Christopher doveva toglierle l'abito, ma non aveva idea di come cominciare. Le decine di amanti che aveva avuto in passato se l'erano sempre sbrigate da sole, perché lui non aveva mai avuto il minimo interesse nel perdere tempo a svestirle. In passato, era contato solo il desiderio di possedere un corpo femminile, nessun preliminare, nessuna dolcezza o gentilezza prima dell'atto. Perciò, osservando il vestito di Juliet, la sua fronte si corrugò. Eppure non poteva essere tanto complicato. Doveva solo...Prese un respiro lungo e avvicinò le mani al suo collo. L'abito di Juliet si chiudeva sotto il mento con un colletto bianco; i capelli increspati si erano arricciati alla base ed incuneati all'interno, tanto che creavano una specie di compressione tra la pelle e il tessuto. Christopher glieli sfilò con delicatezza, lasciando che ricadessero su una spalla. Sembrava un angelo, Juliet, mentre dormiva. La testa rivolta dalla parte opposta alla sua, le braccia cadenti lungo i fianchi, il respiro calmo e non più irregolare. Gli occhi chiusi facevano sì che le ciglia creassero un'ombreggiatura poco sopra gli zigomi appena pronunciati.
Un po' della preoccupazione di Christopher stava finalmente svanendo. A quanto aveva detto la ragazza, Juliet si sarebbe ripresa e non era in pericolo di vita. Poteva solo ringraziare Dio per quello.
Armandosi di pazienza, cominciò a sbottonarle il colletto. Quando i lembi del tessuto le si aprirono sul davanti, il duca sembrò ritornare a respirare. A tutti gli effetti, quel vestiario sembrava comprimere troppo la sua respirazione. Avrebbe dovuto pensarci subito. Si prodigò a toglierle il soprabito, che appoggiò sul pavimento di pietra, poi le tirò via le maniche di seta e le fece scivolare a terra. Adesso, Juliet indossava solo il corpino che le spingeva in su il seno nella sua moderata pienezza, e sotto la sottoveste. Christopher ebbe uno spasmo tra le gambe. Diamine, non era il momento di pensare a quello.
Inspirò quasi in modo brusco, poi le tolse la lunga gonna azzurra. Adesso sarebbe stato semplice per lui, negli anni passati, capire quello che doveva fare. Ma lì, distesa su quella branda, non c'era una delle sue amanti. C'era Juliet Palmer, la ragazza che nonostante i suoi tentativi di allontanare, non aveva mai lasciato la presa intorno al suo cuore. Dolcemente, allungò una mano e le accarezzò una guancia. Nel suo inconscio, non riusciva a pensare a cosa avrebbe fatto se lei fosse morta. Non vedeva un futuro davanti a sé senza il pensiero e la presenza di Juliet. Si riscosse immediatamente, e ritrasse la mano. Non poteva pensare a determinate ipotesi. Aveva cose più urgenti da fare in quel momento. Ma poi lo sguardo gli cadde sulle sue labbra e allora l'istinto fu pressoché irrefrenabile; Christopher si sporse su di lei e le sfiorò un angolo della bocca con la propria, chiudendo gli occhi. Fu un bacio leggero, gentile, timido come la prima foglia d'autunno, ma bastò a riscaldargli il cuore.
—Il brodo è quasi pronto— annunciò la voce della ragazza dalla soglia della porta. Dall'espressione del suo viso, Christopher intuì che doveva aver assistito al rapido bacio. Ma non sembrava sorpresa. La ragazza gli sorrise, poi avanzò verso di lui. Tra le braccia sosteneva un abito più semplice di quello che indossava Juliet, color verde salvia e con i polsini e la scollatura ricamati di pizzo. —Fatele indossare questo. Forse è un po' troppo grande, ma è l'unico che mi sia rimasto da quando sono... — S'interruppe come se temesse di rivelare troppo a quello che era a tutti gli effetti uno sconosciuto. Christopher si alzò in piedi e lo prese con garbo. —Vi ringrazio davvero, milady.
Lei annuì con dolcezza. —Mi chiamo Rose, Rosalind se preferite. E voi siete...?
—Christopher Morgan— si presentò lui. Con la mano libera le prese una mano e ne sfiorò il dorso con le labbra. Si accorse che le mani di Rose erano screpolate, le nocche attraversate da piccoli tagli arrossati. Quella donna doveva lavorare duramente. Eppure il suo portamento gli faceva intendere che non fosse nata contadina. Era elegante e aggraziata, a dispetto della stanchezza sul suo viso e del tenue tremore delle mani. Ombre scure cerchiavano gli occhi di un verde che sembrava bagnato, come i prati dopo un temporale.
A Christopher si spezzò il cuore.
Da quello che aveva intuito, Rose —Rosalind— era da sola e mandava avanti con le sue uniche forze quella fattoria.—Morgan? — gli chiese lei, alzando gli occhi al cielo come se stesse scavando tra i ricordi. —Morgan, Morgan... il duca? Siete il duca di Morgan House?
