11. Desiderio proibito

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Juliet non sapeva come dovesse sentirsi. Se rilassata perché finalmente aveva potuto percepire sulle proprie labbra il sapore di quelle di Christopher, e quindi felice, o terrorizzata perché mai e poi avrebbe dovuto permettersi di baciare un uomo all'infuori del matrimonio. Era terrorizzata da quello che avrebbe detto suo padre se solo li avesse scoperti, ma poi considerò che la vera ragione per cui quel terrore si era impossessato di lei era che il bacio di Christopher stava mandando in frantumi ogni fibra del suo corpo, e ogni sua certezza stava crollando inibita dalla potenza delle sensazioni che si stavano scatenando dentro quell'essere minuto. Le labbra del duca erano morbide ma audaci al tempo stesso; sembrò che la terra avesse aperto una voragine sotto i loro piedi, tanto che la ragazza temette che nel giro di un attimo entrambi sarebbero sprofondati. La confusione e il piacere si mescolarono in lei, che venne colpita da essi con una violenza inaudita. Le sembrò di sciogliersi contro il corpo di Christopher.

Si sentiva debole, Juliet, perché sapeva di doversi sottrarre alle mani di lui, a quelle labbra che solleticavano le sue, che marchiavano ogni millimetro della sua carne con dolcezza eppure con una certa dose di prepotenza. Lei non provava paura come di certo avrebbe dovuto; si sentiva libera, senza remore, e non si stava comportando da perfetta lady, ma nemmeno di quello le importava. Le dita di Christopher le accarezzavano la pelle del viso come volessero tracciare un mosaico delicato, e sotto il suo tocco Juliet tremava di un piacere che mai aveva sperimentato nella sua giovane vita. Lui non parlava, lei avrebbe voluto aprire gli occhi per capire meglio cosa stava succedendo tra loro ma Christopher la spinse contro la porta e fece aderire i loro corpi come fossero un unico essere. Juliet cominciò a non capire più nulla. La testa e la mente cominciarono a vorticare. Sembrava essere calato il silenzio attorno a loro, niente più pioggia fuori dalla finestra, niente più signori Palmer al piano di sopra, niente eccetto le loro bocche che, bramose, si assaporavano.

E poi, d'un tratto, le labbra di Christopher si separarono dalle sue. Juliet tacque per alcuni secondi, fissandolo e cercando di capire perché il suo cuore stesse battendo a una tale velocità che avrebbe potuto spezzarle le costole. Non riusciva a capire. Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? Era stato per la sua inesperienza che lui si era all'improvviso ritratto? Anche lei si allontanò imbarazzata. Christopher sembrava scosso, ma Juliet lo era certamente di più.

—Perdonatemi, Juliet— sussurrò scuotendo la testa come per cancellare quello che era appena successo tra loro. —Io non avrei dovuto farlo.
Lei si morse l'interno di una guancia fino a farsi male. Oppose resistenza alla sua voce interiore finché poté, ma alla fine fu costretta a porgli la domanda che più la terrorizzava. —Non vi è... piaciuto?

Christopher la guardò a lungo, intensamente, e il mondo scomparve di nuovo agli occhi di lei. Le mancò il fiato per alcuni istanti, mentre la sua mente cercava di convincersi che qualunque risposta lui avesse dato non sarebbe stata un'offesa. Allungò una mano e le sfiorò una guancia con una carezza leggera e delicata. La pelle era calda ma ruvida, eppure questo lo rendeva ancora più attraente. —È stato uno dei baci più belli che abbia mai sperimentato in vita mia.
Una piccola e profonda parte di lei sospirò di sollievo. Eppure sapeva che quel bacio era stato un errore, che non era giusto nei confronti dell'uomo che sarebbe diventato in futuro suo marito, che mai avrebbe dovuto concedergli una simile familiarità. —Tuttavia vi sentite in colpa — disse amareggiata.

Christopher non seppe cosa risponderle. Se si sentiva colpevole di aver provato certe sensazioni? Se aveva percepito nei pantaloni un bisogno che avrebbe voluto soddisfare lì, subito, nel salottino privato della residenza dei Palmer? O se si sentiva in colpa perché, se non fosse stato dotato di una buona dose di razionalità, avrebbe preso Juliet Palmer fin dal primo momento che l'aveva vista? Ma come poteva rivelarle tutto quello? A lei, che era ancora una bambina, che di certo non aveva idea dell'effetto che aveva su un uomo come lui solo rivolgendogli un semplice sguardo. Si sentiva un idiota. Eppure era stato lui a chiederglielo; solo un bacio, concedetemi solo questo, Juliet, vi prego, questo le aveva detto. No, l'aveva praticamente supplicata. Lei lo aveva accontentato. Ora non poteva —né doveva— aspettarsi altro.

—Juliet, io...
Si passò una mano sulla fronte. I capelli sembravano essersi asciugati e ora cominciavano ad arricciarsi, come di natura.
—Non volevate baciarmi?— gli chiese lei timidamente. Era la prima volta che Christopher percepiva una nota imbarazzata nel suo tono di voce. —O non volete baciarmi ancora?
—Io volevo baciarvi e voglio farlo di nuovo— gemette lui quasi disperato. Il cuore gli batteva a un ritmo spropositato, gli rimbombava nelle orecchie, il sangue era affluito al volto e lo faceva ribollire. Come poteva spiegarglielo senza sembrare un animale?
—Vorrei baciarvi tutti i momenti di ogni giorno che verrà, Juliet, davvero, e non... io non riesco a capire.
Confusa e turbata, Juliet si portò una mano al collo cercando di controllare i suoi battiti accelerati. Che cosa stava dicendo? —Cos'è che non capite, Christopher?
Sentirla pronunciare il suo nome gli provocò un lungo brivido di piacere. Maledizione, si stava decisamente cacciando in una situazione più grande di lui, più grande di entrambi, e ne era consapevole sopra ogni altra cosa.
Le sollevò il mento con due dita, costringendola a guardarlo dritto negli occhi. —Voi volete baciarmi? A voi è piaciuto, Juliet?

Ma Juliet non ebbe il tempo per rispondere che sì, quanto avrebbe desiderato che la baciasse di nuovo, perché contro le spalle avvertì la presenza di quello che era stato il suo incubo peggiore da quando si era chiusa in quella stanza con il duca. Pochi secondi dopo, Lord Palmer aprì la porta e si erse in tutta la sua altezza davanti a Christopher, ignorando completamente la figlia che sembrava pronta a svenire da un momento all'altro.
Il duca era alto quanto lui, ma lo sguardo di John Palmer non era delicato quanto il suo, tutt'altro. Lo scrutava con gli occhi socchiusi, il collo appena inclinato, le labbra tirate in una linea dritta. Ma Christopher non diede segni di cedimento né di timore. Sotto lo sguardo tremulo di Juliet, il duca era adesso più potente di suo padre e di qualunque altro uomo lei avesse mai conosciuto.
—Lord Palmer, deduco— disse con una cortesia che fece sciogliere le gambe della ragazza, che lo fissava incapace di reagire.
L'uomo curvò le labbra in un sorriso scettico. —Non abbiamo ancora avuto il piacere di fare conoscenza, Lord Morgan— replicò atono. Non sembrava arrabbiato, considerò Juliet stupita, quanto piuttosto curioso. —Però, prima di cominciare con le presentazioni, vorrei che rispondeste a una sola domanda: perché avete chiesto udienza solo con mia figlia? E perché, in nome del cielo, sembrate appena uscito da un pantano?—

- IN REVISIONE - Loving Juliet.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora