VI

2.8K 225 51
                                    

Il freddo sembrava essersi triplicato quella mattina.
Un corpo, ancora assopito, si rigirò nelle calde coperte portandosele fin sopra al capo.
Aveva il naso ghiacciato e rosso e, per di più, non sentiva le dita dei piedi.

Di malavoglia aprí gli occhi e cercó di mettersi seduto: mossa sbagliata.
Gli doleva troppo la testa, si sentiva male e sembrava gli stesse per scoppiare.
Strizzò più volte gli occhi e ne aprí lentamente uno, dando una rapida occhiata in giro, cercando di mettere a fuoco, ma non riconoscendo la stanza come sua.
"Questa non è la mia stanza...Hyung? Perché sono nella stanza di Hobi-hyung? E soprattutto perché mi fa così male la testa?"
Jimin si prese la testa tra le mani e si diede dello stupido da solo: stava ricordando.
Lui non riusciva a reggere molto bene l'alcol...
Le immagini della sera prima le ricordò tutte in un instante, arrossendo per la figura imbarazzante che aveva fatto, e rimproverandosi mentalmente ancora.

La porta fu aperta e la figura di Hoseok si avvicinò al letto.
Jimin, rincuorato di vedere il volto dell'amico, si domandò però perché avesse quell'espressione così...Arrabbiata?

«Park Jimin, mi devi delle spiegazioni» urlò il moro che prese il volto di Jimin pizzicando le sue guance.
Il ragazzo, di tutta risposta, cercò inutilmente di liberarsi dalla presa e si scusò innumerevoli volte sentendo le guance ormai a fuoco.

«Scusami hyung...Ti prego, smettila, mi fai male» si lamentò Jimin massagiandosi le guance, oramai divenute completamente rosse, e dicendo che ora gli doleva troppo la testa per spiegare cosa fosse accaduto la sera prima.
Hoseok si arrabbiò, ma poi capí l'amico e così Jimin gli promise che gli avrebbe raccontato tutto l'indomani.

Hobi uscì dalla stanza dicendo che avrebbe preparato la colazione per il bel addormentato e sorridendo scese al piano inferiore.
Jimin si massaggiò ancora le guance doloranti e si alzò dal letto ma si blocco poiché vide il suo telefono continuare a illuminarsi: segno che gli era arrivato un messaggio.
Lo lesse velocemente e con stupore:

-Tutto bene? Piaciuta la serata?-

Non ebbe neppure il tempo di realizzare che il telefono inizò a suonare: numero sconosciuto.

Jimin sforzò un sorriso, o forse una smorfia, e sbuffando rispose.

«Come stai, angelo?»

La voce del biondo gli arrivò forte e chiara facendogli alzare un sopracciglio, ancora.

«Angelo?»

«Si, è il tuo soprannome. Ti piace...Angelo?»

Fece lui marcando l'ultima parola con troppa enfasi.

«No, smettila»

«Deciso: da oggi ti chiamerò così.
Angelo, angelo, piccolo angel-»

Jimin, senza troppe cerimonie, gli staccò letteralmente il telefono in faccia.
Se ora l'avesse avuto dinanzi l'avrebbe picchiato sicuramente.

Subito gli arrivò un messaggio con scritto:

-Salva il mio numero, angelo-

Jimin non gli diede ascolto e, alzando gli occhi al cielo, andò al bagno dove si sarebbe dato una sistemata prima di scendere a fare colazione con Hobi-hyung e poi, una volta ringraziato, sarebbe tornato finalmente a casa sua.



BECAUSE OF YOU - VMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora