18.09.2009
Caro diario,
Un altro bullo, forse più cattivo di Eleonora e John, era Antonio. Che dire di lui, non sa fare altro oltre a giudicare i ragazzi "sfigati". Si, sfigati. È così il termine che descrive i ragazzi veramente buoni, quelli che anche se puzzano regalano il cuore e non uno stupido like, quelli che per studiare lottano ogni giorno contro la povertà, quelli che non si lamentano per non avere lo smartphone uscito ieri.
Flashback
«Ciao Povero!» mi ha detto ridendo Antonio
«Ciao Anto»
«Ti posso chiedere una cosa?»
«Si dimmi»
«ma perché ti chiami Ferrari di cognome se sei povero? E poi perché studi? È solo una perdita di tempo. Sei un nerd. Un povero nerd. Nient'altro.»
Scappai piangendo, andai in bagno e mi lavai la faccia, con il sudore della corsa e la sporcizia della faccia se ne andò anche un altra cosa, la speranza. La speranza che qualcuno ti potesse capire, la speranza di non rimanere solo.
Mi misi a guscio a piangere, però, quelle non erano lacrime normali, erano lacrime di solitudine.Chiuse velocemente il diario e lo riposò vicino a lui.
Poi si distese pensando a quello a cui avrebbe potuto trovare in quelle altre pagine che gli mancavano da leggere.
Pensò che gli incubi sono orribili, soprattutto se il suo incubo è realmente successo e lo rivivi ogni notte con la consapevolezza che non puoi fare niente.
Quello che lo aveva svegliato quella notte era il solito incubo:
Inizialmente si trovava al parco e vedeva in terza persona se stesso che discuteva animatamente con le uniche due persone con cui non avrebbe dovuto discutere. Poi la scena cambiava imporvissamente e lui si trovava in camera sua e aveva accanto la sua ragazza, il che era ogni volta un colpo al cuore poiché sapeva già cosa era successo ed era consapevole che non poteva ormai rimediare. La ragazza si alzava e gli mollava un ceffone per poi uscire in lacrime e lui se ne stava lì, impalato a guardare la porta ormai chiusa, se avesse potuto Francesco gli avrebbe gridato di riconcerrerla, di non lasciarsela scappare così, di farla restare con lui, almeno lei, gli avrebbe gridato tante di quelle cose...
La scena cambiava ancora e questa volta si trovava all'esterno di una porta, la porta della sua vecchia casa, con uno zaino in spalla. A quel punto del sogno sotto i suoi piedi si apriva una voragine di cui non si vedeva la fine, lui veniva inghiottito e continuava a cadere e a ricadere, un remix infinito e a ogni caduta si chiedeva come era arrivato a tal punto. Era proprio per quello che aveva voluto rileggere quel diario, per scoprire cosa lo aveva portato a ridursi così e stava iniziando a capire.
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Lacrime di solitudine
General Fiction"Ti è mai capitato di sentire persone che dicono cose orribili su te stesso e pensare che abbiano ragione?" Storia sul bullismo. #32 in narrativa generale 🏁