13. Vecchi amici

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Tre giorni dopo, Christopher rifletteva ancora su quel bacio. Si sentiva stupido. Che cosa aveva fatto? Come aveva potuto farlo? Baciare la figlia di un barone e avvertire quella lacerante fitta di desiderio per una donna più giovane, quella che era poco più che una bambina, pur consapevole di poterla rovinare irrimediabilmente se non avesse avuto tanto buon senso era stata letteralmente una mossa stupida. Christopher sapeva riconoscere il bisogno famelico di possedere una donna, ormai. Ma con Juliet non sarebbe riuscito a fermarsi se non fosse stato per l'intervento di lord Palmer. Questo lo rendeva terribilmente colpevole. L'aveva lasciata a porsi decine di domande, l'aveva fatto senza guardarsi indietro perché, se avesse di nuovo incontrato lo sguardo della ragazza, avrebbe finito per baciarla ancora e ancora. Susan aveva ragione: quella situazione sarebbe diventata insostenibile per entrambi, un ingarbugliato ammasso di problemi che lui non poteva permettersi di affrontare. Era un duca e come tale doveva rispettare il proprio rango.

Ma Christopher non riusciva a darsi pace. Pensava al corpo di Juliet, alle sue labbra rosee e carnose, a quegli occhi nocciola che non avrebbe dimenticato nemmeno in cento anni di vita. E pensava a come quella ragazza minuta avesse risposto al suo bacio con tanta smania, con lo stesso, feroce trasporto, che aveva animato il suo bacio. Juliet non aveva mai baciato nessuno, e il duca ne era consapevole. In qualche modo era felice del fatto che fosse stato lui il primo uomo a sfiorare la sua bocca.

—Vedo che la tua mania di non acconciarti non è ancora passata di moda— disse dalla soglia una voce maschile in tono sornione. Lui riconobbe la voce ancor prima di vederlo. —Darcy White— disse con un sorriso. Per fortuna l'entrata del vecchio amico aveva trascinato con sé una bella distrazione dai suoi pensieri peccaminosi. L'uomo entrò nella stanza e Christopher si spostò dal lungo tavolo per andargli incontro. —Credo non ci vediamo da prima che mio padre... — Non pronunciò quella parola, "morisse", perché era consapevole che il ricordo del genitore defunto sarebbe riemerso con impeto e l'avrebbe travolto. —Sono stato impegnato— replicò Darcy. Era di un anno più grande di Christopher, amici di vecchia data, letteralmente, dal momento che erano praticamente cresciuti insieme e avevano condiviso moltissimo. Segreti, donne, passioni. Prima della morte del defunto duca di Morgan, Darcy era stato una presenza costante nella sua vita, ma da quando aveva conosciuto la tristezza di un figlio a cui il padre era stato portato via, qualcosa era cambiato. Si era allontanato, non perché non fosse in grado di sostenere Christopher, quanto perché non riusciva a leggere quella sofferenza sul volto dell'amico. Darcy era terribilmente empatico; avrebbe sofferto per la morte del duca tanto quanto suo figlio. Perciò aveva scelto di allontanarsi, ma Christopher conosceva il motivo e non lo biasimava.

—Sei il duca, adesso— sospirò Darcy posandogli una mano sulla spalla. —Come ti senti?—
—Come se non avessi la forza di farcela— ammise Christopher con un sospiro amareggiato. Evitò di rivelare che uno dei motivi principali per cui si sentiva così era che aveva conosciuto Juliet Palmer e che quella ragazza non se ne andava mai dalla sua mente. Darcy finse di pensarci su qualche momento, poi, con un sorriso allusivo, inclinò la testa. —Direi che hai bisogno di un diversivo. Questa tua nuova vita sembra davvero monotona e priva di divertimento.
Christopher scosse rapidamente la testa. Conosceva bene i diversivi ai quali Darcy si riferiva e meno che mai in quel momento avrebbe voluto cedervi. —Assolutamente no. Non se ne parla.—
—Andiamo!— controbatté Darcy scrollandolo per le spalle. —Una donna è esattamente quello che ti serve, Chris. Tutte quelle curve, i gemiti, le invocazioni di cristo e satana, il punto preciso in cui...

Christopher gli scansò la mano con un sospiro esasperato. —Non sono dell'umore, Darcy, davvero. Che ci fai qui?

L'amico lo guardò in tralice raddrizzando le spalle. —Presto dovrai sposarti e non potrai più divertirti— obiettò ignorando la domanda. —O meglio, potrai divertirti ma con il peso di una dannata moglie sulle spalle. Quant'é che non stai con una donna?
—Non sono affari che ti riguardino— sbottò il duca, cercando di non pensare a Juliet e a quanto avesse desiderato possedere ogni centimetro del suo corpo quel giorno che sembrava ormai lontano anni luce.
Darcy inarcò un sopracciglio. —Io dico che questa è la serata perfetta per ricordare i vecchi tempi — insistette. —Non hai tempo da perdere perché la società si aspetta che tu garantisca la dinastia dei Morgan. Ti servirà una moglie per adempiere a questo arduo compito, ma prima che te ne procuri una, che male c'è a spassarsela un po'? Lo hai già fatto in passato— gli ricordò stringendo gli occhi. —Sei per caso diventato intollerante alle donne?

Magari lo fosse stato, pensò Christopher. Almeno non avrebbe dovuto combattere con il pensiero fisso di Juliet Palmer che gli ottenebrava la mente. —No— disse tornando a guardare Darcy. —Ma non sono dell'umore. La prossima volta, magari.
—La prossima volta è adesso— replicò Darcy. Accarezzandosi il pizzetto biondo scuro, l'uomo aggirò il tavolo e gli si mise di fronte. —Non accetterò un no come risposta. Non ci vediamo da tempo e so benissimo che questo è ancora uno dei piaceri cui cedi prima.
Quando Christopher scosse la testa con un sospiro scocciato, lui non si scompose. —Andiamo.
—Ho detto di no, Darcy— sibilò il duca in tono duro. —Non farmelo ripetere. Perché insisti tanto?
Allora, l'espressione sul volto di Darcy, cambiò. Da solare divenne scura, divenne la personificazione della cattiveria, e là dove c'era stato un sorriso fino a poco prima comparve un ghigno. —Perché— rispose appoggiandogli una mano sulla spalla, —al bordello c'è esattamente qualcuno che fa al caso tuo.

Christopher incontrò lo sguardo dell'amico e intuì che Darcy sapeva più di quanto desse a vedere. Possibile che stesse parlando di Juliet? Juliet Palmer in un bordello? Ma che idiozie stava pensando!
—Smettila— gli intimò ancora. Stavolta era categorico. —Non verrò con te. Se tu vuoi andare, nessuno ti obbliga a non farlo, ma non costringermi a cacciarti di qui con la forza. Non sopporto le insistenze e tu lo sai.

Darcy alzò le mani come per dar segno che si fosse arreso. Ma Christopher lo conosceva troppo bene e scorgeva ancora quell'aura di malvagità sul suo volto. —Darcy, vuoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?
—Succede che se non ci vai tu, in quel dannato bordello, sono costretto a trascinartici io.

Darcy sollevò un braccio per dargli una pacca sulla spalla. L'altro sparì dietro la sua schiena e riemerse stringendo un'enorme pietra grigio chiara. Christopher intuì le sue intenzioni, ma era ormai troppo tardi. Darcy lo teneva per la spalla ed erano a soli pochi centimetri di distanza.
—Ci divertiremo da morire— sussurrò prima di colpirlo in fronte.

- IN REVISIONE - Loving Juliet.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora