Dopo cena, Christopher uscì sul balcone per schiarirsi le idee. Non credeva di poter trovare opprimente un ambiente cui apparteneva per diritto, in cui era stato elogiato e incoraggiato che la strada per essere duca non era così difficile come si prospettava. Aveva pensato che quegli sciocchi damerini dovessero essere stati pagati per tentare di sollevargli il morale. Suo padre era morto solo da un paio di settimane e lui non aveva alcun desiderio di occupare repentinamente il suo posto.
La sola boccata d'ossigeno durante quella serata tanto spiacevole, era stata la visione di un paio di occhi nocciola che lo avevano osservato dal retro di un ventaglio color crema. Non credeva di aver mai visto prima quella ragazza in società, altrimenti se ne sarebbe ricordato. Non poteva dire con certezza che fosse graziosa, dato che non era riuscito a identificare chiaramente il suo viso, ma nel suo sguardo aveva colto un ardore tale da attrarlo come la falena viene attratta da un lume.
Istintivamente, sotto la fioca luce della luna, abbozzò un sorriso. Non aveva potuto fare a meno di sorridere quando l'aveva vista tentare di nascondersi dietro quello sciocco ventaglio, come se temesse di essere stata colta in flagrante. Presto sarebbero ricominciate le danze. Christopher decise che, non appena l'avesse ritrovata, le avrebbe chiesto di concedergli almeno un ballo. Inspiegabilmente provava il desiderio di posare le dita sulla sua schiena, di guardarla negli occhi e capire da cosa fosse scaturito tanto fuoco non appena lo aveva guardato. E poi, infine, le avrebbe chiesto perché fosse fuggita via dal suo sguardo, sottraendosi al suo esame attento. L'aveva forse messa a disagio? Non ricordava alcun individuo al quale avesse incusso tanto timore.«Perdonatemi, milord, posso chiedere di scambiare due parole con voi?»
Christopher trasalì al tono impaziente della voce femminile che proveniva dalle sue spalle. Si voltò e, con suo sommo stupore, si trovò davanti la fanciulla che aveva occupato i suoi pensieri fino a quel momento.
«E voi siete?»
«Milord, vogliate perdonarla» si affrettò a intervenire una donna bassa e dal viso paffuto al fianco della ragazza. «Mia figlia non partecipa a un ballo da anni e... ecco, sì, non sa bene come comportarsi in presenza di un lord come voi.» La donna sembrava più agitata della figlia, riconobbe Christopher. Ma era solo per lei che il duca aveva occhi. Lei, che lo fissava con uno sguardo di fuoco e sembrava pronta a schiaffeggiarlo da un momento all'altro. Era graziosa, considerò; non troppo come la maggior parte delle fanciulle di cui Christopher si era ritrovato circondato quella sera o a tutti i ricevimenti mondani cui era stato invitato, ma aveva un viso delicato, le guance arrossate, un paio di labbra carnose e all'apparenza morbide, le sopracciglia naturalmente arcuate. Senza nemmeno rendersene conto, Christopher si perse nella profondità dei suoi occhi, di un colore così insolito da lasciarlo senza fiato: nocciola tempestato di pagliuzze dorate.
«Non preoccupatevi, milady. Sono curioso di sentire di cosa vostra figlia intende discutere con me.»
Juliet si rese conto che le sue labbra avevano abbandonato la piega ironica che ricordava, e sollevò il mento, sfuggendo alla presa di sua madre. «Preferirei parlarne in privato, se non vi dispiace.»
Lady Amanda inorridì, sgranando gli occhi. «Oh, milord... sono così mortificata! Lei non sa quel che dice.» Prese Juliet per un gomito e la tirò piano verso di lei. «Torniamo in salotto, Juliet, subito.»
«No.» Juliet si divincolò ancora dalle sue mani e rivolse l'attenzione al duca. «Milord?» insistette, impaziente.
Christopher reagì prontamente, senza nemmeno comprendere il motivo della sua agitazione. «Come desiderate, milady.»
Lady Amanda, al colmo dell'incredulità, indietreggiò lentamente e cominciò a farsi aria con il ventaglio. «Io... io... » poi tacque, prima di affrettarsi a raggiungere il salone con gli altri invitati.Juliet intanto scrutava il duca di Morgan come se volesse incenerirlo. Rammentava il modo in cui aveva riso di lei solo qualche ora prima ed era intenzionata ad affrontarlo. Nessuno, nemmeno suo padre, l'aveva mai umiliata tanto.
«Ebbene, milady, sono tutto vostro.» Il tono del duca, profondo e roco, la percorse come un lunghissimo brivido.
«Come avete osato?» sbottò. «Come avete potuto umiliarmi in modo tanto... tanto ignobile?» All'improvviso le tremò la voce. Gli occhi verdi dell'uomo si erano induriti. Per un attimo le mancò il coraggio. Che cosa stava facendo? Che cosa aveva appena fatto? Aveva sfidato un duca. Era un'irresponsabile. Eppure, nonostante se ne rendesse conto, continuò. «Non avrei mai immaginato che un lord del vostro lignaggio potesse essere tanto insolente!»
L'intensità del suo sguardo la stava accecando. Come potevano, un paio di occhi, sembrare tanto penetranti? Si sentì esaminata fin nelle ossa. Ritrovò il controllo di sé, e abbassò il capo.
«Non riesco a ricordare in alcun modo come io possa avervi umiliata, milady» replicò Christopher, mantenendo un tono di voce pacato anche se dentro di lui avrebbe voluto mettere in chiaro che non era e mai sarebbe stato insolente, come lei l'aveva appena definito. «Non vi conosco nemmeno.»
La giovane sollevò di nuovo il capo. «Prima, nel salone. Stavate ridendo di me.»
Sul volto del duca passò un'ombra di sconcerto. «Non ho mai riso di nessuno nella mia vita, milady» replicò e stavolta il suo tono risultò decisamente arrogante. «E di certo non lo farei con una fanciulla come voi.»
«Come me?»
«Ingenua» disse lui, avvicinandosi di un passo. «Giovane. Inesperta.»Juliet si sentì improvvisamente a disagio. Lei non era ingenua. Giovane, inesperta, sì, ma non ingenua. E la sua vicinanza, adesso, la rese terribilmente vulnerabile. Era alto, troppo alto, lei gli arrivava a malapena alla spalla. Un ciuffo di capelli castani gli ricadde sulla fronte e Jane provò l'impulso di spostarglielo. Che cosa stava pensando? Non lo conosceva nemmeno ed era oltremodo disdicevole che una ragazza come lei se ne stesse da sola in compagnia di un lord, senza che nemmeno si fossero presentati.
«Io, ehm... Io dovrei andare.» Sforzandosi di non sollevare le mani per sfiorargli i capelli, impose alle proprie gambe di indietreggiare. Ma quelle rimasero ancorate al pavimento e nel frattempo il duca si avvicinò ulteriormente. Gli occhi verdi la scrutarono dall'alto, ma senza alcun accenno di superiorità. Forse, rifletté lei, si era sbagliata su di lui. Ora non sembrava ridere di lei, tutt'altro. Sembrava inspiegabilmente interessato a continuare la conversazione. Nessun gentiluomo l'aveva mai fatto prima. Nessuno aveva mai provato nemmeno ad avvicinarla, e poi si rese conto che in realtà nemmeno Christopher Morgan lo aveva fatto; era stata lei a cercarlo per fargli rimpiangere di averla derisa. Si sentì una vera sciocca. «Temo di aver commesso un errore imperdonabile, milord» si scusò, ma non abbassò lo sguardo. «Pensavo che aveste riso di me come credo facciano tutte le persone che mi vedono, ma evidentemente ho frainteso.»
«Perché dovreste credere a una tale idiozia?» Le sopracciglia scure del duca si aggrottarono. «Non ne vedo alcun motivo.»Juliet, suo malgrado, avvampò. Le stava forse facendo un complimento? Impossibile. Lei non era bella, non era nemmeno carina. Era solo Juliet, la figlia di un barone che nessuno avrebbe mai sposato se non per la sua dote. «Credetemi, milord, la gente ha tanti motivi per ridere di me.»
Questa volta chinò il capo e finalmente si allontanò da quel corpo imponente che trasudava fragranza maschile da tutti i pori.
«Dovreste avere più fiducia in voi stessa, Miss... » Christopher si ritrovò a fissare i suoi capelli castani come un idiota. «Scusate, ma non conosco il vostro nome.»
La giovane abbozzò un sorriso mesto. «Non credo che conoscerlo vi interessi davvero, milord.»
Poi gli fece un breve cenno del capo e si ritirò, forse troppo in fretta, come se volesse fuggire. Christopher la seguì con lo sguardo, immobile, nonostante desiderasse inseguirla e conoscere il suo nome, chiederle un ballo, uno solo. Solo per sentire quel corpo minuto sotto le sue mani e godere dell'ardore del suo sguardo. Per la seconda volta durante la serata, sorrise.Per fortuna gli invitati avevano ripreso a danzare, mentre la servitù portava via le portate, così Christopher poté dirigersi verso Robb, il maggiordomo che era al servizio della famiglia Morgan da quando lui era bambino, e lo prese da parte. «Ho bisogno di un favore, Robb» si guardò intorno per sincerarsi che nessuno stesse origliando. «Devi scovare il nome della giovane donna con cui ho parlato prima, nel balcone.»
L'uomo parve rifletterci su qualche istante, prima di rispondere. «Intendete Rosemary Belson? La dama dai capelli biondi? O Abbey Chattermore? Quella dagli occhi blu?»
Christopher scosse il capo. «No, assolutamente no. È piccola e ha i capelli castani. Un vestito verde chiaro. Devo sapere il suo nome, Robb.»
Robb annuì. «Farò del mio meglio, milord. Vado subito a controllare nella lista degli invitati.»
«La lista è stata scritta da mia cugina Susan» replicò Christopher. «È lei che ha avuto l'idea di organizzare questo ballo. Chiedi a lei, ma non dirle che sono io a mandarti.»
Robb, di nuovo, chinò il capo. «Scoprirò il suo nome, milord. Al più presto.»
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- IN REVISIONE - Loving Juliet.
RomanceWest Sussex, 1837 Juliet Palmer è la semplice figlia di un baronetto di campagna e paventa il giorno in cui dovrà sposarsi, conscia del fatto di non essere all'altezza delle belle fanciulle dell'aristocrazia londinese. Da sempre immersa in libri e...