Niente ha più senso. (Capitolo 10)

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Sono qui.
In una cella.
Al freddo.
Ormai sono ore che sono nell'angolo di questa stanza a piangermi addosso.
Non oso immaginare il mio aspetto.
Ma non è questo che mi importa ora.
L'ho perso,per sempre.
Mi addormento con il ricordo dei nostri momenti più belli.

***

«Ora della colazione!»una voce poco femminile mi sveglia.

«Non ho fame»dico con un filo di voce.

«Come vuoi,sappi che non mangerai fino a stasera.»mi avverte come se mi importasse.

Non le rispondo,rimango sdraiata di lato a fissare il muro.

Inizio a pensare a ieri sera...

Io che non faccio nulla,rimango lì impalata a guardare,senza fare niente.

Jerome a terra tra le mie braccia...le sue ultime parole...

Senza accorgermene tante lacrime rigano il mio viso.
Dubito che vivrò ancora...nulla ha più senso senza di lui.

A l'ora di pranzo decido di uscire fuori da quella cella...erano ormai giorni che rimanevo lì e non mangiavo...bevevo semplicemente acqua.

Mi scortano fino ad una stanza tutta grigia,l'atmosfera è triste.
Ci sono molti tavoli grigi
Cerco un tavolo vuoto ma sono tutti pieni.
Giro per i tavoli finché una ragazza dai capelli biondi fragola mi fa cenno di avvicinarmi,mi giro per essere sicura che parli con me,non vorrei fare le mie solite figure di merda anche qui...non trovo nessuno dietro di me quindi avendo la conferma che la sconosciuta parlava con me,mi dirigo verso di lei.

«Ciao,tu devi essere la nuova ragazza che non voleva uscire dalla sua cella,piacere Catherine.»dice con un sorriso porgendomi la mano.

«Piacere,Riley.»dico stringendole la mano con un finto sorriso.

Mi fa cenno di sedermi accanto a lei.

«Come mai sei qui?»mi chiede.

Abbasso la testa e all'improvviso tutti i ricordi mi distruggono.
Cerco di non piangere.
Non posso,non davanti a tutti.

«Domanda sbagliata...io sono qui per aver ucciso mia madre,mio padre e il mio fratellino di 3 anni.»dice con disinvoltura.

Mi giro di scatto.

«Non mi guardare così...avevo motivazioni.»dice alzando gli occhi al cielo.

«Illuminami.»dissi.

«Rompevano sempre...si aspettavano tanto da me solo perché ero la sorella maggiore...ero sempre quella zitta che subiva ogni loro lamentela...mio fratello che urlava sempre...sopportavo perché mi ripetevo che me ne sarei andata da quella casa,ma un giorno giravo tra i canali della tv e mi imbatto nel discorso di un ragazzo dalla chioma rossa che mi ha illuminata,mi ha fatto capire che la sanità mentale è solo una prigione nella nostra mente,che si può scegliere...che posso essere libera,posso essere chi voglio e fare quello che voglio.
Allora quella stessa notte uccisi i miei genitori e strappai le corde vocali a quel piccolo mostriciattolo.»disse con tono incazzato e stringendo i pugni per poi sbatterli forte sul tavolo,una lacrima le rigava il viso.

Jerome...evitai il discorso "Jerome"
Le asciugai la lacrima e le rivolsi un sorriso amaro.

«Tranquilla,chiunque può sbagliare.» le dissi sorridendole.

Ma lei si girò con un sorriso

«Ma io non ho sbagliato.»disse con la voce singhiozzante.

«le voci nella testa lo hanno fatto,io sono innocente.»urlò in lacrime.

In Love With A Psychopath♡Jerome Valeska♡Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora