Capitolo 16

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Sempre e mai sono quasi la stessa cosa.
Elizabeth Jane Howard

Amelie guardò affondo il volto arrossato e rigato dalle lacrime di Abby che in quel momento la guardava come se avesse avuto due teste <<Amelie>>sussurrò poi sconvolta e la mora annuì energicamente e si sedette sulla sedia posta difronte all'amica appoggiando poi il proprio vassoio sul tavolino in legno

<<sono io>>disse poi in un sospiro la mora <<mi dispiace se quando sei venuta in libreria non ti ho riconosciuta ma temevo che tu non ti ricordassi di me,é passato tanto tempo>>aggiunse poi,pronunciò le ultime parole con tristezza e il suo sguardo cadde sul braccialetto che le aveva regalato

<<no tranquilla sono stata io la stupida a non chiedertelo>>poi con un gesto veloce della mano si asciugò le lacrime e tirò un po' su col naso,Amelie intenerita le passò poi un fazzoletto che la bionda accettò volentieri sussurrandole un grazie.

Abigail abbassò lo sguardo fino a puntarlo sul raffinato e consumato braccialetto <<non lo hai mai tolto?>> le domandò poi Amelie riferendosi a quest'ultimo e rimproverandosi poi mentalmente per la sua solita ficcanasaggine
<<mai>>disse in un fil di voce la bionda <<ogni volta che mi sentivo giù di corda lo guardavo ricordandomi di te>>dopo di che sorrise leggermente e la mora ricambiò contenta e rimanendo stupita dopo tanto tempo passato sotto il regime dell'apatia.

La la ragazza difronte a lei fece un respiro profondo cercando in qualche modo di calmarsi,notò sul piccolo piattino l'invitante fetta di dolce
<<hai sempre la passione per la crostata ai lamponi,mi ricordo che tu amavi letteralmente quel dolce>>disse con voce un po' rauca e smorzata dal recente pianto,la mora ridacchiò e non poté far altro che annuire

bevve qualche sorso del suo cappuccino e offrì un pezzo del gustoso dolce a Abby ma quest'ultima rifiutò gentilmente,poi una volta averlo divorato Amelie appoggiò con delicatezza la mano su quella della ragazza

<<Abigail c'è qualcosa che non va? Perché prima stavi piangendo?>> disse seria lasciando a dopo i convenevoli,la bionda la guardò assorta per qualche minuto come indecisa sul da farsi e poi asciugandosi ancora qualche lacrima si schiarì la voce

<<sai dopo quella notte in cui quel verme mi ha fatto il suo cosiddetto regalo di compleanno è stato un inferno per me,lo lasciai,i miei genitori morirono e poi passai i due anni peggiori della mia vita>>si asciugò un'altra lacrima che furtiva le aveva rigato una rosea guancia mentre Amelie non dicendo niente strinse un po' di più la mano dell'amica e con il suo pollice iniziò ad accarezzarle il dorso per confortarla in qualche modo  

<<mi trasferì qui a Milano e fortunatamente incontrai Riccardo che credo sia una delle cose buone che mi siano capitate in questa vita>>improvvisamente la mora ricollegò a quando lei gli aveva chiesto di scrivere quel nome sul bigliettino del regalo

<<ma non tutto va sempre liscio>>aggiunse poi Abbie tirando nuovamente su col naso e girandosi iniziò a rovistare nella sua borsa finì a quando tirò fuori un bigliettino tutto stracciato e mal ridotto,glielo passò e Amelie prendendolo fra le mani lesse la scritta in latino e poi guardò stranita Abigail

<<È opera di quel verme di Giacomo che ha iniziato a mandarmi questi messaggi più di una settimana fa,me li manda tutti i giorni facendomeli trovare a casa o a lavoro,ricordandomi che mi tiene d'occhio>>disse poi la bionda con voce rabbiosa e allo stesso tempo tremolante,la mora lesse più e più volte la frase osservando l'ordinata calligrafia,la stessa del bigliettino di Ermal.

Tutto le sembrava un enorme rompicapo pieno zeppo di punti di domanda a cui dare una risposta,accarezzò con il pollice la superficie ruvida della carta e poi si alzò sotto gli occhi confusi di Abigail
<<vieni ti porto a casa mia>>e le sorrise bevendo l'ultimo sorso del suo cappuccio per poi appoggiando distrattamente la grande tazza.

Nei tuoi occhi c'è il cieloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora