Anima fragile.

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Anima fragile.

T.

La festa di compleanno a cui sto partecipando prosegue benissimo.

Non sono stato alla cena, li ho raggiunti solo dopo sul bus che avevano prenotato.

Mi è mancato tantissimo il cast che mi ha cresciuto ed amato.

Non ci sono proprio tutti, ma siamo in parecchi, e mi sento in famiglia più che mai.

Sto giocando attentamente a FIFA, mentre sento il campanello dell'appartamento in cui siamo suonare di continuo.

Marlon, particolarmente sbronzo, va ad aprire imprecando leggermente. Rido per gli strani versi che gli escono dalla bocca, ma non do particolare peso al campanello, troppo preso dalla partita in corso.

Nella casa gira alcool, urla, risate, mi sento davvero bene, sono davvero sereno.

"Ragazzi, guardate che sorpresa!", urla Marlon, costringendomi a volgere l'attenzione verso la sua figura.

Henrik è accanto a lui, inizialmente sento un colpo allo stomaco tremendo, come un pugno, che mi costringe a guardare verso il basso.

Sento, alle mie spalle, molti dei presenti alzarsi per andare a salutarlo, ma io mi sento come paralizzato. Non riesco nemmeno a mettere in pausa la partita. Non riesco a muovere un muscolo.

Non so come sentirmi a riguardo: lo amo? Lo odio? Lo voglio prendere a pugni in faccia?

Torno a volgere l'attenzione sulla sua figura e non riesco a fare a meno che sentirmi crollare il mondo addosso: magrissimo, occhi spenti, sorriso forzato, evidente situazione di disagio, nonostante stia salutando dei colleghi con cui ha un rapporto stretto, pelle più pallida del normale, capelli non curati, la tradizionale figura di chi non ce la sta facendo più e sta scappando il più velocemente possibile.

E allora mi arrendo, perché non ci riesco. Non ci riesco perché mi fa stare troppo male.

Mi alzo da terra, lasciando cadere il joystick, quasi inciampo nel tavolino e nel tappeto, faccio un casino tremendo, con la testa che gira vorticosamente, mentre raggiungo la sua figura, e sposto violentemente chiunque lo stia salutando, per stringerlo in un abbraccio disperato e preoccupato.

Fisso una mano tra i suoi capelli, facendo in modo che la sua testa rimanga fissa sulla mia spalla. Lo sento stringermi di conseguenza, sento le sue mani muoversi lungo la mia schiena. Ho il respiro affannato, manco avessi corso chilometri. Soffoco a causa del suo odore, che si fa spazio con violenza nei miei polmoni. Non sento niente attorno a noi, è come se ci fosse un vuoto totale.

Spingo il mio corpo in avanti per farlo indietreggiare, per poi raggiungere il corridoio che porta al bagno. So che non c'è davvero il vuoto attorno a noi, ed ho bisogno di privacy in questo momento. Appena girato l'angolo lo faccio appoggiare al muro con la schiena, senza aver smesso neanche un secondo di tenerlo stretto a me.

Ed è qui che sciolgo leggermente l'abbraccio. Gli punto le mani sulle guance. I suoi occhi strabordano di lacrime, che mi impegno ad asciugare con le dita rapidamente, "Shh, sei qui con me, va tutto bene...", gli sussurro con la voce che trema.

La verità è che vorrei piangere anch'io, ma non posso.

Henrik mi ha difeso e protetto per mesi, asciugandomi lacrime, prestando piena attenzione ai miei timori e alle mie paure, tenendo salda la presa per non permettermi di cadere. Mostrandosi, ai miei occhi, come un sostegno forte ed onnipresente, diventando la mia unica certezza in questo mondo di mostri. Adesso la situazione si è capovolta, e devo essere io il suo sostegno forte ed onnipresente, devo essere io la sua certezza, devo essere io quello pronto ad afferrarlo in caso cada.

Henrik&Tarjei [Raccolta di One-Shots]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora