25. Rifiuto e rassegnazione

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—Non posso accettare, Vostra Grazia, vi sono grata della proposta ma non posso assolutamente accettare.—

Lo sguardo di Rose si era indurito. Aveva parlato senza riprendere fiato, come se avesse una pistola puntata contro e quelle fossero state le ultime parole pronunciate in punto di morte. —Non ci conosciamo nemmeno, e il mio cuore appartiene tuttora a Dwight, quindi non prenderò in considerazione l'idea di sposare un altro uomo. Almeno, non adesso.—
—Ma certo, Rose, vogliate perdonarmi. Sono stato uno sciocco. —

Christopher si pentì all'istante di quanto aveva appena detto. Che cosa diavolo gli era saltato in mente? Come aveva potuto? Era assolutamente surreale il modo in cui quelle parole gli erano uscite di bocca, ma ormai non poteva rimangiarsele. A quel punto non gli interessava del rifiuto di Rose, ma della delusione che leggeva negli occhi di Juliet. Sapeva di averla ferita.

Lei non gli diede il tempo di dire altro, perché, in silenzio, sollevò le gonne e spalancò la porta, correndo fuori.

—Juliet, aspettate!— la chiamò lui, disperato.

Rose gli afferrò il braccio con uno sguardo determinato. —Non lasciatela andare. Muovetevi! —

Christopher annuì, seguendo Juliet all'esterno. Correndo, lei aveva già percorso svariati metri ed era giunta fuori dal confine della fattoria. Aveva calpestato terra ed escrementi, l'orlo del suo abito era completamente incrostato, ma Juliet non sembrava essersene accorta; correva e basta, i capelli erano sfuggiti alla copertura della cuffia bianca che aveva perso durante la corsa.

Christopher corse più veloce e la raggiunse, afferrandola per le spalle e la costrinse a voltarsi.

—Juliet, vi supplico.

—Lasciatemi— sibilò lei. La delusione e la rabbia avevano indurito il suo sguardo, le labbra erano contratte in una smorfia amara. —Vi ho detto di lasciarmi, Christopher, subito.

Christopher la attirò più vicina a sé, deciso a non ascoltare le sue proteste. Doveva spiegarle le sue ragioni, che andavano al di là dei sentimenti per Juliet, perché se c'era una cosa che faceva parte di lui era l'istinto di protezione verso una donna. Ed era quello che gli era accaduto con Rose.

—Juliet, guardatemi— la implorò. Lei lo fece, ma le lacrime le appannavano gli occhi. Il duca si sentì morire.

—Come avete potuto?— sussurrò a denti stretti. —Parlarmi dei vostri sentimenti, dirmi che non volete rinunciarci, baciarmi in quel... in quel modo e poi fare una proposta di matrimonio a un'altra? A una donna che nemmeno conoscete, Christopher! —
Era arrabbiata, era triste. Christopher lesse decine di emozioni riversarsi sul suo viso, cambiarne i lineamenti, emozioni che mutarono la luce nei suoi occhi, che le fecero tremare le mani.

Lui le prese il viso tra le mani, ma Juliet si divincolò all'istante. —Pretendo che non mi tocchiate— ribadì, decisa.

—Lasciate che vi spieghi— insistette Christopher con un sospiro deciso. —Ho proposto a Rose di sposarmi per senso del dovere, Juliet, perché non posso tollerare che una ragazza buona come quella viva per sempre in una maledetta fattoria in mezzo ai boschi. È sola, e non ha nessuno che la aiuti.

—Lo so— sibilò Juliet, sollevando il mento. Come la prima volta che si erano visti, i suoi occhi mandavano lampi. —E anch'io non tollero l'idea che sia da sola e viva in queste condizioni, ma questo non implica che dobbiate sposarla. Potete offrirle protezione, potete assumerla al vostro servizio, Christopher, non siete obbligato a prenderla in moglie!

—Rose è nata nobile, Juliet. Come potrei fare di lei una mia dipendente?

Ma nel momento in cui lo disse, Christopher comprese che Juliet aveva ragione. Non poteva sposare Rose. Se c'era una donna che avrebbe potuto prendere il ruolo di moglie, quella era Juliet. Ma Juliet non aveva una dote, non era... all'altezza? Era quella l'espressione giusta? Come sarebbe stato portarla a Morgan House, farla diventare una duchessa? Avrebbe avuto decine di compiti da svolgere per amministrare la casa, e nessuno dei suoi servi né dell'alta società l'avrebbe mai accettata realmente. Non poteva permettere che fosse denigrata, che fosse umiliata. Teneva troppo a lei per darle un futuro simile. Perché era certo che era così che sarebbe andata.

Cercò di nuovo il suo viso e stavolta Juliet si lasciò toccare senza ritrarsi. Aveva gli occhi tristi, ma aveva smesso di piangere. Sembrava rassegnata, Christopher lo intuì dalla postura delle sue spalle, e all'improvviso glì parve ancora più piccola, più fragile. Quella vista gli spezzò il cuore.

—Voi sapete quanto vi sono legato— mormorò. —Ma io non posso sposare voi, Juliet, e voi lo sapete.

Lei esibì un sorriso amaro, trasse un respiro profondo. —Non potete sposarmi per la mia dote, tuttavia ogni vostro gesto mi fa intendere che vorreste che io diventassi la vostra amante. Così sarebbe giusto? Sarebbe giusto diventare l'amante di un duca, Christopher?

Christopher meditò a lungo sulle parole da dire. Era vero, la desiderava così tanto dalla prima volta che l'aveva vista, era un bisogno famelico che gli aveva avvinghiato il corpo e la mente, come mai gli era accaduto in vita sua. Sarebbe bastato che lei acconsentisse e avrebbero potuto vivere momenti di intensa passione, ma sapeva che quella non era la cosa giusta per Juliet. Lei meritava molto più di questo. Si sarebbe sposata, un giorno, e doveva arrivare illibata a quel matrimonio. Lui non poteva rovinarla.

—No. Sarebbe scandaloso se io vi proponessi di diventare la mia amante, Juliet, ho troppo riguardo nei vostri confronti. Tuttavia, i miei sentimenti sono sinceri e si stanno intensificando, e sarà quindi necessario porgli un freno.

Juliet lo fissò a lungo prima di annuire. Christopher capì che ormai si era davvero rassegnata. Probabilmente, anche lei sapeva che quella era la cosa giusta per il suo futuro. —Molto bene, Vostra Grazia— dichiarò. —Vi starò ben lontana da questo momento in avanti. Ne va della mia dignità. Sempre che io abbia il coraggio di trovare i pezzi di quanta ne rimane.

Juliet gli passò accanto e lo superò, diretta all'ingresso della fattoria, ma Christopher l'afferrò per il gomito costringendola a fermarsi. Notò la sua diffidenza adesso, quanto stesse lottando con se stessa per rimanere, per non obbedire a quell'ordine velato. Ma alla fine restò immobile, voltandogli le spalle, aspettando che alle orecchie le giungesse la voce del duca. —Siete sola, adesso— gemette. —Permettetemi comunque di prendermi cura di voi. Vi ospiterò a Morgan House fino a quando non troverò un marito adatto a voi e allora mi riterrò soddisfatto perché vi sarete sistemata.

Pronunciare quelle parole gli procurò una morsa allo stomaco. Il pensiero di Juliet nelle mani di un altro uomo era intollerabile, di un uomo che la stringeva e la baciava, che faceva l'amore con lei tutte le sere, che sarebbe stato il padre dei suoi figli...

Christopher soffocò un gemito strozzato, sperando che lei non se ne accorgesse. Attendeva la sua risposta, sapendo già quale sarebbe stata. Invece Juliet lo sorprese.

—Vi ringrazio, Christopher— disse con un garbo che celava una nota ostile. —Sarò lieta di essere vostra ospite a Morgan House per tutto il tempo che impiegherò a trovare un marito adatto a me.

Juliet si divincolò gentilmente dalla sua presa, e Christopher le guardò la schiena mentre si allontanava, le braccia strette intorno al corpo per ripararsi dal freddo. Dicembre era vicino e i primi accenni dell'inverno cominciavano a sentirsi.

La sensazione di averla persa iniziò ad albergare dentro di lui, e fu una sensazione talmente gelida da poter essere paragonata al freddo che apparteneva al tempo.

Si passò una mano sul volto, poi seguì il percorso che Juliet aveva compiuto per tornare alla fattoria e, nel frattempo, cominciarono a cadere dal cielo minuscole gocce di pioggia.

- IN REVISIONE - Loving Juliet.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora