Toys

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La verità?
Ashley non riusciva a dimenticare le ultime parole di Luke.
Le aveva dato della puttana.
Il suo Luke le aveva dato della puttana.
Avrebbe voluto tornare indietro, urlargli che l'ultima cosa che voleva era proprio stare lontano da lui, ma non lo fece: doveva tornare ad alzare quella barriera che aveva caratterizzato il loro rapporto fino alla notte del temporale, fino a quando Luke non aveva tolto la sua maschera e lei aveva fatto lo stesso.
Ora le maschere erano di nuovo sui loro volti e lui era tornato ad essere semplicemente Luke Hemmings, una faccia sconosciuta fra le tante persone di quel posto: niente legami, niente sentimenti, niente sofferenza.
Si, Ashley, continua ad illuderti.

Appena uscita dalla mensa insieme ad Ashton, Ashley mollò senza tanti complimenti la mano del ragazzo, quasi infastidita dal loro contatto. Era rimasta sola e purtroppo lui era l'unica persona che poteva fargli da supporto; in casi come quello si soleva dire "Meglio soli che male accompagnati", ma in quel momento di grande fragilità la solitudine era forse la peggiore decisione da prendere, più paragonabile a una punizione severa piuttosto che a un modo per andare avanti.
-Ashley non avevo finito il pranzo- commentò il ragazzo guardandola male nonostante non fosse per nulla sorpreso del suo comportamento avventato: si era nuovamente ritrovato ad essere una pedina della ragazza, un pupazzo nel suo gioco personale, eppure non ne era affatto infastidito. Perché continuava a stare al suo gioco nonostante sapesse benissimo che Ashley non sarebbe mai stata sua per davvero? Sapeva che non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, eppure in cuor suo continuava a sperarci, non riusciva a rassegnarsi all'evidenza.
Dopo quella semplice frase ricevette di tutta risposta uno spintone violento. -Stai zitto o ti faccio ingoiare la lingua- disse lei in tono molto minaccioso: se si arrabbiava per così poco, era decisamente meglio non peggiorare le cose. Ashton alzò le mani in segno di resa e sospirò, sapendo che continuare a parlare con lei sarebbe stato inutile; il ragazzo, con gli anni passati insieme alla bionda, aveva capito che bisognava evitarla in due momenti principali: il primo era sicuramente quando aveva il ciclo e non trovava i biscotti al cioccolato, mentre il secondo quando era incazzata.
Quel momento rientrava pienamente nella seconda categoria.
-Cosa pensi di fare adesso, biondina?- chiese lui infastidito per il comportamento aggressivo di lei -Vuoi mandarmi via così rimarrai completamente sola?-.
Tasto dolente.
-Abbiamo una punizione da scontare, muoviti- rispose lei in tono duro, evitando ti proposito la sua domanda nonostante questa non necessitasse davvero di una risposta. Lo superò dandogli una spallata e si incamminò lungo il corridoio deserto.
Ashton sorrise: ecco nuovamente la ragazza stronza e acida di cui si era innamorato.
Senza tanti complimenti la seguì fino allo sgabuzzino dentro il quale era riposto tutto il necessario per pulire quegli schifosissimi bagni e iniziare quindi a scontare la loro dannatissima e immeritata punizione. Il ragazzo aprì la porta e, sotto le direttive di Ashley, prese tutto il necessario al fine di pulire lavandini, pavimenti e gabinetti. Carico come un mulo chiuse la porta e seguì come un cagnolino la ragazza che si diresse verso il bagno più vicino.
Entrati nella stanza, notarono che l'atmosfera era migliore di quanto si aspettassero: i bagni non erano poi così sporchi e maleodoranti come si vedeva nei vecchi film che venivano spesso mandati in onda alla televisione della sala comune.
-Prima iniziamo e prima finiamo- constatò Ashley, guardandosi attorno con occhio critico mentre indossava un paio di guanti in lattice blu. Ne passò un secondo paio anche ad Ashton e il ragazzo li indossò prima di dirigersi verso il lavandino dove iniziò a riempire un secchio d'acqua; non sembrava essere troppo infastidito da quella schifosa punizione, in fin dei conti era tutto tempo guadagnato con Ashley e questo gli bastava.
-Che schifo, che schifo, che schifo- continuava a ripetere la bionda in tono fin troppo schizzinoso mentre puliva un immacolato lavandino bianco, il primo della serie di cinque lavandini disposti ordinatamente lungo la parete di piastrelle verde chiaro. Nella stanza, oltre al rumore dell'acqua e delle pezze bagnate strofinate lungo la superficie, si udivano solo i suoi lamenti ed imprecazioni riguardo allo schifoso lavoro che stava facendo; era talmente occupata a lamentarsi da non accorgersi nemmeno che stava stava lasciando i lavandini ancora più sporchi di prima.
Ashton a causa di ciò perse presto le staffe e dopo soli dieci minuti passati ad ascoltare i suoi lamenti e a pulire il pavimento si fermò di colpo, gettando la pezza a terra -Senti Ashley mi hai stancato con i tuoi continui lamenti, io me ne vado a fumare una sigaretta, tu nel frattempo cerca di fare meno la schizzinosa e lavare meglio- disse con rabbia e irritazione crescente, iniziando a fregarsene della punizione a cui era stato costretto a causa di Luke.
Ashley si girò verso il ragazzo, guardandolo in silenzio con espressione indecifrabile: era davvero così insopportabile? Beh forse era meglio così, sapeva di poter fare tutto anche da sola, non aveva bisogno dell'aiuto degli altri o comunque era troppo orgogliosa per chiederlo. Lo guardò andare via senza sprecare nemmeno una parola per cercare di fermarlo: tanto anche se avesse voluto il suo aiuto, Ashton non si sarebbe mai negato il piacere di una sigaretta, specialmente se era così frustrato da qualcosa o qualcuno.

This is my Kingdom; //Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora