Capitolo dodici.

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I think it's important 
to take the time 
to tell people 
you love 
how much you love them 
as long as they can hear you.


Capitolo dodici.


La mattina vengo svegliata da mia madre che passa l'aspirapolvere fuori dalla mia stanza. Afferro il cuscino e me lo premo sulla testa, ma ciò non basta a farmi riaddormentare, così lo lancio in un angolo della camera e decido di alzarmi.

Quando apro la porta, la mamma mi urla un: «Buongiorno, tesoro!» e io la incenerisco con lo sguardo. È Domenica, avrebbe potuto lasciarmi dormire fino a tardi, e invece no.

Al piano di sotto, Charlie sta facendo colazione e intanto messaggia con qualcuno. Mi sporgo per sbirciare, ma lei se ne accorge e si porta il telefono al petto, borbottando un insulto nella mia direzione. Le faccio la linguaccia e recupero un bicchiere dal mobile, per poi versarmici della spremuta d'arancia.

«Scommetto che stai messaggiando con... Com'è che si chiamava? Max?» La prendo in giro, sedendomi al suo fianco.
«Ma gli affari tuoi non te li fai mai?» Mi dice stizzita. Si alza e corre in camera sua, sbattendo la porta. Le grido dietro un: "Dai, stavo scherzando!", ma non ottengo risposta.

Cose le sarà preso? Afferro il cellulare sul ripiano della cucina e controllo i messaggi: uno da Luke e zero da Ashton. Me l'aspettavo. Quello di Luke è solamente una risposta al mio messaggio di questa notte.

Blocco il cellulare e mi alzo, raggiungendo il divano e buttandomici sopra a peso morto. Cosa devo fare con Ashton? Dovrei andare lui e dichiararmi come ho promesso che avrei fatto a Luke? Oppure devo semplicemente stare ad aspettare che mi cerchi? Sbuffo e accendo la televisione, in cerca di qualcosa che mi distolga dai miei pensieri. 

  😫 😫😫    

Ashton.
Sono sul letto immerso nei miei pensieri, quando a un tratto il cellulare inizia a squillare. Lo recupero immediatamente, sperando che sia Amber, ma purtroppo sul display appare scritto: "Numero sconosciuto". Esito a rispondere, sperando non sia chi temo che sia. Premo sulla cornetta verde e avvicino il telefono all'orecchio.

«Pronto?» Deglutisco.

«Ashton, carissimo, che bello risentirti.» Mi si gela il sangue nelle vene. Ci metto un po' per rispondere.
«N-Nick... cosa vuoi?»

«Ho bisogno che tu vada a farmi una vendita.»

«Non posso, ho smesso e tu lo sai
«So che ti servono soldi, zuccherino. Ti pagherò bene

«No, non m'interessa.» Mento. In realtà ho un disperato bisogno di soldi, ma ho promesso ad Amber che avrei smesso.

«5000 dollari.» Sento dire dall'altro capo.

Mi fermo a riflettere. È un bel po' che non vedo così tanti soldi. Ne ho davvero bisogno per prendermi cura della mamma, così mi ritrovo e sospirare e a rispondere: «Dieci minuti e sono da te.» Per poi staccare.

  😪 😪😪    

Quando busso alla porta dell'enorme villa viene ad aprirmi una ragazza. È alta, bruna e indossa soltanto della biancheria intima. Una prostituta, Nick ne porta molte nella sua abitazione.

Parlando del diavolo, l'uomo appare alle sue spalle qualche secondo dopo, con un sorriso falso stampato in volto. È proprio come lo ricordavo: alto, sul metro e ottanta; biondo, occhi marroni e corporatura media. Prima di farmi entrare, bacia la ragazza sul collo e le sussurra qualcosa all'orecchio. Questa sorride e ci lascia soli.

OBSESSION | ASHTON IRWIN. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora