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Alexa viene svegliata da strazianti urla, cosí decide di mettersi sulla sedia a rotelle e incomincia ad urlare di voler essere liberata.
Smette di urlare non appena ode una voce femmimile un po' familiare, la quale sussurra:"Smettila di urlare. Se continui, loro ti penseranno che tu sia matta e tutto ciò dovresti proprio evitarlo."
Le arriva un soffio di fumo in faccia.
La ragazza si mette accanto alla piccola finestra della porta mostrando il suo viso, é la ragazza dai capelli rossi della notte scorsa, la quale le sorride, portandosi nuovamente la sigaretta alla bocca. Alexa la fissa, è così carina e magra.
Alexa:"Tu chi sei? E perché mai vorresti aiutarmi?"
La ragazza si avvicina ancora di più, sussurrando:"Io sono Dahila e per qualche assurda ragione credo che diventeremo molto amiche."
Alexa:"Beh, io non mi fido di nessuno e non ho amici. Ergo, fai in modo che mi liberino, sto per diventare claustrofobica."
Dahila:"Ah... il classico. La nuova arrivata che si crede superiore agli altri, la quale crede che non avrà mai a che fare con la gente di qui."
Alexa:"No, semplicemente non capisco il perché di questa tua voglia di aiutarmi."
Dahila le sorride e si allontana pian piano, emanando un sacco di fumo alle sue spalle.
Alexa muore dentro sentendosi sempre più inpotente, così decide di moredersi il labbro inferiore, cercando di esprimere la sua rabbia in qualche modo. Non se ne accorge nemmeno, ma il suo labbro sta già sanguinando.
Viene distratta dal rumore delle chiavi che proviene da non molto lontano.
Entra una donna bionda, seguita da un signore sulla quarantina circa, il quale prova ad accarezzarle la testa, ma Alexa si sposta immediatamente.
Avrebbe tanta voglia di sputargli in faccia, ma improvvisamente le tornano in mente le parole di Dahila.
L'uomo di fronte a lei ritira la mano, poggiandosela sulla cravatta con l'intento di sistemarla con aria molto imbarazzata, poi si rivolge alla donna che si trova di fianco a sé, dicendo:"Signorina, può andare."
La bionda risponde a tono:"Mi dispiace contraddirla, signor Tonkin, ma il regolamento non lo permette."
Il signor Tonkin:"So benissimo cosa prevede il regolamento, ma qualcosa mi dice che per l'incolumità del suo lavoro lei dovrà varcare la soglia di quella porta." Accenna un ghigno, e la bionda, con gli occhi fuocosi dalla rabbia obbedisce.
Alexa resta in silenzio e come al solito, tutto le fa schifo.
Il signor Tonkin si siede sul letto, la guarda in modo perverso, poi sussurra:"Il mio nome è Gerald Tonkin,  sono lo psicoanalista di questo posto. Girano molte voci su di te. Ma tu? Tu cos'hai da dire?"
Alexa resta in silenzio.
L'uomo alza la voce e sillaba:"Ti suggerisco di parlare."
Alexa:"Mi dica, cosa cazzo vuole da me? Vuole che io ricambi i suoi sguardi perversi o si accontenterebbe anche che io la lasciassi imporre la sua autorità? Di cosa ha bisogno principalmente?"
Gerald:"Parliamo di ciò che vuoi tu."
Alexa:"Io voglio soltanto che quelli come lei vengano uccisi nelle maniere più disumane che esistano, e che infine i loro cuori vengano dati in pasto ai cani."
Gerald accenna un ghigno, poi si avvicina alla ragazza mettendole una mano sulla spalla senza permetterle di ribattere. Poi, avvicinandosi al suo orecchio sussurra:"Tesoro, stai partendo con il piede sbagliato, io sono qui per aiutarti." Gli sposta una ciocca di capelli dal collo e riprende:"E poi, diciamoci la verità, con tutte queste donne, avrai pur bisogno di soddisfare le tue voglie con un uomo."
Le porge un bacio sul collo.
Alexa resta immobile, il signor Tonkin esce dalla camera, subito dopo entra l'infermiera bionda di prima.
La bionda le tira uno sguardo perplesso, poiché il volto di Alexa è rigato da molte lacrime.
La donna esclama:"Alexa, puoi andare in sala ritrovo se vuoi, a patto che tu ti comporti bene."
Alexa annuisce, poi viene trasportata nella sala di ritrovo. Vi si trovano un sacco di donne. Una donna canta, un'altra balla, un'altra ancora coccola un bambolotto di pezza, molte altre si comportano in modo abbastanza bizzarro. Ad Alexa viene da piangere, ma come al solito si ripete "io non provo nulla." Se lo ripete talmente tante volte, che ormai ci crede davvero. La testa le gira in mezzo a quel Kaos. Ad un certo punto le viene in contro Dahila, la quale le sorride.
Dahila:"Brava, continua a seguire i miei consigli."
Alexa:"Io voglio andarmene da qui." Si guardano negli occhi.
Dahila:"È impossibile."
Alexa si alza in piedi tremante, per poi ricadere sulla sedia, poi sussurra:"Nulla è impossibile."
Dahila accenna un ghigno.

Nel frattempo, in un luogo molto lontano dal centro psichiatrico, Derek guarda attentamente Lara che sta ancora dormendo, non è mai stato così estasiato a causa di una persona viva.
Lara apre gli occhi, guarda Derek e gli sorride baciandogli l'angolo della bocca.
Derek la stringe a sé.
Lara:"Sai, io dovrei tornare a scuola prima o poi."
Derek:"Nah..."
Lara:"I miei genitori stanno per tornare, non potremo più dormire cosí."
Derek:"Sh, non ricordarmelo. Godiamoci il momento."
Lara:"Ma..."
Derek le lancia uno sguardo severo.
Lara sorride staccandosi da lui "Okay!" Tira su la coperta e la poggia nuovamente sul suo corpo magro non appena si accorge di essere completamente nuda.
"Cazzo!" Impreca.
Derek ride divertito.
Lara gli lancia uno sguardo fulminante.
Il cellulare di Lara squilla, la ragazza prova a prenderlo ma Derek la precede, prende il cellulare e legge il nome di Kesha.
Derek:"Buon giorno biondina."
Kesha:"Lara, devo dirti una cosa importanti- Derek? Dov'è Lara?"
Derek:"Mantieni la calma"
Kesha:"No, è importante!"
Derek cede il telefono a Lara alzando le spalle come per dire "non so".
Lara:"Kesha?"
Kesha:"Lara, sono in ospedale, vieni, ti prego."
Lara:"Ma cos'è successo?"
Kesha:"È complicato ma... sono... incinta..."
Lara rabbrividisce.
Si veste immediatamente seguita da Derek, spera sia tutto uno scherzo.
Entra in ospedale e orribili ricordi la prendono di mira, ma cerca di non darlo a vedere.
Arriva in una camera d'ospedale. Vi si trova Even ancora mezzo addormentato.
Lara corre verso Kesha che è in lacrime.
Lara la abbraccia, poi dice:"Spiegami."
Even e Derek escono dalla camera.
Kesha:"La notte in cui ho conosciuto Dominic, eravamo talmente ubriachi da arrivare a farlo senza preservativo."
Lara:"Ma... nei giorni successivi..."
Kesha:"Ho bevuto tantissimo e ho messo in serio rischio la vita del figlio di quello stronzo."fa una pausa "Adesso è ancora vivo" si accarezza la pancia.
Lara si mette le mani davanti alla bocca, poi chiede: "Cosa mi dici dei sintomi?"
Kesha:"Pensavo che il ritardo fosse dovuto alla rabbia che ho accumulato in questo periodo e la  nausea a causa del troppo alchool, ma sono stata un'idiota. Lara, io non so cosa devo fare, ho solo diciassette anni."
Lara:"Tranquilla, ci sono qui io... supereremo anche questa."
Si abbracciano.

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