41. La carezza di un padre

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West Sussex, sei giorni dopo
 
Seduta al tavolo del salottino privato di Morgan House, Juliet osservava da lontano le fiamme del focolare creare una danza antica quasi quanto il mondo. Era ormai la sua routine da quando erano tornati a casa, all'incirca una settimana prima, grazie alla truppa di Darcy White che gli aveva indicato la via più breve, e Christopher l'aveva praticamente obbligata a trasferirsi da lui. Lo aveva fatto anche con suo padre dopo aver dato a Darcy la sepoltura che meritava e ora lei, John Palmer, la piccola Clarice e Rose e suo figlio alloggiavano nell'immensa tenuta dei Morgan e per tutti era il regalo più bello che si potesse sognare.

Lei, d'altro canto, non aveva altro pensiero in testa se non quello che Christopher le aveva realmente chiesto di sposarlo. Lei, Juliet Palmer, stava per diventare una duchessa. All'inizio la cosa l'aveva terrorizzata, ma le era bastato guardare Christopher perché ogni dubbio e incertezza svanissero. Sulla soglia dei suoi ventun anni, Juliet aveva compreso che c'era ancora qualcosa che potesse darle speranza per il futuro: lei l'aveva trovato in Christopher e mai avrebbe permesso a qualcuno o qualcosa di portarglielo via.

Sollevò la testa per gettare uno sguardo al dipinto che dominava la parete della biblioteca e un mesto sorriso le curvò le labbra.
Gli occhi di Olivia la guardarono di riflesso, ma lei sapeva che non la stavano guardando realmente. Non poteva biasimare Christopher per non aver ancora gettato via quel dipinto. Olivia era stata una parte della sua vita e anche se ormai apparteneva al passato, il suo ricordo non sarebbe mai sbiadito. Era davvero bella, questa era stata la prima cosa che Juliet aveva pensato non appena l'aveva vista, ma per qualche strana ragione non si era sentita né in secondo piano né messa da parte. Era consapevole dei sentimenti che la univano al duca e sapeva con certezza che lui non l'avrebbe mai fatta sentire inferiore a nessuno.

Piano, poi, la porta della biblioteca si aprì. John Palmer si diresse verso di lei a piccoli passi. Non si era ancora del tutto ripreso, ma la sua forza di spirito si era fatta viva quando aveva chiaramente dichiarato che non era pronto a lasciare questo mondo e a fatica aveva cominciato a rifocillarsi conciliando i pasti con un degno riposo. Sua figlia era orgogliosa della tenacia che stava dimostrando, come in fondo lo era sempre stata. Sapeva che anche sua madre lo avrebbe ammirato se fosse stata ancora in vita.

–Di sopra ci stavamo chiedendo che fine avessi fatto, tesoro– disse John prendendo posto sul divanetto accanto a lei. –Ho immaginato che fossi nel tuo posto preferito.

Juliet gli sorrise distogliendo lo sguardo dal dipinto. –Avevo bisogno del fuoco e dei miei libri. Mi conoscete più di quanto credevo, padre.
–Oh, ti conosco meglio di quanto conosca me stesso– replicò lui con un piccolo sorriso. –Allora, sei pronta a diventare la nuova signora di Morgan House? Mancano solo un paio di settimane!

Un tempo, di fronte a una domanda simile, Juliet si sarebbe ritratta, avrebbe stretto i pugni e scosso la testa informando ancora una volta suo padre di quanto si sentisse inadatta a rivestire quel ruolo. Ma quel giorno, nei suoi occhi e nei suoi gesti, non c'era alcuna traccia di timore. Era sicura di se stessa forse come non lo era mai stata in vita sua. Poteva ringraziare solo una persona per questo.
–Sì, padre. Sono pronta– gli rispose tranquilla. –Io amo Christopher.
John chiuse gli occhi, poi li riaprì regalandole un altro sorriso delicato. –Chiunque se ne accorgerebbe se ti vedesse parlare di lui.
Di slancio, Juliet lo abbracciò dando sfogo a lacrime leggere che non avevano nulla a che fare col dolore. –Non ho più paura da quando ho lui.
–Lo so. E comunque, sono state rare le volte che hai avuto paura nella tua vita, Juliet.

Lei gli affondò il viso nell'incavo della spalla, e chiuse gli occhi. Ora sapeva che suo padre non l'aveva mai sottovalutata come aveva sempre immaginato, ma che al contrario aveva creduto in lei dal momento in cui era venuta al mondo. E non c'era cosa che al momento la gratificasse di più.
–Sarai un'ottima duchessa– le sussurrò accarezzandole la cuffia bianca che le nascondeva i capelli. –Sappi che sono fiero della donna che sei diventata, Juliet, e che lo è anche tua madre.

Allora, le lacrime sgorgarono definitivamente con più impeto, stavolta colme di sofferenza. Lo sperava davvero. Amanda le mancava da morire, ma aveva ancora suo padre, un padre che poteva stringere, accarezzare e amare per due perché era certa fosse questo che sua madre avrebbe desiderato.
–Vi voglio bene, padre mio.

La mano di John le accarezzò una guancia con dolcezza. Juliet seppe che anche lui aveva cominciato a piangere perché quando le rispose la voce gli tremava. –Te ne voglio anch'io, Juliet. Te ne voglio anch'io.

- IN REVISIONE - Loving Juliet.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora