Enjoy the Silence.

489 49 6
                                    

Enjoy the Silence.


T.

Entrare in quella casa.

Buttare fuori chiunque ci fosse dentro, con sguardo cattivo e poco paziente.

Spogliarsi completamente dagli abiti bagnati, a cui la pioggia non ha lasciato scampo.

Infilarsi nel suo letto, tirarsi la coperta fin sopra la testa, perdersi in quell'odore inebriante.

Lasciare che la coperta sfiori ogni tuo angolo più sensibile, che riscaldi interamente il tuo corpo, lasciando ai brividi il libero accesso.

Il silenzio breve, spezzato dalla sua voce profonda che ti fa tornare alla realtà.

"Vuoi che...?"

"Si."

Si, qualsiasi cosa sia, si, si, si, si e ancora un'altra volta si.

Sentire scricchiolare il letto.

Sentirlo sgattaiolare all'interno della coperta, sfiorare il mio corpo con insicurezza.

Diventa molto più difficile del previso: mi arrendo, affondando tra le sue braccia, con un movimento brusco e inaspettato.

Mi stringe maggiormente, il suo respiro sbatte incessantemente contro la mia testa.

Riesco a sentire anche le sue labbra posarcisi al di sopra, di tanto in tanto.

"Vuoi parlarne?"

"No."

Non credo di ricordare altre parole, al di fuori di si e no.

Voglio silenzio.

Il silenzio al di sotto della pioggia che si schianta, con violenza, contro la finestra.

Il silenzio al di sotto dei nostri respiri.

Il silenzio al di sotto del ticchettio dell'orologio.

Il silenzio al di sotto dei tuoni, che non intendono arrestarsi.

Il meteo riesce quasi a riflettere il mio umore.

Oggi mi sento come se il mondo mi odiasse, Henrik non mi amasse, e che non esistesse nessuno al mondo a volermi bene.

Oggi mi sento solo e stanco, una stanchezza puramente mentale, tutto quello che vorrei è riuscire a perdere i sensi.

Oggi mi sento freddo, oggi SENTO freddo. Oggi cerco disperatamente il calore di un sorriso e di una carezza. Anzi, in realtà no. Oggi credo che mi basterà questo abbraccio.

L'ennesimo tuono si abbatte, e la mia presa, al corpo di Henrik, si rafforza.

È come se stessi cadendo e l'unico mio appiglio disponibile fosse lui.

Appiglio che somiglia di più ad un ramoscello in procinto di cadere insieme a me: per niente sicuro, ma che rappresenta comunque la mia unica speranza.

Nel momento in cui mi stringe maggiormente a sua volta, sibilando un leggero "Shh", tradotto come "Va tutto bene, sono qui", capisco che quel piccolo ramoscello ha una speranza di rafforzo, e che potrebbe riuscire, quasi, a diventare un vero e proprio possente tronco.

Inumidisco le mie labbra secche, tenendo gli occhi socchiusi.

Mi concentro ad allontanare i brutti pensieri. Con l'alcool sembra così facile, ma adesso, in puro hangover, mi sembra solo di star morendo.

Ho male alla testa, agli organi interni, esterni. Ho male ovunque, ma non penso sia reale.

Ormai non sono più convinto di sapere cosa sia reale o meno, allora, col dito indice, inizio a darmi risposte.

Sollevo le mano, inizio a sfiorare il braccio di Henrik, con delicatezza, con la paura che possa sparire al sotto di quel tocco.

Tocco la sua pelle, i leggeri solchi, i suoi peli, le sue macchie, i suoi nei. Ritrovo il reale grazie ai suoi dettagli. Mi rendo conto che, per ora, l'unica certezza è che è davvero accanto a me, che mi sta stringendo, che mi sta posando piccoli bacini sulla testa.

Henrik è qui davvero, Henrik è reale, Henrik esiste.

E fino a qui non ci sono dubbi.

Il prossimo step è capire se tiene davvero a me.

Come posso farlo senza dover costringerci ad utilizzare le parole?

Alzo il capo e quasi svengo: i suoi occhi mi osservano.

Trattengo il fiato, cercando di non perdere il controllo che potrebbe costringermi ad abbassare lo sguardo, mostrando, ancora una volta, la mia debolezza.

Con un movimento meccanico, senza districarmi dell'abbraccio, mi spingo verso l'alto, così da avere il viso all'altezza del suo.

Non lo bacio, non faccio assolutamente niente del genere.

Lo guardo, semplicemente. Come se potessi ricevere tutte le risposte che cerco disperatamente.

L'emozione che sento mi costringe a respirare con le bocca, senza che io riesca davvero a capirne il perché.

Torno ad esplorarlo con l'indice: premo l'angolo destro della sua bocca, in modo che lui l'apra un pochettino.

Anche le sue labbra sono secche, sfioro ogni piccola increspatura come se stessi attraversando un percorso pieno di scogli.

Il mio percorso viene interrotto proprio a causa del mostro marino che ne vive al di sotto. Le sue labbra racchiudono, con gentilezza, la punta del mio dito. Nel momento in cui torno a guardarlo negli occhi, sento la presa essere rilasciata.

Osservo il mio indice ed il mio pollice sfiorarsi, come per tastare meglio quella piccola goccia di saliva rimasta impressa sulla mia pelle.

Mi porto le dita all'estremità della bocca, ne faccio uscire la lingua e ne tasto il sapore col mio organo apposito.

Quando torno a posare l'attenzione sul viso di Henrik lo vedo sorridere. Un sorriso delicato, gentile, non troppo marcato. I suoi zigomi sono alti, ed i suoi occhi quasi ridotti ad una fessura.

È il sorriso che...riserva a me, solo a me.

È possibile dire ti amo ad una persona tramite un semplice sorriso? Credo di sì.

O almeno...questo è ciò che percepisco dalla reazione di Henrik.

Sorrido lievemente a mia volta, cosa che lo porta a sorridere ancora di più.

Inizia questa alternanza di sorrisi sempre più ampi, fino a quando non ci ritroviamo completamente immersi in una risata, apparentemente, senza senso.

Sembriamo pazzi, svitati, completamente fuori di testa.

Anzi, forse no, forse solo...ubriachi.

Ubriachi d'amore.

Ubriachi a causa...di troppe emozioni, causate da gesti fin troppo semplici.

Ubriachi dell'amore più puro e semplice che possa esistere.

E anche oggi smetterò di ubriacarmi di Henrik Holm domani.

Henrik&Tarjei [Raccolta di One-Shots]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora