Capitolo venticinque.

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Wherever you will be, 
I will be there.



Capitolo venticinque.


Luke.

Sono appena rientrato da scuola, lancio lo zaino sul divano a mi dirigo in cucina. Saluto i miei fratelli e mia madre, dopodiché prendo posto attorno al tavolo, dove quest'ultima ha appena poggiato il pranzo. Sfortunatamente non ho nemmeno il tempo di portare la forchetta alla bocca che mi arriva una chiamata da Ashton, così mi alzo e vado in salotto per rispondere.

«Ash.» 

«Luke, ho bisogno di parlare con te. Ti aspetto al parco tra dieci minuti.» 

«In realtà stavo pranzan-» Non mi fa nemmeno finire di parlare che riaggancia. Sbuffo e recupero il giubbino dall'attaccapanni. «Mamma, ho una cosa urgente da fare con Ashton, mangerò più tardi.» Urlo in direzione della cucina, mentre mi chiudo la porta d'ingresso alle spalle. 

Vengo investito subito da una folata di vento gelido e strofino le mani fra di loro per scaldarle, ma con scarso successo. Cammino più velocemente, ma più mi avvicino alla destinazione e più mi sento strano, come se Ashton stesse per dirmi qualcosa di brutto. Scaccio via questo pensiero e afferro il cellulare per controllare se vi sia la presenza di qualche notifica, ma non vi è nulla, così lo rimetto a posto. 

Quando arrivo al parco Ashton è già qui ad aspettarmi, con la sua amata bandana fra i capelli. Ha un'aria strana, sembra triste e non fa altro che torturarsi le mani. Alza lo sguardo solo quando mi ci posiziono davanti, al che mi fa cenno di sedermi accanto a lui. 

«Stamattina ho ricevuto una chiamata.» Mi informa «Era mio zio, quello di Singapore. Mi ha riferito che mio padre è uscito di prigione. Non sa come ci sia riuscito, ma ce l'ha fatta.» 

Improvvisamente mi sento malissimo per lui. Il suo peggior incubo è appena tornato a piede libero e so quanta paura ha di rivederlo. Lo sento, dentro di me.

Io e Ashton ci siamo conosciuti all'asilo, andando avanti con l'età siamo diventati inseparabili. Lui non è solo il mio migliore amico, ma è anche mio fratello. Non abbiamo lo stesso sangue, ma abbiamo un rapporto che va oltre ciò, un rapporto inspiegabile. C'è sempre stato per me. 

Ho scoperto degli abusi del padre a quattordici anni, ma mi chiese di non raccontare nulla a nessuno, se no il bastardo avrebbe potuto uccidere sia lui che sua madre, così tenni la bocca chiusa. Per un periodo non venne a scuola e quando lo andavo a trovare a casa mi diceva sempre: "Cosa ci fai qui? Se vede che stai parlando con me ci ammazza!", e mi cacciava via. Non potrei mai dimenticare tutti i lividi che gli lasciava; così tanti che a volte non riusciva nemmeno a tenersi in piedi o a parlare. Ad un certo punto mi sembrò di essere diventato lui, perché riuscivo a sentire tutto quello che sentiva lui: la sofferenza, l'odio, la tristezza. Un giorno, mentre andavo a casa sua, sentii il padre urlare e poi un rumore assordante, così raccolsi tutto il mio coraggio e aprii la porta. Quello che mi si palesò davanti mi fece accapponare la pelle: Ashton era a terra, inerme, e il padre stava con una mazza da baseball in mano, sporca di sangue. Pensai che l'avesse ucciso, che non avrei dovuto ascoltarlo quando mi diceva di non dirlo a nessuno. Pensai di aver perso il mio migliore amico, e che mai e poi mai avrei potuto fare qualcosa per rimediare. Poi si mosse, fu un movimento impercettibile, eppure lo vidi. Il cuore, che poco prima sembrava essersi fermato, riprese a battere. Il padre non si accorse che ero lì, così ne approfittai per scappare dalla polizia; dovevo fare qualcosa, il mio migliore amico aveva bisogno di me. Quando arrivai lì, con le lacrime che mi rigavano le guance, inizia ad urlare: "Lo sta ammazzando, lo sta ammazzando!". I poliziotti cercarono di calmarmi, chiedendomi intanto cosa stesse succedendo. Riuscii a parlargliene dopo qualche minuto. Mi ordinarono di rimanere lì, mi dissero che presto qualcuno avrebbe avvisato i miei genitori, ma io insistetti perché mi portassero con loro e, anche se riluttanti, loro fecero, alla sola condizione che non avrei dovuto muovermi dall'auto. Arrivati lì, il padre fu arrestato e Ashton e la madre vennero portati in ospedale, in fin di vita. 

OBSESSION | ASHTON IRWIN. [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora