Capitolo 20: La famiglia incompleta.

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-La verità è dura da affrontare ma prima o poi, quella verità, ti aiuterà a superare i momenti difficili del futuro...dove ho sentito quella frase. Alex pensa! Chi ti ha detto quella frase!-
-Alex? Parli da solo?-
-Che? E'? Cosa? Mandy, ciao-
-Io sto bene. Ma tu no. Tua madre mi ha fatto entrare. Che ti è successo? Non ti ho più visto in università.-
-Ehm...ho avuto...niente. La mancanza di voglia.-
-Quindi se io me ne andassi non ti alzeresti dalla sedia per impedirmelo-
-Può essere-
La ragazza se ne stava andando ma Alex si alzò e chiuse la porta prima che Mandy riuscisse ad uscire, bloccandola tra le sue braccia.
-Ah allora le gambe ti funzionano.-
-Solo per occasioni speciali-
I due si baciarono, fino a che non sentirono il campanello e subito dopo una voce familiare provenire dall'ingresso.
-Papà? Che ci fai qui?- disse Mandy dopo essersi fiondata giù per le scale con Alex per mano.
-Tranquilla. Puoi uscire con lui.- continuò Corradini -Sono qui per parlare con la famiglia Russi. Alex compreso.-
Nicola, Sarah e Alex si sedettero sul divano, facendo accomodare Corradini e la figlia davanti a loro. Il capo della polizia iniziò a parlare -Dunque, mi avete chiesto di riaprire il caso di Jessika. Il caso è ufficialmente riaperto. Dovrete deporre nuovamente. Alexander tu sei stato l'ultimo a vederla. Devi essere interrogato di nuovo e in modo più specifico. Tra un'ora devi essere in centrale. Hanno lasciato me con l'incarico di trovare prove che incriminino qualcuno. Perché non è stato un suicidio. Dalle cassette che hai portato, Alex, si vede chiaramente che lei va in bagno e poi non fa più ritorno nella stanza da letto. E ricontrollando le schede e le foto di due anni fa, non ci sono coltelli. Perché l'arma del delitto è stata un coltello. Tua sorella, vostra figlia, non si è suicidata. E'...stata assassinata.-
-Scusate- disse Sarah alzandosi e andando in cucina per poi attaccarsi al bancone e iniziare un pianto silenzioso. Sua figlia era stata uccisa. La figlia che aveva tanto desiderato ma che faceva fatica ad avere. La figlia che le aveva cambiato totalmente il modo di vedere il mondo. La figlia che aveva reso il figlio un bambino migliore. La figlia che sognava talmente tanto da riuscire a far sognare anche il figlio. La figlia che è riuscita a riunire e separare e ora ancora a riunire la famiglia.
-Sarah...so che è una domanda stupida ma...tutto a posto?-
-Ti ricordi di quando volevamo una bambina, ma non ci riuscivamo? Ti ricordi quanti esami abbiamo fatto? Ti ricordi di quando ci siamo riusciti ma ci hanno detto che non sapevano quanto poteva resistere? Che sarebbe morta durante il parto se non prima? Ti ricordi quando l'abbiamo vista per la prima volta? Ti ricordi di quando Alex l'ha vista per la prima volta?- Alex, che stava origliando, si allontanò dalla cucina.
-Si mi ricordo. E sono sicuro che sarebbe stata forte come te se quel bastardo o quella bastarda che sia, non le avesse strappato la vita. Faremo giustizia. Credimi. Adesso il caso non sarà chiuso fino a che noi, la sua famiglia, non diremo che è chiuso. Ora vieni. Dobbiamo portare Alex in centrale.-
La donna prese la mano del marito e insieme ritornarono in salotto, dove Corradini e la figlia stavano salutando Alex.
-Se vuoi vengo in centrale- propose sotto voce Mandy ad Alex ma lui scosse la testa e la ragazza gli diede un bacio sulla guancia e seguì il padre in macchina.
-Si ricomincia...- disse Alex rivolto ai genitori -Siete pronti a ricominciare tutto da capo? Siete pronti a far tornare a galla tutto quello che la riguarda? Siete pronti ad essere guardati con quello sguardo di compassione da tutti quanti in questa città?-
-Si. Siamo pronti a tutto pur di sapere cosa le è successo.- dichiarò Sarah, abbracciata al marito, che tese una mano al figlio, che lui prese -E tu?-
-Sono pronto da molto tempo.- rispose Alex pensando al fantasma della sorella che lo aveva spaventato e che da quel giorno non lo aveva più lasciato. Chissà cosa stava facendo adesso.

La famiglia incompleta, come era stata definita due anni prima sui giornali e nei telegiornali, salì in macchina e si diresse alla centrale. Alex, seduto sui sedili posteriori, pensava. Pensava alla frase sentita dalla madre qualche minuto prima. A quando lui l'aveva vista per la prima volta.

-E' bella?-
-E' bellissima papà! E' così piccola.-
-Anche tu eri così piccolo.-
-No! Io sono grande mamma-
-Diventerà grande anche lei.-
-Allora non la voglio-
Sarah e Nicola si guardarono e si sorrisero abbracciando il figlio e la nuova arrivata.
-Sicuro che non la vuoi?- chiese Sarah.
-Si.-
-Allora la butteremo nel cestino.- disse Nicola prendendo la bambina dalle braccia della moglie e dirigendosi verso l'uscita della stanza di ospedale, fino a che non sentì una manina prendergli la maglietta e tirare indietro -No! Non la buttare! Forse non è così male avere una sorellina piccola che poi cresce.- disse Alex.
Dicendo questo, lo fecero sedere sul letto vicino alla madre e il padre gli mise in braccia Jessika, che aveva iniziato a piangere, ma appena la misero in braccio a lui, aveva smesso
-Perché ha smesso?- chiese Alex.
-Perché gli piaci.- gli rispose Sarah.
A quel punto il padre si abbassò e si avvicinò all'orecchio del figlio e disse -Alexander. Lei è tua sorella. Devi proteggerla. Da tutto e da tutti. Se qualcuno le farà del male tu devi vendicarti al posto suo. Tu sarai più forte di lei, fisicamente. E' più piccola di te. Ha bisogno di qualcuno che la capisca. Tu sei quel qualcuno. Lei avrà bisogno di te. Della tua protezione di fratello maggiore. Se qualcuno le fa del male, tu devi fare del male a quel qualcuno. Tu devi proteggerla da questo mondo. Me lo prometti?-
-Si. Te lo prometto. Io la proteggerò.-

Come sono morta?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora