ultimo gli avrebbe senz'altro causato."Vattene via, vattene via da me...Sono intrappolato in una menzogna che sta solo cercando di inghiottirmi. Non distruggermi"
Jimin camminava ancora a testa bassa, ripensando all'accaduto e non trovando giustiche al suo comportamento, ma non trovando neanche soluzioni alla situazione.
Tutto quello che aveva fatto era stato rifugiarsi sotto quel cielo nuvoloso che gli intimava di andare solo a casa!e restarci per un po'.
Non sapeva da quanto tempo stesse camminando, fatto sta che piccole e lievi lacrime di cielo iniziarono ad accarezzare la sua pelle nivea e scoperta.
Sbuffò istintivamente, alzando il cappuccio della scura giacca e iniziando ad avanzare il passo per non essere colto di sorpresa da un acquazzone.
Il flusso di pensieri del ragazzo venne interrotto da un violento lampo che fece spaventare non poco il moro e, avendo arrestato la sua corsa a causa dello spavento, cercò di rifugiarsi sotto il tetto di un caldo e accogliente bar.
D'improvviso il suo cellulare prese a vibrare, segno che qualcuno lo stava chiamando e, mentre pensava a cosa potesse fare con quel tempaccio, cliccò l'icona verde per rispondere senza però vedere il nome della persona che lo stava cercando, troppo preoccupato dalla situazione nella quale si era cacciato.«Pronto?» rispose con voce roca e ovattata, dato che aveva avvicinato le mani alle labbra per scaldarle a causa della bassa temperatura.
«Chiminie, dove sei? Kookie vuole organizzare una serata tra amici, che ne pensi? È da un po' che non ci vediamo!»
«Hobi-hyung! Per me va benissimo. A che ora e dove?»
«Casa mia, otto e mezza di questa sera. Viene anche il tuo amico biondo? Era simpatico, sembra un ragazzo apposto»
«No...Non credo. Ora devo scappare, a dopo hyung» terminò la chiamata, non prima di aver sentito il saluto del suo amato hyung.
Ripose il telefono nella ormai gelida tasca e, rimproverandosi di non aver portato con se un misero ombrello, iniziò a correre per raggiungere al più presto il suo caldo e accogliente appartamento per poi prepararsi per l'imminente serata.
Sapeva che stava sbagliato, sapeva che stava usando la scusa della "serata con amici" per non pensare più a lui.
Questo lo sapeva bene Jimin, ma non poteva fare altrimenti...
Era troppo spaventato dalle conseguenze, troppo spaventato dai vari finali che le sue scelte avrebbero portato.
Troppo debole.Le piccole e gelide dita stringevano con forza la grande sciarpa color grano che circondava il collo del ragazzo, cercando di non lasciar penetrare il freddo ormai divenuto insopportabile.
Jimin, ancora una volta in quella giornata, si ritrovava a camminare da solo.
«Tra non molto dovrei essere arrivato» pronunció sommessamente a nessuno in particolare.
Di punto in bianco, arrestò il suo passo sorridendo rassegnato e deluso da se.
Si domandò cosa stesse facendo passandosi infine una mano sul viso ormai contornato da un'espressione di puro disgusto verso se stesso.
«Sono davvero un debole» pronunciò flebilmente mentre continuava a pensare a quanto gli mancasse il suo Taehyung.Jimin era fatto così.
Era un ragazzo solare e allegro all'apparenza, ma in realtà non lo era per niente.
Anche con i suoi amici più stretti era così: felice e contento venticinque ore su ventiquattro...Ma non era così.
Non che indossasse una maschera, ovvio, ma semplicemente cercava di non mostrare il fatto di non essere sempre con il sorriso sulle labbra.
Era sempre stato così Jimin.
Fin da bambino.
Preferiva mostrarsi felice piuttosto che provare tristezza.
Preferiva consolare piuttosto che essere consolato.
Preferiva mentire piuttosto che ferire.Che c'è di male a voler mettere la felicità di qualcun altro davanti la tua?
Le persone avevano sempre considerato Jimin troppo buono per questo mondo, troppo innocente e troppo puro...
Ma per Jimin non era affatto così.
Lui si considerava cattivo.
Una persona cattiva. La peggiore.
Lui semplicemente non voleva rimanere solo, non voleva essere escluso, non voleva essere odiato.
Questo è il reale motivo del perché Jimin era così.
Questo era Jimin e a lui, così come agli altri, andava bene così.Ma ora non va più bene...Non ora che ha preferito ferire qualcuno semplicemente perché era troppo spaventato.
Ha preferito allontanare l'unica persona con la quale era stato se stesso, senza doversi preoccupare delle conseguenze.Aveva perso Taehyung.
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BECAUSE OF YOU - VM
Fanfiction«Ti innamoreresti mai di un demone?» È troppo tardi... A causa tua.