Christopher annuì. —Purtroppo è così.
Avrebbe di gran lunga preferito non nascere in quella famiglia, soprattutto avrebbe desiderato condurre un'esistenza normale, innamorarsi di una ragazza normale che avrebbe potuto sposare senza sentire sulle spalle il peso di un'unione non tollerata. Interruppe il flusso dei suoi pensieri, perché stava di nuovo pensando a un futuro con Juliet e Juliet non sarebbe mai potuta diventare sua moglie.
Tra le sopracciglia di Rose si formò un cipiglio.
—Purtroppo?—È una lunga storia, Miss Rosalind— sospirò lui. —Ma sarò ben contento di raccontarvela domani.
Rose annuì in modo confidenziale.
—Scaldatela— indicò Juliet che era rimasta a braccia nude con solo il corpino e la sottoveste, — dovrei avere della legna di fuori, quella che è rimasta, ma spero basterà ad accendere un fuoco. Lo spero davvero.Christopher le sorrise, grato. Si rese conto per la prima volta di quanto fosse stato fortunato a trovare la sua fattoria. Senza l'aiuto di Rose, a quell'ora lui e Juliet sarebbero caduti in pasto ai lupi, o peggio...
D'istinto ripensò a Darcy, e a quello che aveva fatto a lui e a Juliet. Digrignò i denti, giurando a se stesso che in qualche modo avrebbe pagato per le sue azioni. Ma quello non era il momento di arrovellarsi la mente sul metodo per impartirgli una lezione. Doveva coprire Juliet e poi sarebbe corso ad aiutare Rose. Lavorava già troppo duramente per essere una donna così giovane, almeno l'avrebbe sollevata dal trasportare il peso della legna.
Cautamente, Christopher cercò un modo per far girare Juliet su un fianco in modo da infilarle l'abito nuovo. Lei si lamentò un po', ma non si svegliò. Il duca sorrise. Nonostante lo svenimento, il rapimento e il fumo, Juliet non era morta. Lui sapeva quanto fosse forte e testarda. Non avrebbe permesso nemmeno alla morte di spegnerla.
—Riposati— sussurrò al suo orecchio quando le ebbe finalmente infilato il vestito, richiudendo i bottoni sul davanti. Era consapevole che Juliet non poteva sentirlo, eppure non poteva fare a meno di parlarle come se lei fosse vigile e sveglia. Perché le mancava da morire la sua voce, la nota bellicosa che accompagnava ogni sua parola, animata da un fremito di dolcezza che anche sforzandosi Juliet non riusciva a nascondere.
Le accarezzò di nuovo la guancia e la baciò sulla fronte, chiudendo gli occhi. Sperava che si svegliasse presto perché non credeva di poter resistere ancora senza vedere di nuovo i suoi meravigliosi occhi. Un moto di commozione lo scosse, ma Christopher non pianse. Lei si sarebbe ripresa ed era solo questo che contava. Fermo nelle sue convinzioni, si alzò in piedi e raggiunse Rose fuori dall'abitazione, determinato ad aiutarla con la legna. Il cielo era ancora scuro, ma presto sarebbe giunta l'alba, perché una striscia rosata delimitava il confine con le colline in lontananza. Faceva freddo e tirava il vento, ma forse, con un po' di fortuna, non avrebbe piovuto. Non ne poteva più della pioggia e così doveva essere per Rose, a giudicare dalle condizioni del suo orto.
—Vi ringrazio— gli disse lei quando lo vide arrivare al suo fianco. —Questa legna sarà piena di termiti, ma io non so come si gestisca, purtroppo.
Christopher le afferrò il braccio quando Rose fece per abbassarsi per prendere i ciocchi.
—Non preoccupatevi, Rosalind, ci penso io qui. Potete rientrare, state al caldo, non avete bisogno di altri pesi sulle spalle.Gli occhi di lei si inumidirono, Christopher lo notò, e provò di nuovo un moto di compassione. Non riusciva a immaginare cosa dovesse essere accaduto a quella ragazza così gentile, così forte eppure fragile. E sperava, sopra ogni cosa, che non lo avrebbe scoperto mai.
Non avrebbe risposto di se stesso nel caso in cui avesse compreso che qualcuno aveva fatto del male a una donna simile.
***
SPAZIO AUTRICE: Ehi, ehi! Vorrei sapere una cosa, per rendermi conto se i personaggi si stanno delineando nel modo in cui vorrei: quali sono le vostre opinioni su quest'ultima entrata in scena? Che cosa pensate di Rose? Fatemelo sapere nei commenti <3
-Alicia Jk
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- IN REVISIONE - Loving Juliet.
Storie d'amoreWest Sussex, 1837 Juliet Palmer è la semplice figlia di un baronetto di campagna e paventa il giorno in cui dovrà sposarsi, conscia del fatto di non essere all'altezza delle belle fanciulle dell'aristocrazia londinese. Da sempre immersa in libri e...