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Mura grigie, finestre scorrevoli nere, banchi trasandati e tutti in fila davanti alla cattedra del prof come in uno squadrone dell'esercito. caldo di estate e freddo d'inverno, con termosifoni che non funzionano come dovrebbero e puzza di chiuso, questa a grandi linee era l'aula in cui ha inizio questa storia, o meglio, "l'inizio" da cui io ho deciso di partire nel narrarvi queste vicende. La classe era in un completo stato di anarchia, mentre correva l'ora buca in cui il professore di storia sembrava non volersi proprio presentare. Chiunque fosse entrato in quel momento avrebbe riferito che "la classe tutta era a far casino e che disturbava la lezione degli altri", come se agli altri alunni fregasse qualcosa delle noiosissime nozioni di storia, matematica o fisica. Ovviamente dire che tutta la classe era in piedi a far festa e a gettarsi palline di carta con il volume a palla era un esagerazione bella e buona, perché, come in ogni classe degna di essere chiamata tale, è presente almeno un individuo più calmo, mansueto, riflessivo e che preferisce astenersi da un comportamento che, tenendo conto del luogo in questione, non è proprio adatto. Spesso questi individui sono etichettati come sfigati o tipi che non sanno come divertirsi, ma la verità è che sono abbastanza intelligenti da non divertirsi con queste cosa, altre volte invece, anche se gettarsi nella mischia gli darebbe un gran divertimento, non lo fanno per paura di ripercussioni sulla loro immagine e condotta. Il primo caso è proprio quello che fa al caso nostro per descrivere il modo di essere e di pensare di Alan, solo con qualche piccola variazione. Alan era il ragazzo che, in questo assurdo posto più simile ad un oppressivo campo di addestramento, era seduto al terzo banco della quarta fila sul lato esterno, era un ragazzo di diciassette anni, con capelli biondi e grandi occhi verdi, spesso se ne stava lì seduto a disegnare piuttosto che interagire con i suoi coetanei. Disegnava personaggi di anime o videogiochi e l'idea di parlare con quelli che lui definiva poco più di conoscenti non era poi così allettante, salvo alcune eccezioni come Luca, compagno di banco di Alan e uno dei pochi se non l'unico a cui Alan dava davvero ascolto in quella classe. Luca era un ragazzo dalla carnagione olivastra, con capelli neri rasati sui lati e con un folto ciuffo, alto circa 1,65, con lineamenti non troppo duri, piccoli occhi color nocciola e il naso piccolo. Era caratterialmente molto diverso da Alan, lui parlava con tutti e si sapeva adattare alle situazioni, comportandosi in modo diverso e adeguato con chiunque gli si parasse davanti. Era un successo con le donne ma a scuola non se la cavava bene quanto il compagno di banco, però questo sembrava diventare davvero importante solo quando l'anno scolastico era agli sgoccioli. Nonostante il suo carattere che potrebbe farlo apparire un falso, Alan non la vedeva così; quando c'era da scherzare Luca non dava molto peso né alle proprie parole né a quelle degli altri, ma quando Alan aveva un problema serio o aveva bisogno di un discorso che richiedeva una certa maturità, Luca non si tirava indietro, ma anzi era sempre pronto e disponibile ad ascoltare e a dare consigli. Ed era in quei momenti che Alan aveva la conferma che quella era la vera natura del ragazzo, perché, a parere suo, non poteva esserci qualcuno che nell'indossare una maschera potesse essere così naturale. Era seduto con la schiena contro il muro e stava utilizzando il cellulare, sicuramente per controllare la home page di qualche social, senza distogliere lo sguardo dal display chiese con un tono canzonante

<<Quale videogioco merita la tua matita oggi?>>

Alan sorrise e senza smettere di tracciare varie linee ondulate di grafite sul foglio rispose

<<Nessun videogioco o anime, per la prima volta sto disegnando qualcosa di..."originale". Credo.>>.

Quasi come se il compagno avesse detto qualcosa di inconcepibile, Luca alzò lo sguardo dal cellulare e avvicinò il viso al foglio vedendo che ritraeva una cancellata in primo piano e, oltre questa, una cittadina sormontata da un grande edificio simile ad una cattedrale con un grande rosone e culminante in un'alta torre con orologio, mente in cielo c'era una grande luna che si lasciava dietro una scia di asteroidi. Luca annuì come per dare la propria approvazione al disegno, poi chiese

<<Come ti è venuta questa idea?>>

<<Sto facendo questo sogno da una settimana circa.>>

<<Tutti i giorni?>>

<<No, credo di averlo fatto tre volte questa settimana.>>

La risposta di Alan concluse il breve dialogo che si era svolto in pochi secondi, come se l'uno avesse previsto la risposta dell'altro e Alan non si stupiva più di questa cosa, due anni tutti i giorni seduti nello stesso banco non erano andati al vento. Ma era davvero sorpreso di quello steso disegno che ritraeva per sommi capi quello che lui ricordava dal sogno che aveva fatto per la terza volta quella notte, un sogno davvero strano perché in quel sogno lui non solo era quasi completamente lucido, ma non poteva oltrepassare quella cancellata, essendo così costretto a limitarsi a guardare quel luogo come una falena attratta da una luna distante.

Viaggio nel mondo intermedioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora