Si svegliò ansimante con la fronte imperlata di sudore nella gelida nottata di un giorno qualcunque di ottobre.
Dalla finestra della stanza in penombra si poteva vedere il ragazzo dagli occhi verdi da poco svegliato da un altro incubo che si portava nervosamente dietro la faccia il lungo ciuffo nero che puntualmente gli ricadeva sulla fronte.
Sul suo viso si era dipinto una sguardo di terrore quando passò lo sguardo sulla scrivania color mogano che si trovava appoggiata alla parete bianca.
Era formata da tre cassetti a destra, uno spazio per la sedia e al lato opposto dei cassetti altri due.
Al fianco si eregeva una libreria con tutti i libri possibili e immaginabili, c'erano dai famosi thriller di Dan Brown, alla Divina commedia ai romanzi rosa che tanto odiava ma si ostinava a leggere per la troppa curiosità.
Francesco Ferrari era sempre stato un ragazzo curioso ma la sua curiosità non lo aveva mai portato a nulla di buono. Come quella volta in cui dei ragazzi più grandi che frequentavano la sua stessa scuola si erano piantonati con una sigaretta sulle labbra davanti la fermata del pullman che portava in centro città con l'intenzione di salarsela.
Il ragazzo non si era reso conto di starli ormai fissando ma a quanto pare un biondino grande il doppio di lui l'aveva notato e la cosa gli aveva suscitato molto fastidio a tal punto di insultarlo. Francesco aveva così capito la lezione, ma la sua curiosità era sempre lì.Si alzò velocemente dal letto facendosi leva con le braccia e si diresse sicuro alla scrivania.
Aprì un paio di cassetti prima di trovare quello giusto. Scansò velocemente le poche cose che conteneva al suo interno e trovò sul fondo quello che stava cercando: un quaderno dalle piccole dimensioni con la copertina sgualcita come le pagine ingiallite che erano state legate da un sottile laccio unto che si fermava con un fiocco.Lo prese nelle mani come se fosse il suo tesoro e indietreggiò insicuro fino a toccare con la schiena la porta.
Quello non era un semplice quaderno che non apriva da anni se non da quando non aveva finito di riempire le sue pagine, era un diario, uno di quei diari che la maggior parte delle persone scrivono per sfogarsi, per scrivere di punto in bianco i pensieri più bizzarri e intelligenti che gli balelano in mente. Proprio come faceva Francesco.
Aprì il diario e quando lesse le prime righe la testa gli girava, scivolò lentamente sulla porta fino a toccare terra e quando rimise gli occhi sulle righe distolse subito lo sguardo come se ci fosse qualcosa che gli impedisse ancora di leggere.
La sua curiosità rifece capolino dentro di lui e per quanto volesse frenarla si rimise a leggere.C'era un silenzio assordante, quasi insopportabile che veniva interrotto lievemente dalla pagina che veniva girata per farne posto a un'altra.
Non era nemmeno arrivato al completamento della quarta pagina che gli occhi iniziarono a pizzicargli.
Rileggere il suo diario era un salto all'indietro: al suo passato che lo stava risucchiando come in vortice, ancora.Francesco non aveva mai voltato pagina, non ci era mai riuscito e ora quel vortice lo stava consumando dall'interno, lentamente, giorno dopo giorno e se non fosse riuscito a fermarlo pensò che per lui sarebbe stata la fine.
Con ormai le lacrime agli occhi e un angosciante sentimento dentro di lui, continuò a leggere quello che era il suo diario, scritto all'età di 10 anni.
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Lacrime di solitudine
General Fiction"Ti è mai capitato di sentire persone che dicono cose orribili su te stesso e pensare che abbiano ragione?" Storia sul bullismo. #32 in narrativa generale 🏁