XII

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«Chi non muore si rivede, vero Kim?»

Un ragazzo alto, dai capelli di un gentile castano e dagli occhi del medesimo colore, si era presentato dinanzi a Taehyung.
Quest'ultimo lo guardò con uno sguardo fin troppo serio.

«Cosa ci fai qui?» pronunciò a denti stretti Taehyung.
Dicendo questo, il nuovo arrivato alzò le spalle e si avvicinò al demone rispondendo con un semplice «Sono venuto per controllare la situazione».
Taehyung parve irrigidirsi, ma cercò di non far trapelare nessuna delle sue emozioni e, mettendo ancora una volta la sua maschera, finse un sorriso che sparí subito dopo che il ragazzo finí la sua frase:
«...E non mi sembra che tu stia facendo il tuo dovere, Kim».

Il demone biondo si sentiva in soggezione, abbassò la testa osservando il grigio asfalto.
"Perché non sto facendo quello che mi è stato chiesto? Perché...È ancora vivo?"
Taehyun, puntando lo sguardo sul compagno, parve boccheggiare per un attimo prima di rispondere.
«Sto solo cercando di divertimi, hyung» sorrise fintamente, ancora e ancora.
«Non rischiare, Taehyung» il tono di voce che aveva usato il maggiore era dolce e, quasi, preoccupato...
Tutto ciò fece abbassare la testa a Taehyung, che non osava ora guardalo negli occhi e iniziando a torturarsi le mani rosse per il freddo.

La neve cadeva ancora, coprendo i due.
Si poggiava delicatamente sulle guance, sulle mani, sui capelli di entrambi i demoni, ora in silenzio.

Taehyung fu il primo a spezzare quella quiete.
«Non ti devi preoccupare, so quel che faccio. Ora puoi anche andare via»
Taehyung voleva finire al più presto quella conversazione, non ne poteva più e non aveva avuto chissà quale piacere nel rivedere il compagno.
Fece un veloce movimento con la mano per salutarlo e continuare il suo percorso, almeno fin quando il demone più alto non emise una sentenza che fece paralizzare il minore.
«I piani alti mi hanno dato un incarico: se tu non lo uccidi dovrò farlo io e non sarò gentile»
Taehyung si fermò sul posto.
«Non ti permetterò di toccarlo».
Il ragazzo moro, in un primo momento, parve basito da quella risposta: non se l'aspettava, poi cambiò espressione...Sembrava triste o rassegnata.
«Tae...Cosa ti sta succedendo? Lo sai quello che potrebbe succedere se lui dovesse mai innamorarsi di te».
Il maggiore non era contro Taehyung, voleva solamente aiutarlo.
Gli voleva bene infondo, era sempre stato il suo fratellino in qualche modo, ma nell'ultimo periodo Taehyung aveva come voluto troncare i rapporti con tutti i suoi conoscenti, con tutti i demoni, e questo lui non riusciva a spiegarselo o forse...Non voleva.

La luna veniva nascosta da poche nuvole quella sera, era l'unica ad assistere a quella conversazione.
Il freddo continuava a raggiungere i due, la neve cadeva ancora e il tempo pareva come fermo.

«Non permetterò che accada, stanne fuori».
La maschera di Taehyung ormai era distrutta: piccole crepe nascevano mostrando quello che il biondo voleva nascondere a tutti i costi: le sue emozioni.
Rabbia.
Pura e genuina rabbia.
Ecco, era questo quello che provava in quel momento.

Il maggiore, da quello, capì che doveva intervenire altrimenti...Si sarebbe distrutto da solo.
«Non lascerò che tu ti faccia del male. Lo ucciderò io oggi stess-»
Il demone non riuscì a terminare la frase che un pugno lo colpì in pieno volto, facendolo cadere rovinosamente al suolo.
«Tu non lo toccherai invece, non ti permetterò di farlo».
La figura di Taehyung era scossa da brividi.
I pugni stretti.
Il respiro irregolare.
Il battito accelerato.
La rabbia che mano a mano cresceva, senza un motivo chiaro.
«Tu non lo toccherai neanche con un dito».
Il ragazzo, ancora seduto, si pulí un rivolo di sangue con la giacca di pelle che indossava, per poi sorridere tristemente e lanciarsi sul minore.

In una frazione di secondo, Taehyung, si era ritrovato dolorante al suolo.

»Kim, ti darò un mese di tempo. Goditeli finché puoi, quando sarò tornato voglio che tu ti sia liberato di lui» detto ciò, il demone si leccò il labbro sanguinante e continuò per la sua strada, scomparendo.
Aveva lasciato Taehyung steso al suolo e vi era del sangue dappertutto.
Il biondo cercò di alzarsi con la poca forza rimastagli ma sembrava inutile.
La vista gli si era appannata, le labbra secche e piene di tagli che continuavano a sanguinare, aveva un occhio messo alquanto male e il suo viso era ricoperto da tagli e ematomi di ogni dimensione.
Senza accorgersene si era messo in piedi, camminava zoppicando e appoggiandosi ai vari oggetti che si trovavano sul suo cammino.

Senza accorgersene si era messo in piedi, camminava zoppicando e appoggiandosi ai vari oggetti che si trovavano sul suo cammino

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