34. I ricordi di un padre

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Sedici anni prima

-Fa’ attenzione ai capelli, Anne, o glieli strapperai tutti!

La voce melodica di Lady Palmer raggiunse le orecchie del marito ancora prima che entrasse in biblioteca. Non era inusuale che le sue figlie giocassero nel locale -e per giocare, loro intendevano pettinarsi i capelli a vicenda- e per lui, un uomo che prima del matrimonio era stato rigido e impettito come il generale di un esercito, sentirle ridere era diventato un toccasana quotidiano.
Entrò in biblioteca con un sorriso genuino che sua moglie salutò con uno identico. Forse non la amava, ma l'affetto che li legava era probabilmente maggiore di qualunque amore potesse unire due persone. Erano stati obbligati a sposarsi e, sebbene al principio nessuno dei due avesse accettato la situazione, col passare del tempo e la nascita delle loro figlie erano riusciti a costruire un sentimento puro e sincero.

-Ah, eccoti qui- disse Amanda scuotendo la testa. -Credo che Anne stia per commettere un omicidio sui capelli di Juliet, John.

John Palmer rise, e la sua risata arrivò presto alle orecchie della primogenita che, lasciando cadere la spazzola con la quale stava cercando di acconciare la capigliatura crespa della sorellina, si precipitò ad abbracciarlo. -Non è vero, padre- s’imbronciò. -È lei che non sta' mai ferma!

Juliet, che aveva sette anni appena compiuti, li raggiunse saltellando.
-Anne non è capace!- esclamò aprendo la bocca a cui mancavano due denti.
-Dice sempre che è colpa mia, ma non è vero!
Amanda Palmer allungò una mano e arruffò i capelli della figlia minore, sospirando. -Credo che la colpa in effetti sia dei tuoi capelli, Juliet.
La piccola Juliet incrociò le braccia sul petto sbuffando. -Voglio avere i capelli di Anne.
-Non puoi- la canzonò Anne ridendo.
-Perché sono miei.
-Brutta…
-Juliet- la ammonì suo padre con tono vagamente severo. -Lascia stare tua sorella e vieni qui.

Gli occhi di Juliet, del colore che John attribuiva a quello dei gusci delle noci, si illuminarono. Raggiunse il barone e lui la prese in braccio. -I tuoi capelli diventeranno bellissimi, un giorno- la rincuorò con dolcezza. -Quando ti sposerai, saranno talmente morbidi che tutti gli invitati avranno voglia di toccarli. Vedrai.

Ma i capelli di sua figlia minore non erano più diventati morbidi. Quello fu il primo pensiero a svegliare John Palmer, una mattina di un giorno che non poteva identificare. Non sapeva che ore fossero e per quanto avesse dormito; era solo estremamente conscio della brama di sete. Tutto il suo corpo gridava per i bisogni della vita, il cuore sembrava volergli rompere le costole per il dolore e la sofferenza dei ricordi. Sua moglie, sua figlia, Anne che era lontana e ignara degli ultimi avvenimenti. E Juliet, così piccola e combattiva, che era chissà dove...

Lo avevano incatenato e i suoi polsi erano striati di orrende abrasioni, così come le caviglie. Gli avevano tolto i vestiti e lasciato addosso solo una coperta impolverata. Forse, aveva pensato, avevano voluto umiliarlo. Ma per quale motivo? E soprattutto, perché quell’uomo voleva Juliet a tutti i costi? Pian piano, nonostante le poche forze che gli erano rimaste, John era arrivato alla conclusione che il suo rapitore fosse in qualche modo legato al duca di Morgan di cui sua figlia si era invaghita. Poteva essere per quello? Ma un tale sentimento poteva far scaturire l’ira di un uomo al punto da commettere un omicidio e un rapimento unito a una tortura fisica e mentale?

Non riusciva a capire.
Tutto, alla fine dei conti, ruotava intorno a sua figlia. L'uomo gli aveva dato un ultimatum, ma lui non poteva sapere dove lei si trovasse né se fosse ancora viva. Il pensiero gli tolse il respiro. Juliet doveva essere viva. Perché la conosceva, e sapeva che dentro di lei ardevano un fuoco e un coraggio di cui non tutti erano disposti. Era sangue del suo sangue.

Ma, nonostante questo, sentì comunque gli occhi inumidirsi. Una morsa atroce gli strinse lo stomaco. Juliet gli mancava, gli mancava da morire. Il suo unico pensiero era quello di ritrovarla per rivederla almeno un’ultima volta, perché, se avessero continuato a torturarlo, sapeva che non sarebbe sopravvissuto. 
Strinse i pugni e il dolore lo riscosse dai suoi pensieri.
-Juliet- sussurrò contro la polvere, consapevole che nessuno, a parte il silenzio, era in grado di udire le sue parole
-Torna a casa. Ti supplico, bambina mia.

- IN REVISIONE - Loving Juliet.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora