Il diario era finito.
Si alzò svogliatamente dal tetto e percorrendo la strada precedente tornò a casa con la testa che gli scoppiava.
Non riusciva ancora a capire come si era ridotto in quello stato.
Se fino a poco tempo fa avrebbe dato cuore e anima agli altri ora era tutto il contrario.
Era diventato apatico, come se niente potesse sfiorarlo. Ma nessuno riusciva a vedere più di quello che non riuscisse a far trapelare.
Le uniche persone che l'avrebbero capito quando ha iniziato ad allontanarli per stare meno male, l'hanno preso alla lettera.
Dentro aveva un uragano tanto grande da distruggere un intera città.
Pensava che il diario l'avrebbe aiutato, ma nessuno poteva aiutarlo.
Era caduto e doveva rialzarsi da solo,
come aveva sempre fatto.
Ma questa volta non poteva rialzarsi, non voleva rialzarsi.
Non ne vedeva il motivo.
Il vortice che era dentro di lui l'aveva consumato insieme ai suoi cari scheletri che teneva nell'armadio da sempre.
Non sapeva cosa fare, era come se fosse arrivato in un punto morto, non capiva come ci fosse arrivato ma ormai era arrivato proprio dove non avrebbe dovuto.
Aveva sprecato una vita a farsi accettare dagli altri quando l'unica persona che avrebbe dovuto accettarlo era se stesso.Non tutte le storie hanno un lieto fine.
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Lacrime di solitudine
General Fiction"Ti è mai capitato di sentire persone che dicono cose orribili su te stesso e pensare che abbiano ragione?" Storia sul bullismo. #32 in narrativa generale 🏁