2.

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Quando Jesse tornò dal supermercato con due buste pesanti tra le mani, avevo già indossato dei vestiti comodi trovati in fondo all'armadio ed ero tornata in salotto con quel essere non identificato con il nome di Clay.
Jesse appoggiò le buste sul tavolo e fece scorrere lo sguardo stupito da Clay a me, per poi fermarsi ancora su Clay.
-Ciao.-
-Ciao bro!- Clay si alzò dal divano e aprí il frigorifero, prendendo un'altra birra.
Era alto e magro come Jesse ma con la muscolatura più pronunciata.
-Che ci fa qui?- Chiese Jesse iniziando a svuotare le buste.
Lo aiutai a riempire il frigo e gli scaffali, notando che aveva preso ogni genere di alimentare per sfamare un esercito.
-Pensavo di trovarti , non sapevo stessi facendo compere. Però ho avuto l'onore di fare la conoscenza di Cookie. - Mi rivolse il solito ghigno inquietante simile ad un sorriso,  ed io corrugai la fronte.
-Chi?-
Jesse gli rivolse uno sguardo indecifrabile e Clay prese dalla tasca una tessera verde e la lanciò sul tavolo.
-Cookie.-
Mi sedetti e presi la tessera fra le mani.
Era una carta di identità.
La mia nuova carta di identità.
Mancava la foto, ma i dati erano gia  stati inseriti.
Avevo ventun'anni e venivo da New York.
-Che razza di nome è Cookie Brandysh? -
Chiesi guardando i due ragazzi.
Jesse si strinse nelle spalle e fece spallucce .
-Manca la foto...-
-Questa é solo una copia..La faremo il prima possibile. Ma prima...-
Jesse cercò qualcosa in fondo ad una busta ancora piena.
Prese una scatola rossa e la posò sul tavolo,  avvicindandola a me.
Era una tinta per capelli bionda.
Lo guardai confusa.
-Non possiamo rischiare, Kira. Nessuno deve riconoscerti.-
-Diciamo che non sono in molti a fare il cosplay di Crudelia de mon. - Disse Clay.
Jesse gli diede una gomitata e tornò a guardarmi.
Strinsi la scatola fra le mani. Non volevo cambiare la mia identità, il mio essere. Io ero così e mi piacevo per quello che ero, ma sapevo che era inevitabile.
Sospirai e Annuii, sapendo che non potevo rifiutarmi.
Presi la scatola e andai in bagno.
Cookie Brandysh.
Quello sarebbe stato il mio nome d'ora in avanti.
Mentre mi tingevo i capelli riuscivo a sentire in lontananza le voci dei due ragazzi.
Se Clay sapeva cosa avevo fatto, perché aveva accettato di aiutarci? Aveva deciso di rischiare la sua incolumità per una sconosciuta?
Quando finii e tornai in salotto Clay stava uscendo.
I ragazzi si voltarono e Jesse osservò a lungo i miei capelli.
-Stai bene.-
Feci un smorfia ed Annuii, anche se la pensavo diversamente.

-Beh, io vi lascio soli, così potete inaugurare la vostra casetta

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-Beh, io vi lascio soli, così potete inaugurare la vostra casetta. Ci vediamo domani.-
Clay uscì sbattendo la porta alle sue spalle.
-Hai fame? Ho preso un po di tutto. -
Aprii il frigo e decisi di cucinare qualcosa io, nonostante non fossi di certo una cuoca provetta.
-Allora...Come lo hai conosciuto? -
Misi gli hamburger sulla piastra e aspettai che si rosolassero.
Jesse si sedette sul divano e si accese una sigaretta.

-Era il fratello maggiore di un mio amico alle elementari

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-Era il fratello maggiore di un mio amico alle elementari. Non ero decisamente un bambino forte e coraggioso,  e venivo continuamente preso di mira per il mio aspetto. Ero così magro, i miei occhiali da vista Erano più grandi della mia faccia.-
Risi insieme a lui, e Jesse si alzò per apparecchiare la tavola.
-Un giorno uno dei bulli ruppe i miei occhiali a metà. Clay era venuto a prendere me e il mio unico amico a scuola e aveva visto tutto. Gli diede un pugno in faccia. Il bambino aveva dieci anni e Clay sedici. I genitori dello stronzetto lo denunciarono, ma non si concluse niente.  Da allora nessuno osó più avvicinarsi. Io e Clay diventammo presto amici, nonostante fosse più grande. -
Ci sedemmo al tavolo come una specie di famiglia, e sospirai di sollievo quando assaggiai l'hamburger.
-Perché non mi hai mai parlato di lui? -
-Sì è trasferito un anno prima che conoscessi te. Non ci siamo più sentiti.-
-E a voluto aiutarti? Insomma...Sei sicuro che non dirà nulla alla polizia? -
-È come un fratello per me, Kira. Mi fido ciecamente di lui, mi ha sempre aiutato. È una brava persona. Un po' pazzo, ma quando lo conoscerai Meglio capirai. -
Non dissi nulla e finimmo il nostro pranzo  in silenzio.
Tutta quella semplice normalità sembrava così inadeguata per due fuggitivi come noi.
Il solo gesto di sedersi a tavola e mangiare come una coppia normale, senza pensieri, era qualcosa di nuovo e piacevole.
-Così, non potrò uscire da qui.-
Portai i piatti sul lavandino e rimasi li. Percepivo lo sguardo di Jesse puntato sulla. Mia schiena ma non avevo il coraggio di voltarmi.
Lo sentii avvicinarsi e mi afferrò per i fianchi, stringendomi a se.
-Mi dispiace, piccola. Vorrei che le cose andassero in modo diverso.  Ma non sarà così a lungo, te lo posso garantire. -
Mi voltò e mi attirò a se, sfirondami delicatamente le labbra.
-Che significa? