XX

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"Perché non risponde?!
Dove si sarà cacciato quel ragazzo?"

Taehyung, preoccupatissimo, provò a richiamare il numero del sul ragazzo, ma anche stavolta la chiamata venne trasferita alla segreteria telefonica.
Di Jimin nessuna traccia ancora.

«Sarebbe dovuto tornare verso le nove...Eppure sono quasi le undici» mormorò tra se e se il biondo.
Forse si stava preoccupando per niente, o forse...
Non riusciva a non pensare ad un possibile attacco da parte del suo hyung, non riusciva a ragionare lucidamente.
Non poteva aspettare ancora.
«Non vorrei che...» e non concludendo la frase, decise che avrebbe cercato Jimin.
Era passato troppo tempo e per di più il moro non l'aveva ancora chiamato.
«Speriamo mi stia preoccupando per niente» e si accinse verso la sua nera auto.







La luce flebile della luna illuminò il viso, già martoriato, del ragazzo dai capelli corvini che si trovava legato in una stanza.
Una stanza buia e con solo una finestra piccola in alto, nella parte destra della stanza.
L'ambiente era cupo, isolato e non vi erano vie di uscita.
Sembrava un garage? Forse.
Numerose scatole di legno fragili erano sparse a mo' di decorazioni.
Una voce: questo era l'unico suono che risuonava all'interno delle pareti.

«Perché è così legato a te? Perché? Cosa hai di speciale?»
Un pugno. Un altro. Un altro ancora.
Jimin era legato ad una sedia di legno: braccia incrociate dietro la schiena e gli arti inferiori legati alle gambe della sedia.
La testa china e gli occhi, coperti dalla lunga frangia, erano rivolti verso il suolo sudicio e scuro.
Un rivolo di sangue uscì dalla sua bocca per poi sporcare la felpa candida.
Vari ematomi e graffi coprivano il volto del ragazzo, quasi senza un senso logico preciso...Con il solo scopo di procurargli dolore.

«Park Jimin, mi dispiace tanto doverti uccidere, ma purtroppo lui sta infrangendo troppe regole...Sebbene sia nella sua natura» riflettè il demone, terminando il piccolo discorso picchiettando il suo indice sul mento, come se stesse pensando.
«E comunque...Considerati fortunato: saresti dovuto morire molto prima« continuò poi girando intorno alla sedia del mal capitato.
Jimin fece una faccia confusa, per quanto potesse...Dato i diversi lividi che gli dolevano.
«C-Che intendi dire?» chiese il moro tossendo subito dopo e sputando sangue.
Un dolore alla bocca dello stomaco gli mozzò il fiato.
Sul viso del demone nacque una faccia sorpresa.
«Cosa? Dici sul serio? Non ti ha detto nulla? Ah...Non dirmelo, ti prego» il demone si bloccò, tappandosi la bocca e scoppiando poi un una risata sguaiata.
«Non ti ha detto niente...Scommetto anche che pensi che lui sia umano» continuò ridendo ormai senza controllo, in modo quasi malato.
«Questo si che è divertente» finí poi asciugandosi le finte lacrime.
Jimin a quel punto spalancò gli occhi e, senza dire nulla, chinò il capo ricordando di punto in bianco tutti gli strani avvenimenti che erano capitati in presenza di Taehyung.
Le piume.
I vuoti di memoria.
Il fatto che sapesse in anticipo dove vivesse o lavorasse.
Il loro incontro.

Jimin sorrise.
Un sorriso triste che nacque quando gli venne in mente un altro piccolo particolare:
La domanda di quella notte.
"Ti innamoreresti mai di un demone?"

Piccole gocce cristalline scesero lungo le sue guance e a contatto con i tagli aperti non fecero che bruciare la pelle del ragazzo.
Il demone, al vederlo piangere, si chinò per poter essere alla sua altezza.
«Sai, dovrei ucciderti ora. Scusami per i colpi, ma sai come siamo noi...Vogliamo divertirci un po'» rise piano.
«Amiamo il caos e la disperazione, anzi ce ne nutriamo, ma non preoccuparti: finirà tutto ora» terminò poi sorridendo in maniera affettuosa, accarezzandogli i capelli e arruffandogli.

Il demone alzò il braccio sinistro pronto a prendere il cuore del ragazzo, pronto a bloccarglielo per sempre e finire così finalmente il suo lavoro. Stava per chiudere la mano a pugno, così da fermare definitivamente il cuore del povero umano.
Sorrise.
Era tutto finito.


















Quando improvvisamente, un pugno da destra, lo colse così impreparato da fargli perdere l'equilibrio e farlo cadere malamente su un cumulo di scatole di legno.
Riaprí gli occhi ritrovandosi il suo "fratellino" dinanzi.
Non ebbe neanche il tempo di realizzare il tutto che il biondo si scagliò in avanti colpendolo ripetitivamente al viso e all'addome.
Così come aveva fatto lui con quel ragazzo umano.

Con un balzo, Taehyung si allontanò dalla figura oramai sanguinante che aveva già iniziando ad alzarsi.
«Sei in ritardo, Kim. Che c'è? Non ti aspettavi che avrei agito così presto? O magari mi stavi già cercando per conto tuo?»
Taehyung parve arrabbiarsi ancora di più al sol sentire la voce del suo "hyung", la sua voce fastidiosa dal tono sarcastco.
«Sai, ci stavamo divertendo molto. Non dovresti arrabbiarti se non volevamo giocare anche con te» disse mentre si alzava dal mucchio di scatole e, pulendosi i pantaloni da polvere inesistente, si rimise in piedi camminando in direzione del biondo.
«Vuoi giocare no? Allora giochiamo» e dicendo ciò, senza mai distogliere lo sguardo da quello di Taehyung, fece uscire le sue grandi ali nere.
Ali di demone.
Taehyung parve sorpreso in un primo momento, ma subito si riprese e aspettò in silenzio la sua mossa.

Senza preavviso, con un salto in avanti, il demone moro afferrò il collo niveo del suo simile e, con un movimento fluido e senza troppi problemi, alzò in aria Taehyung che cercava disperatamente di non farsi rompete il collo.
Taehyung, con le mani libere, cercò di aggrapparsi alle braccia del moro e velocemente con il palmi delle mani rilasciò una scarica elettrica che purtroppo colpí entrambi.

Non riusciva bene a controllare i poteri poiché già parte del suo potere era impegnata a controllare le sue ali e i suoi occhi.
Difatti, la caratteristica di ogni demone, era il colore gli occhi: verdi con sfumature giallastre.
Un demone che nasconde le sue ali - e talvolta anche gli occhi- è molto più debole e i suoi poteri sono limitati.

Entrambi erano a terra.
Taehyung sebbene ridotto male, era comunque preoccupato per Jimin e lasciò che il suo sguardo vagasse per la stanza buia per incontrare quello del corvino.
Jimin era al centro della sala, legato e sanguinante che lo guardava con occhi lucidi.
Taehyung voleva confortarlo, voleva dirgli che sarebbe andato tutto bene...
Ma Jimin velocemente spostò lo sguardo, non riuscendo a reggere il confronto, troppo distrutto.

Il cuore di Taehyung parve rompersi.
Così abbassò il capo, cosa che copiò subito dopo anche Jimin nella parte opposta alla sua.

Jimin era troppo importante.
Taehyung doveva combattere con tutto quello che aveva.
Taehyung doveva combattere per lui.
Anche se significava farsi odiare, anche se significava perderlo.
Anche se ciò significava morire.

Anche se ciò significava morire

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