Bad memories

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Ashley guardò incerta fuori dalla finestra, alzando lo sguardo verso il cielo dove un nuvolone nero stava prepotentemente coprendo il cielo, la luna e le stelle di quella notte che ora pareva terribilmente buia e tempestosa. La ragazza deglutì lentamente e chiuse immediatamente la finestra prima di tirare la tenda in modo da nascondere quelle nuvole così minacciose e cariche di pioggia che si avvicinavano. Stava già iniziando ad andare nel panico ma improvvisamente la voce di Calum che usciva dal bagno la fece distrarre dai pensieri cupi portati da quelle nuvole grigie. -Allora, come sto?- chiese il moro facendo un giro su se stesso, sorridendo mentre si passava una mano tra i capelli nel vano tentativo di aggiustarli: era pronto per l'ennesimo appuntamento con Michael e sembrava così felice da far sorridere anche l'amica nonostante fosse spaventata a morte. Ashley si avvicinò a lui e con delicatezza gli passò una mano tra i capelli, rimettendoglieli in ordine con cura -Adesso sei il ragazzo più bello di quest'orfanotrofio- gli confidò con un sorriso, dandogli un bacio sulla guancia -ammetto che da quando stai con Michael non ti riconosco più, Cal: sei molto più curato e passi in bagno molto più tempo di me- aggiunse divertita, alzando gli occhi al cielo quando il ragazzo sospirò solo a sentir pronunciare il nome del fidanzato: era proprio cotto. -Ah, l'amore... una brutta malattia- esclamò lei esasperata, sistemandogli la maglietta per distrazione mentre lo osservava nei minimi dettagli cercando di trovare qualche piccola imperfezione. -Sei sicura che posso passare la serata con Michael?- chiese Calum, preoccupato per l'amica -ci sarà un bel temporale questa notte e io non voglio lasciarti sola: ti ho fatto una promessa quando eravamo piccoli e dopo 10 anni che la mantengo non voglio che sia infranta perchè voglio passare la notte con il mio ragazzo- aggiunse tutto d'un fiato: sapeva che la ragazza era terrorizzata dai temporali, per questo non voleva lasciarla da sola sopratutto sapendo cosa aveva passato quella stessa notte di 16 anni prima. Ashley lo guardò e poi scoppiò a ridere, una risata nervosa che cercava di essere il più sincera possibile per tranquillizzarlo -Calum, starò bene. Tu cerca solo di tornare prima che tutto abbia inizio... ma se non sarai qui, me la caverò lo stesso: sono Ashley Benson dopo tutto- disse con spavalderia nonostante in cuor suo sapesse che la paura stava aumentando di secondo in secondo. -Mi addormenterò prima che inizi a piovere così non sentirò o vedrò nulla che possa spaventarmi- lo tranquillizzò mentre utilizzava tutte le sue doti di attrice per sfoggiare il migliore dei suoi sorrisi falsi. -E adesso vai, Michael ti starà aspettando- gli sorrise di nuovo e il ragazzo si convinse che l'amica avrebbe potuto gestire la situazione anche da sola. Le diede un bacio sulla fronte che durò più tempo rispetto al solito, forse per darle coraggio, e se ne andò chiudendosi con delicatezza la porta alle spalle.
Ashley si guardò intorno incerta sul cosa fare così optò per spogliarsi e mettersi i pantaloni morbidi di una tuta e una maglietta a mezze maniche bianca in modo da stare più comoda e rilassata. Si legò i capelli in una crocchia disordinata e andò a prendere un té caldo alla macchinetta installata nel corridoio dove vi erano tutti gli uffici. Tornò nella propria stanza e si mise a letto, decidendo di prendere il libro che aveva poggiato sul comodino la sera prima e leggerlo per distrarsi il più possibile.

Dopo un'abbondante mezz'ora iniziò a cadere una leggera pioggerella che però diventò via via sempre più incessante mentre i picchiettii provocati dalle gocce che colpivano il vetro della finestra della sua camera si facevano sempre più intensi e inquietanti. Il libro non bastava più a distrarla, così come la musica e ormai era troppo agitata per addormentarsi. Devi stare calma si impose mentalmente, cercando di farsi forza mentre stringeva a sè il cuscino, cercando di regolarizzare il respiro già affannoso e pesante; chiuse gli occhi e prese respiri lenti cercando di regolarizzare il battito come le avevano insegnato quando era ancora molto piccola per controllare la paura crescente. Riuscì a calmarsi in pochi minuti ma, appena riaprì gli occhi un fulmine illuminò la stanza che era rimasta buia fino a qualche attimo prima; bastò quel lampo di luce per farle perdere di nuovo il controllo e lasciare che il terrore prendesse il sopravvento. -CALUM? CALUM! DOVE SEI?- iniziò ad urlare disperata, cercando a tentoni il ragazzo nonostante sapesse benissimo che non era lì con lei. Rimase in silenzio per ben 9 secondi prima che il tuono, con la sua prepotenza, spezzasse quel momento di silenzio innaturale, facendola urlare ancora. Si alzò lentamente dal pavimento e barcollando raggiunse la porta, appoggiandosi con difficoltà al muro; la aprì e un altro lampo squarciò il cielo con violenza, seguito quasi immediatamente dal tuono che indicava che il temporale era sempre più vicino. Ashley alzò lo guardo verso la grande finestra appena in tempo per vedere la sagoma luminosa di un fulmine che illuminava la città piegata dalla pioggia incessante.
Bastò un altro tuono perché quei dolorosissimi ricordi riaffiorassero alla sua mente, quasi soffocandola. Udì le urla disperate della madre che imploravano Dio di salvare almeno lei, ricordò il padre che le sussurrava di amare lei e sua madre, che presto sarebbe tutto finito e un giorno molto lontano si sarebbero rivisti, sarebbero tornati ad essere una famiglia con il fratellino che sarebbe dovuto nascere entro pochi mesi. Si ricordò del fuoco che divampava attorno a lei, senza toccarla, come se fosse protetta da una forza invisibile, come se fosse stata già destinata ad uscire viva da quell'inferno. Sentì vivido l'odore del fumo nelle narici e nella gola, sentendosi soffocare, e la cenere negli occhi che bruciavano come se fossero in fiamme come tutto il resto intorno a lei. Sopra il ruggito delle fiamme si sentiva quello, più potente, del temporale, un temporale che annunciava una pioggia che sarebbe arrivata troppo tardi per spegnere le fiamme, una pioggia che aveva salvato solo lei ma non i genitori e il fratellino che non avrebbe rivisto più.
Ashley cercò nuovamente di alzarsi e camminare ma la testa le girava troppo, infatti fece solo un paio di passi prima di cadere nuovamente sulle ginocchia. Perché aveva convinto Calum ad andare? Perché aveva davvero creduto di poter resistere da sola? Ora come ora l'unica cosa che riusciva a fare era piangere disperatamente, implorando Calum di raggiungerla. In realtà non era nemmeno sicura che le sue parole riuscissero veramente ad uscire dalla sua bocca, o se ci riuscissero ma fossero semplicemente sovrastate dal rombo dei tuoni. Si tappò le orecchie, cercando di sentire quel suono il meno possibile mentre un peso enorme le gravava sul petto, impedendole di respirare: se solo quella notte avesse fatto qualcosa... Iniziò a torturarsi le mani con le unghie, facendole sanguinare, nel tentativo di ritornare alla ragione attraverso il dolore, ma fu tutto inutile poiché in ogni caso non riusciva a smettere di piangere.

This is my Kingdom; //Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora