35. Dimmi quello che voglio sapere

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Da quando Juliet e il duca di Morgan se ne erano andati, erano trascorsi solo quattro giorni, ma a Rose sembravano già molti di più. L'affetto che la legava a loro andava fuori da qualunque regola, ma la nostalgia aveva cominciato a fare breccia nel suo cuore nel momento esatto in cui, la prima sera, si era ritrovata di nuovo sola mentre Joshua succhiava il latte dal suo seno. Avevano detto che sarebbero tornati a prenderla, eppure nulla le faceva presagire che sarebbe davvero accaduto. Non sapeva nemmeno se lei lo volesse davvero. La sua quotidianità era quella, ormai. Però... se avesse desiderato, in fondo, una vita diversa? Se la sua famiglia non l'avesse ripudiata e non avesse voluto più saperne nulla di lei, era giusto sperare di tornare alla civiltà?

Quella mattina, all'alba, rammentò il momento in cui Christoper le aveva chiesto di sposarlo. Rose aveva rifiutato, consapevole dei sentimenti che il duca provava verso Juliet e che erano innegabilmente ricambiati.
Si fermò a riflettere.

Qualunque donna avrebbe accettato ciò che un duca era disposto ad offrirle, qualunque donna priva di principi morali o che avesse un minimo di buonsenso, eppure lei aveva rifiutato. Suo padre l'avrebbe definita un'inetta o, ancora peggio, una stupida. Rose non si sentiva tale.
Aveva fatto la scelta giusta;
in fondo, poi, non lo conosceva nemmeno.

E Dwight, ancora, dominava il centro dei suoi pensieri. Dwight, che l'aveva abbandonata senza curarsi di Joshua, del futuro a cui avrebbe condannato una ragazza di nemmeno vent'anni, l'aveva lasciata sola in mezzo al nulla con niente nelle mani. Si chiese come lui avrebbe reagito alla notizia che Rose era riuscita a sposare un duca. Il pensiero le fece nascere una smorfia sulle labbra. Forse, probabilmente, nemmeno gli sarebbe importato. Non credeva che avesse trovato l'amore altrove, ma soppesò il fatto che gli uomini avevano degli istinti che dovevano essere soddisfatti, e che Dwight si fosse gettato tra le braccia di qualche donna di poco contegno.

Fu sufficiente immaginarlo così, nudo o mezzo nudo, steso sopra un letto con a fianco una prostituta perché un groppo le chiudesse la gola e le facesse spuntare grosse stille di lacrime negli occhi. Era trascorso poco più di un anno dall'ultima volta che l'aveva visto, eppure sembravano vent'anni e pesavano come un macigno sopra lo stomaco. Non sapeva se sperare che lui l'avesse dimenticata o se credere che pensasse, a volte e magari per sbaglio, un po' a lei.
Rose l'aveva conosciuto e l'aveva amato, Joshua era il frutto di quell'amore che aveva creduto forte e sincero. Nonostante l'andamento delle cose, lei sapeva che Dwight era un uomo buono. Era consapevole di avere un figlio, anche se non l'aveva visto nascere, perciò non poteva averla dimenticata.

Prese il bicchiere colmo di latte che non aveva ancora bevuto e se lo portò davanti agli occhi, osservandolo e rigirandoselo tra le dita. Poi si avvicinò allo specchio -l'unico oggetto che Dwight le avesse lasciato di suo- e vi scagliò contro il bicchiere. Entrambi andarono infrantumi, facendo piovere schegge di vetro e gocce di latte sul pavimento.
Rose cominciò a piangere, forse come aveva fatto solo durante le prime settimane dall'abbandono di Dwight. Il rumore fece svegliare Joshua, che si unì al pianto insieme a lei. Avrebbe dovuto immaginarlo.

Cercò di riprendere fiato, facendo lunghi e profondi respiri. Doveva calmarsi se voleva far calmare anche suo figlio.

Si diresse nella stanza adiacente, dove Joshua riposava, e lo prese in braccio. Iniziò a cullarlo con dolcezza, ancora scossa dal tremore, e lo baciò sulla fronte. Il pianto si attenuò un po', ma poi tornò più forte di prima. Suo figlio aveva fame. Ma prima che Rose avesse il tempo di abbassare la stoffa della camicia da notte per offrire il seno alla sua bocca, la porta della cucina venne quasi divelta.

Allarmata, Rose si strinse forte Joshua al petto. I suoi sensi si misero subito in allerta. Chi mai poteva essere a quell'ora del mattino e con una tale veemenza?

Rammentò il giorno in cui era avvenuto un episodio simile, quando aveva offerto aiuto a un duca e una ragazza svenuta. Ma non poteva trattarsi di loro. Che motivo avrebbero mai potuto avere per usare una simile violenza?

Cercò di riflettere su come agire. Joshua continuava a piangere, ma lei non poteva soddisfare il suo bisogno di fame, non in quel frangente. Udì dei passi calpestare il pavimento e poi fermarsi davanti alla porta semiaperta della cameretta del bimbo. Tacque, non sapendo cos'altro fare.

Ti prego, Joshua, implorò mentalmente, smettila di piangere. Speranza vana, perché ormai, di chiunque si trattasse, doveva aver sentito il pianto. E sapeva che dentro quella capanna c'era un bambino piccolo.

Animata dall'istinto di protezione, Rose depose nuovamente Joshua nella culla ignorando le sue lacrime, e si affrettò ad estrarre il suo pugnale da sotto il cuscino. L'aveva sottratto al padre il giorno in cui era stata cacciata di casa, custodendolo per un anno intero senza mai aver bisogno di usarlo.
Lo strinse forte tra le dita, tentando di contrastare il battito tumultuoso del suo cuore con pensieri razionali. Il pianto di Joshua aumentò fin quasi a spaccarle la testa.

-Smettila di piangere, ti supplico!- esplose mentre i suoi sensi crollavano.

-Non può smettere- disse una voce maschile dall'altra parte della porta, mentre un paio di lunghe gambe fasciate da calzoni neri si facevano strada nella stanza. -E' un bambino e ha fame.

Rose deglutì la propria saliva amara. Capelli di un biondo scuro che contornavano meccanicamente un viso dai lineamenti spigolosi le si pararono davanti. Un uomo alto, con in mano una pistola, e un lungo mantello di daino. Il cuore le saltò rapidamente in gola.

Non riuscì a pronunciare una sola parola. Non si chiese nemmeno perché avesse una pistola e perché gliela stesse puntando contro, sapeva solo che aveva un figlio e che doveva proteggerlo a qualunque costo. Serrò le labbra e alzò ancora di più l'arma nelle proprie mani, guardandolo con odio e circospezione. -Chiunque voi siate, andatevene da casa mia.

Un sorriso cinico si dipinse sulle labbra dell'uomo. Era il tipo di sorriso di chi è abituato a comandare, un sorriso che lasciava aperta una strada sola: voleva farle del male.
Non disse niente per un po', limitandosi a squadrarla da capo a piedi. Poi ruppe il silenzio carico di tensione e abbassò la pistola.
-Non vi farò del male- disse, ma la sua espressione tranquilla lasciava intendere che ne aveva in realtà tutte le intenzioni. Rose non era sprovveduta. Non abbassò il pugnale, e quello nemmeno vacillò.
-Andatevene.

-Necessito del vostro aiuto. Voi avete delle informazioni che mi riguardano, e io posso tirarvi fuori da questa bettola oggi stesso se me le darete.

Rosea ggrottò la fronte, perplessa. -Di che cosa parlate?

-Le mie sentinelle mi hanno riferito che avete prestato ospitalità a un caro amico della mia famiglia e alla sua sposa, non è così?

Lei lo fissò senza capire. Il duca di Morgan era un amico di quell'uomo?Juliet la sua sposa? Non poteva riferirsi a loro, eppure Rose non aveva prestato soccorso a nessun altro nel corso della sua permanenza lì. Valutò se fosse davvero il caso di rilasciare le informazioni che l'uomo le stava chiedendo. Juliet e Christoper le erano sembrate persone di buon cuore, ma lui... Quell'uomo le incuteva timore. Si era presentato buttando giù la porta e con in mano una pistola. Non poteva avere davvero delle buone intenzioni.

-Io non so nulla- rispose sollevando il mento. -Vi prego di lasciare la mia casa.

-Questa non è una casa e voi state mentendo.

-Vi ho già detto che...

-Ascoltatemi attentamente se non volete finire nei guai- replicò lui, avvicinandosi lentamente. Il tono era diretto e tagliente e le gelò il sangue nelle vene.
-Vostro figlio non vedrà l'alba di domani se non soddisferete la mia richiesta. Perciò non ve lo chiederò una seconda volta: quando hanno lasciato questo posto e dove erano diretti?

***

SPAZIO AUTRICE:

Buongiorno, lettori! Mi piacerebbe sapere quali sono le vostre impressioni su questo capitolo, essendo un capitolo davvero vitale della storia. Pensate che Rose dirà la verità a Darcy o inventerà un qualche escamotage per salvare Juliet e Christoper? Fatemi sapere!


-Alicia

- IN REVISIONE - Loving Juliet.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora