Dalla morte di Darcy, Christopher aveva imparato che respirare come si deve era ancora possibile. Per anni si era trovato chiuso suo malgrado dentro una gabbia di cemento, da cui mai era riuscito ad uscire. Una gabbia fatta di rancori, ricordi e rimorsi di cui lui, ormai, non si sentiva più parte. Darcy lo aveva ingannato più di una volta, ma l'ultima, quella in cui aveva preso di mira Juliet, non poteva perdonargliela. Non perché non volesse, quanto perché non poteva, nemmeno in onore dell'amicizia che un tempo li aveva uniti.Aveva cercato di spezzare il loro legame nel peggiore dei modi attingendo al ricordo di Olivia per vendicarsi di qualcosa di cui lui non aveva alcuna colpa. Era stato vile, come aveva agito un tempo celando la sua relazione con quella che sarebbe dovuta diventare sua moglie. E col passare degli anni, dopo aver incontrato Juliet, Christopher aveva compreso che l'amore verso Olivia era stato puramente fittizio. A malincuore, a volte, si era sorpreso a paragonarlo ai suoi sentimenti per Juliet scoprendo che mai, prima di allora, aveva provato l'amore vero. Era stato difficile per Christopher ammettere di amarla. L'esperienza dei suoi defunti genitori gli aveva insegnato che non sempre il sentimento era sufficiente per tenere in piedi un matrimonio quando uno dei due non provava altro che rispetto verso l'altro; per questo, lui aveva avuto paura di innamorarsi sul serio.
Ma poi, Juliet aveva accesso qualcosa all’interno del suo cuore, forse non era nemmeno in grado di definire cosa, gli bastava essere consapevole del proprio amore nei suoi confronti. Stava rendendo onore alla memoria di suo padre. Adesso amava realmente. Con tutto il cuore e con tutta l'anima. Vincent Morgan sarebbe stato fiero di lui? Poteva giurare di sì. E lui non voleva più sprecare tempo inseguendo i suoi dubbi sul ruolo che Juliet avrebbe di lì a poco rivestito. Sapeva che ne sarebbe stata all'altezza.
Quel giorno, dopo che le ebbe infilato l'anello al dito, si sentiva l'uomo più fortunato della terra. Juliet lo guardava dal basso con i suoi grandi occhi color nocciola che quella sera erano più dolci che mai. Sorrise, un fremito le scosse le labbra, ma non pianse. Christopher le accarezzò una guancia e lei abbandonò la testa contro il palmo aperto. Indossava un abito bianco di pizzo adornato da decine di ricami che Rose si era prodigata giorno e notte per elaborare, impiegando solo una decina di giorni. Il padre di Juliet li osservava con un gran sorriso che andava da orecchio a orecchio e accanto a lui, quella che una volta si chiamava Anne Palmer ma che ora era Anne Witcham, con il marito, una pancia prominente e un bambino piccolo che le stringeva la mano, sorrideva raggiante in direzione di sua sorella, Juliet Palmer, che era appena diventata lady Juliet Morgan.Quando entrambi gli sposi ebbero pronunciato un sì, lo voglio colmo di eccitazione, la chiesa si riempì del giubilo di felicità di tutti gli invitati, che durò solo qualche istante per far poi spazio a un nuovo silenzio.
Christopher guardò quella che adesso a tutti gli effetti era sua moglie e il cuore sembrò saltargli fuori dal petto.
–Sei la cosa più bella che la vita mi potesse regalare, Juliet.
– Ti amo– gli rispose lei ad alta voce così che tutti gli invitati potessero sentirla. Poi, abbassando il tono, ripeté: –Io ti amo.
Il prete, Padre Ephram, un uomo basso e tarchiato dal collo taurino e i modi gentili, si schiarì la gola e allargò le braccia. –Ciò che Dio ha unito, nessuno osi separare.– Gli rivolse un sorriso quasi sdentato.
–Lord Christopher Daniel Robert Morgan, ora potete baciare la vostra sposa.Le mani del nuovo duca spostarono all'indietro il velo che copriva il viso di sua moglie come una tendina e le prese il viso tra le dita.
Lo sguardo che lei gli rivolse lo trafisse. C'era il fuoco, c'erano gioia e passione talmente intense che temette di svenire. Juliet era felice di diventare sua moglie e lui non poteva far altro che ritenersi fortunato per questo. Aveva abbandonato ogni timore, ogni dubbio, per stare con lui. Ora era pronta.La baciò come se fosse l'ultima volta che la vedeva, come se quello fosse l'ultimo giorno disponibile perché il mondo stava per finire, la baciò talmente a lungo che le tolse il fiato. Sentì le sue dita percorrergli il la mascella rasata, il profilo del mento poi più in basso verso il collo. Lo sfiorarono con gentilezza, anche se Christopher sapeva quanta passione contenesse quel semplice gesto.
–Ti ho amata fin da subito, Juliet– sussurrò sulle sue labbra quando ebbero ripreso fiato. –Te lo giuro sul mio defunto padre. Sei la mia vita adesso.
Juliet sorrise, e quel sorriso illuminò ogni angolo, ogni anfratto più nascosto della cappella, come se fosse sorto un nuovo sole, anche se era l'ora del tramonto.
–Buon compleanno, amore mio.E si chinò a baciarle la fronte. La voleva proteggere, l'avrebbe difesa da tutto e da tutti, dando la propria vita se fosse stato necessario. Quella era una delle cose di cui fosse mai stato certo nel corso della sua intera esistenza. Lei era il lume più vivido che avesse mai illuminato la sua vita, e avrebbe fatto di tutto affinché non si pentisse di amarlo.
Juliet si sporse verso di lui, e Christopher credette che volesse baciarlo ancora, tuttavia lei non aveva quell'intenzione.
–Credo che tra pochi mesi non saremo più da soli, io e te.
Mentre pronunciava quelle parole sottovoce, si sfiorò il ventre con le dita e gli sorrise di nuovo sollevando le sopracciglia forse per studiare la sua reazione.
E quella volta, per davvero, il cuore di Christopher esplose definitivamente di gioia.
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- IN REVISIONE - Loving Juliet.
Roman d'amourWest Sussex, 1837 Juliet Palmer è la semplice figlia di un baronetto di campagna e paventa il giorno in cui dovrà sposarsi, conscia del fatto di non essere all'altezza delle belle fanciulle dell'aristocrazia londinese. Da sempre immersa in libri e...