Era senza parole. Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto. Era lì, che guardava davanti a lei, quasi con le lacrime agli occhi.
Di fronte a lei, sul pavimento di roccia della grotta, c'era una coperta di lana, tutta colorata. Tutto intorno c'erano delle candele profumate alla vaniglia, che somigliavano molto al profumo di Enea. Sopra di essa c'erano due piatti, due bicchieri da champagne e un vassoio pieno di piccoli trancetti di pizza.
-Ti piace?- le sussurrò Enea all'orecchio.
Lei si girò e lo abbracciò stringendolo forte. Lui ricambiò. Ma una domanda si formulò nella testa di Jessika: perché? Perché aveva fatto tutto questo? E come se lui le avesse letto nella mente disse -L'ho fatto perché ho saputo che due mesi fa hai fatto diciassette anni, e anche se in ritardo, volevo regalarti qualcosa di speciale. Il diciassette per me è un numero speciale, quindi tanti auguri Jes- infine le diede un bacio sulla guancia.
Jessika era ancora senza parole. Voleva urlare, correre, saltare, ballare, cantare. Ma era immobile, con la bocca aperta.
-Non ti piace?- le chiese Enea preoccupato.
-È...è bellissimo! Grazie grazie grazie!- Jessika saltò addosso ad Enea che la prese al volo e la fece girare. Quando la rimise con i piedi per terra, si guardarono negli occhi, fino a che Enea chiese con fare da gentiluomo -La signorina si vuole accomodare?- Jessika non riuscí a trattenere una risata, ma seguí il ragazzo e si sedette per terra.
Passarono ore a parlare, ridere, scherzare, tirarsi pezzi di pizza l'uno addosso all'altra e viceversa.
Dopo aver raccolto tutto da terra i due misero i piatti, i bicchieri e tutto il resto in un angolino della grotta che somigliava ad un lavandino.
Mentre Jessika riponeva le ultime cose in quel foro nella roccia, si sentì chiamare da Enea, e rimase a bocca aperta per la seconda volta. Enea aveva un pacchetto in mano. Incartato alla perfezione: la carta era azzurra con dei pallini rosa. In più c'era un bigliettino verde. Un verde che salta all'occhio.
Jessika guardò male Enea che le mise il regalo in mano.
-No. No non lo posso accettare- disse Jessika con una punta di tristezza nella voce.
-Si che puoi. Nessuno te lo vieta. Qui, in questo posto, in questa grotta, tu puoi fare tutto quello che vuoi- le rispose Enea guardandola dritta negli occhi. Jessika si perse il quel verde accesso, e guidata da quella voce, aprì il regalo. Si mise ad urlare e abbracciò Enea, di nuovo, quasi facendolo cadere.
-Un libro! Un libro! Oddio grazie! Pensavo fosse illegale rubare libri alla biblioteca-
-Non l'ho rubato...all'inizio, ma poi sono tornato indietro e l'ho pagato-
-Non dovevi! Quanto hai speso? So che qui i libri costano tanto. Quanto lo hai pagato?- Jessika voleva saperlo. Doveva saperlo. Avrebbe trovato un lavoro e gli avrebbe ridato i soldi. Dove li aveva trovati lui, tutti quei soldi? Li aveva rubati a qualcuno? Aveva trovato lavoro?
Jessika si tormentó con queste domande fino a che non arrivó al suo dormitorio, con Enea che seguiva ogni suo singolo movimento.
Dopo aver lasciato la grotta fecero una passeggiata, mano nella mano, intorno al lago.
-Allora a domani?- chiese Enea a Jessika che si girò di scatto non aspettandosi una sua domanda.
-Certo...a domani- rispose lei sorridendo.
Ma Enea la chiamò e le si fiondò addosso. Si baciarono. A lungo. Davanti a quella porta. Quella porta dove c'era stato il loro primo bacio. Questo era un bacio di bisogno. Non come il primo. Jessika percepì il bisogno di sentirsi accettato di Enea. Le si abbandonò addosso, come se lei fosse la sua unica salvezza.~
-Guarda. Che ti avevo detto? Lo faranno prima o poi. Si amano. Infrangeranno la legge. Tu non potrai più fare niente-
-Hai ragione. Loro si amano. Ma non possiamo impedirglielo. Stanno lottando contro se stessi perché non lo ammettono, non possiamo metterci in mezzo anche noi-
-Si che possiamo. Tu puoi. Lo sai che puoi. Solo, non lo vuoi fare-
-Pensa se lo avessero fatto a noi. Come ti saresti sentita? ... Appunto-
-Devi allontanarli. Rischiano grosso. Sai anche tu come andrà a finire. Pensaci bene-
-Ci penserò-~
-Alex! Alex svegliati!-
-Che c'è?- disse il ragazzo con voce impastata per via del sonno.
-Il caso, l'hanno riaperto. Corradini ci vuole vedere. Adesso-
I due si diressero verso la centrale di polizia. Appena arrivarono videro Corradini aspettarli davanti al portone di vetro. Era stanco. Aveva delle borse sotto gli occhi che lo rendevano ancora più pallido. Li fece entrare nel suo ufficio e li fece sedere.
-Il caso è riaperto. Ma dovrete dare di nuovo la vostra versione. Tutti i testimoni di allora dovranno testimoniare di nuovo. Ricominceremo tutte le indagini da capo. Tutti siete sospettati. Tutti sono sospettati. Nella stanza di Jessika non dovrete più entrare. Nessuno deve toccare niente- Corradini parlava con serietà. Come se si fosse reso conto che stava facendo la cosa giusta, ma che ormai era troppo tardi.
-Pagheremo gli avvocati. Faremo il possibile. Grazie Mario- disse Nicola veramente riconoscente del gesto del suo peggior nemico.
-Dobbiamo proprio testimoniare tutti?- chiese Alex guardando prima Corradini e poi il padre.
-Si. C'è qualche problema?- chiese il capo della polizia ma non col solito fare da superiore, sembrava preoccupato.
-Sarah non sa di questa cosa...- disse Nicola.
-Non le avete detto niente? Deve testimoniare anche lei o sospetteranno della sua innocenza-
-Lo sappiamo...- Nicola sospirò -Domani le diremo tutto-
-Non c'è tempo. Oggi pomeriggio dovete dirle tutto e poi verrete qui a firmare i vari fogli-
Padre e figlio si guardarono negli non sapendo come fare.
Nessuno dei due parlò durante il viaggio di ritorno a casa. Entrambi pensavano a come dover affrontare Sarah e a come l'avrebbe presa, a come si sarebbe comportata sapendo che doveva tirare di nuovo fuori tutto il passato, tutto quello che aveva nascosto, ritrovando il sorriso, pur essendo falso.-Dove eravate voi due?- chiese Sarah appena vide entrare dalla porta di ingresso suo marito e suo figlio -Sono le 4 del mattino!-
-Ciao mamma...- disse Alex evitando lo sguardo della madre.
-Sarah, siediti per favore- Nicola parlava con una punta di ansia nella voce, cosa che non sfuggí alla moglie che chiese mettendosi sulla difensiva
-Che avete combinato? Dove siete andati a quest'ora?-
-Mamma tranquilla...lo abbiamo fatto per il bene di tutti noi, ma soprattutto per J- provó a spiegare Alex.
-Cosa c'entra adesso Jessy?- chiese la donna ansiosa di quello che i suoi uomini le stavano per dire.
-Sarah, siamo stati in centrale, da Mario. Riapriranno il caso di Jessika-
-C-cosa?-AGGIORNIAMOCI!!!
Buonsalve gente!
Come state? Io non molto bene...due giorni di febbre😭
Ma dettagli.
Lo so, lo so. Dovevo postare una volta a settimana ma la scuola mi sta distruggendo poi ho iniziato a fare sport e ciao mondo.
Cooooomunque!
Ho dovuto rifare il profilo Instagram perché ho resettato il telefono e non so come ma non mi prendeva più la password🙄 quindi nuovo profilo ahah si chiama uguale, stessa foto profilo tutto uguale ahah (@alexrossi00__wattpad)Non so che altro dirvi spero di riuscire a pubblicare più spesso...mannaggia alla scuola!
Va beh me ne vado ahahahBye lovely people❤️
Alex🔮
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Come sono morta?
Mystery / ThrillerQuesta è la storia di come sono morta. O meglio, della mia vita dopo essere morta. Ma per farvi capire, forse è meglio partire dal principio. Mi chiamo Jessika, per gli amici Jessy, per mio fratello J. Sono bassa, non molto carina e maldestra. Quell...