Capitolo 13: Domenica.

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Quella mattina Alex si alzò presto, fece una doccia veloce e scese in cucina per fare colazione, sperando di non incontrare qualcuno di indesiderato.
-Alex- lo chiamò qualcuno alle sue spalle.
-Mamma che infarto!- Alex si portò una mano sul petto dallo spavento.
-Come mai sei già sveglio?- chiese la donna.
-Non riuscivo a dormire, così ho deciso di andare a fare una passeggiata- no, mentiva. Stava andando alla polizia, ma non era il caso di dirlo a sua madre, non era pronta per far tornare a galla il passato.
-Ma tu odi camminare-
-Ho detto camminare? Volevo dire correre-
-Odi fare anche quello-
-Mamma voglio andare a farmi un giro per i fatti miei!- sbraitò il ragazzo prendendo le chiavi di casa e uscendo dalla cucina.
-Parla con tuo padre-
Il ragazzo si girò -Come?-
-Parla con tuo padre- ripetè la donna -Lui vuole riallacciare i rapporti con te, so che è difficile ma almeno provaci-
-Prima di riallacciare i rapporti con me dovrebbe farlo con Jessika!- urlò Alex pentendosi subito di aver detto una cosa del genere.
-Alex, tua sorella non c'è più, dobbiamo cercare di andare avant-
-No! Lei c'è ancora! E s-
-Che succede qui?- chiese il padre spuntando dalle scale, in vestaglia, interrompendo Alex.
-Io devo andare- disse il ragazzo appena vide Nicola, sbattendosi la porta di ingresso alle spalle.
-Non avete mai litigato, voi due. Che è successo?- chiese l'uomo.
-Ha detto che...lei c'è ancora e che...tu dovresti riallacciare i rapporti prima con lei che con lui...- disse la donna ancora scioccata da quelle parole -Che avrà voluto dire?-
-Non lo Sarah...gli mancherà. Tutto qui. Tu stai tranquilla, ok?-
Sarah annuì appoggiando la testa sul petto del marito che la cullò, continuando a pensare il perché il figlio, che non vedeva da due anni, avesse detto di riallacciare i rapporti prima con la figlia morta che con lui...non capiva. Ma decise che sarebbe andato in fondo alla questione.

Ci mancava solo mia madre! Cosa crede che dopo aver parlato con lui le cose cambieranno? Crede che io lo perdoni per averci abbandonato quando Jessika se ne andò? Non riuscirò mai a perdonarlo. Mi ha fatto stare troppo male. Andandosene, mi ha privato di una figura paterna, anche se non ne avevo più tanto bisogno come prima, ma un papà è pur sempre un papà. Andandosene, mi ha privato della figura materna, che doveva sempre lavorare e non poteva mai passare del tempo con me. Si sono un mammone, e la mamma è la mamma e io con lei avevo un rapporto speciale, non avevamo mai litigato, fino ad oggi...è tutta colpa sua! Se non fosse arrivato io la mamma non avremmo mai litigato, tirando in mezzo addirittura Jessika!
Ormai era davanti alla stazione di polizia. Entrò e chiese ad un poliziotto che passava di lì -Scusi? Senta io avrei delle testimonianze su un caso chiuso da un po' di tempo, ma credo che queste siano prove fondamentali che faranno cambiare idea e riaprire il caso per degli accertamenti-
-Ehm...si. Aspetta che ti chiamo il capo- disse questo ragazzo dalla carnagione olivastra, alto e capelli lunghi e neri -Il capo sta arrivando. Vieni pure e accomodati nel suo ufficio-
Alex annuì e fece come gli era stato chiesto.
L'ufficio era abbastanza grande, con una grande finestra che dava sul parcheggio, una scrivania in legno scuro divideva la stanza a metà: da una parte c'erano due sedie, un appendino e una piantina; dall'altra il capo della polizia su una sedia girevole, con le ruote.
-Dunque, tu saresti?- chiese quest'uomo sulla cinquantina, muscoloso, pelato.
-Alexander, Alexander Russi-
L'uomo si girò di scatto -Alex?-
-Si...non mi riconosce, signor Corradini?- il ragazzo parló con acidità.
-Cosa ci fai qui?-
-Ho delle prove che la costringeranno a riaprire il caso sulla morte di mia sorella- disse sicuro di se Alex.
J dove sei? Ho bisogno di te. Sto cercando di essere sicuro di me e di parlare da duro, ma non ci riesco...ho bisogno del tuo appoggio contro di lui.
-Che prove sarebbero?- chiese l'uomo.
-Una videocassetta. Riprende tutta la serata del mio diciottesimo compleanno, compresa la notte-
-E tu come lo sai? L'hai già vista?-
-No...i-io lo deduco- Alex balbettò, cosa che non sfuggí a Corradini.
-Vediamola-
I due guardarono la cassetta e l'uomo sembrò preoccupato alla vista di Mandy e Casper andarsene insieme per la casa e tornare nelle stanze senza accorgersi di Jessika. Ovviamente di lei, nessuna traccia.
-Quindi?- chiese Alex a video finito.
-Quindi, cosa?- disse l'uomo.
-Senta, so che lei mi odia per essere stato con sua figlia senza la sua benedizione, ma non può lasciar perdere una prova del genere. Deve riaprire il caso e cercare delle prove su Casper e...ehm...M-Mandy...- Alex non voleva mettere in mezzo la sua ragazza di allora, nonché quella di adesso, ma voleva scoprire chi aveva tolto la vita alla persona che preferiva di più al mondo.
-Tu vuoi davvero che io indaghi su mia figlia per scoprire se ha fatto fuori la sua ex migliore amica?!- sbraitò Corradini.
-E su Casper! So che non è stata Mandy ad ucciderla...erano migliori amiche, ma Casper, boh non mi è mai andato giù-
-Non riaprirò il caso Alexander, scordatelo. Tua sorella si è suicidata. Punto e basta-
-Lo sa benissimo anche lei che non è stato un suicidio! E scommetto anche che lei sa molte più cose di quante ne sappiano i miei genitori e i giudici-
Ci fu un attimo di silenzio.
-Andiamo Mario, non vorrai che dica a tua figlia che suo padre, che tanto stima, ha lasciato il caso della sua migliore amica irrisolto per paura di indagare sul suo fratellastro, visto che la matrigna è abbastanza ricca da permettersi un'isola privata...-
-Va bene! Hai vinto tu: farò in modo di riaprire il caso. Ma non ti assicuro nulla ragazzino-
-Bene. Arrivederci e buona giornata. A! Mi saluti Mandy e le dica che la amo- urlò mentre uscí dal suo ufficio per poi ritornare a casa, stendersi sul letto e poltrire tutto il giorno.
Chissà dove ho trovato il coraggio di parlare così al padre di Mandy...

Come sono morta?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora