-Beh... suppongo di doverti raccontare proprio tutto- esordì Calum, sospirando sconfitto mentre le guance si tingevano di un rosa più scuro, segno del crescente imbarazzo. -TUTTO- concordò Ashley, enfatizzando la parola per rendere meglio la sua infinita curiosità. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e iniziò a raccontare, rassegnato.
Quando un mese prima Ashley fu adottata, Calum rimase nuovamente solo insieme agli "amici" Ashton, Diana e Rebecca. In realtà più che amici suoi, quei tre erano amici di Ashley ma in fin dei conti erano tutti parte dello stesso gruppo da anni per cui loro rientravano nelle poche persone con cui riusciva a tenere una conversazione senza imbarazzarsi o ammutolire improvvisamente; ovviamente gli argomenti in comune non erano tanti ma quando stava insieme a loro, bene o male si inseriva nei discorsi e riusciva ad avere un po' di compagnia e conforto dopo l'improvvisa partenza della sua migliore amica.
Il giorno in cui vide per la prima volta Michael Clifford, Calum aveva subito provato una strana attrazione per lui: i suoi capelli tinti di un rosso fuoco e il piercing sul sopracciglio gli davano un'aria da ribelle, stronzo e testardo, una testa calda insomma; la sua particolare bellezza era inoltre completata dai suoi grandi e curiosi occhi verdi che fecero innamorare il moro dopo pochi sguardi.
La prima volta che gli occhi di Calum incrociarono quelli di Michael fu lo stesso giorno del suo arrivo, in mensa: lo ricordava come se fossero passati solo un paio di giorni. Il ragazzo lo stava osservando distrattamente, intento a rigirare la forchetta nel piatto d'insalata, quando il ragazzo dai capelli tinti, forse sentendosi osservato, alzò lo sguardo e, volgendosi nella sua direzione, incrociò il suo sguardo, accennandogli un leggero sorriso come in un cenno di saluto. Il cuore di Calum perse un battito vedendo che il nuovo arrivato stava fissando proprio lui; imbarazzato, abbassò il suo sguardo sull'insalata e fece finta di niente mentre le guance assumevano un colore innaturalmente simile ai capelli di Michael. Non alzò più lo sguardo per tutto il resto del pranzo, e quando finì, uscì in fretta per andare in camera sua a riposarsi o, forse, per evitare di fare qualche altra figuraccia con il rosso di cui ancora non conosceva il nome. Svoltò bruscamente l'angolo e, forse per vendetta del karma, incrociò proprio colui che voleva evitare, andandogli a sbattere contro talmente forte da fargli rovesciare il caffè addosso. Stupido! Guarda cosa hai combinato! si rimproverò Calum, sentendosi tremendamente in colpa per il suo essere così maldestro: ovviamente al tempo non poteva sapere che quella situazione così imbarazzante avrebbe dato inizio alla loro storia fatta di baci rubati e incontri segreti. -Scusami! Non volevo assolutamente farti rovesciare il caffè, te lo giuro!- esclamò immediatamente Calum, allarmato e molto impacciato mentre cercava di pulire con un fazzolettino la maglietta sporca del ragazzo che intanto rideva: quel ragazzo era fottutamente adorabile. Michael gli prese le mani e le allontanò con delicatezza, come se non gli importasse affatto di quella maglietta o del suo caffè -Tranquillo io non sono come Lucas, non mi importa della maglietta, tanto la dovevo buttare in ogni caso- gli disse con dolcezza indicandogli un punto sulla manica dove si apriva un piccolo strappo -vedi? È bucata. Oggi prima di venire qui mi sono impigliato al manico di una porta- spiegò ridendo imbarazzato per ciò che stava dicendo allo sconosciuto: erano entrambi piuttosto a disagio per cui cercava di alleggerire il più possibile la tensione dicendo cose divertenti. -Io sono Michael, comunque- si presentò sorridendo, ma poi, guardandolo meglio, corrugò la fronte -ehi, ma tu non sei il ragazzo che mi fissava in mensa poco fa?- chiese incuriosito, iniziando ad osservarlo con più attenzione: lo trovava estremamente adorabile e, per la verità, anche piuttosto carino. Calum si morse il labbro e, non riuscendo a reggere il suo sguardo indagatore, arrossì iniziando a fissarsi le scarpe -Io... io sono Calum- balbettò -Scusami, non era mia intenzione fissarti... ero... ecco... solo incuriosito dai... dai tuoi capelli- disse improvvisando una scusa per cercare di non sembrare troppo stupido: ogni volta che si approcciava per la prima volta con con qualcuno era sempre timido poiché era più un osservatore in quanto, come era prevedibile, non era molto loquace ed esprimeva il suo parere solo se richiesto. La sua sessualità, poi, lo aveva sempre fatto sentire a disagio, fuori luogo e insicuro, perciò per lui non era facile condividere con gli altri i suoi pensieri, i suoi desideri e soprattutto le sue opinioni, in particolar modo in un orfanotrofio dove persone come lui venivano spesso additate come innaturali. -Stai tranquillo, Calum- sorrise dolcemente per farlo tranquillizzare -però se vuoi farti perdonare per il caffè potresti prestarmi una delle tue magliette. Sono arrivato stamattina con il mio amico Luke e la stanza dove dormiremo non è ancora pronta quindi le valige sono in direzione e me le restituiranno tra minimo tre ore, sinceramente non ci tengo a puzzare per sempre di caffè: darei subito una cattiva impressione a tutti qui dentro- divagò il ragazzo come era suo solito fare mentre si passava una mano tra i capelli già scompigliati. Calum sentendo quella richiesta sgranò gli occhi e annuì immediatamente, desideroso di fare qualcosa per compiacere il ragazzo; lo portò in camera sua e gli disse che avrebbe potuto fare anche la doccia se lo avesse ritenuto opportuno. Michael ne approfittò con piacere e fece come gli aveva suggerito il moro: dopo essersi lavato con cura indossò la sua maglia nera, chiedendogli per quale motivo tutto in quella stanza avesse un così buon odore di vaniglia. Calum, triste, gli spiegò che condivideva la sua stanza con la migliore amica, Ashley, che era stata temporaneamente adottata ma che nel giro di poco sarebbe ritornata; il ragazzo gli confidò anche che senza di lei si sentiva terribilmente solo e così Michael, per fargli compagnia e per ricambiare la sua estrema gentilezza, si sedette sul suo letto e decise di trattenersi con lui ancora per un po' di tempo: tanto non aveva nulla da fare. Le due ore successive passarono velocemente, prive di attimi di silenzio imbarazzanti, mentre i due ragazzi scoprivano di avere molte cose in comune, dai gusti musicali a quelli legati alla cucina; Calum, stranamente, si aprì molto con il rosso, dandogli confidenza fin da subito e Michael, d'altra parte, fece lo stesso. Quando fu ora di congedarsi, si salutarono con la promessa di un nuovo incontro, fissato per il giorno successivo; quando Calum si chiuse la porta alle spalle sospirò, pieno di speranze forse fasulle e un cuore che batteva solo per Michael grazie alle sensazioni che lui gli aveva fatto provare in quelle poche ore di conversazione.
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This is my Kingdom; //Luke Hemmings
Fanfiction"Ashley serrò i pugni con l'espressione furiosa di chi stava per perdere il controllo: avevano passato il limite, tutti e due. Cal si alzò improvvisamente pronto a fermarla dato che sapeva perfettamente cosa stava per succedere."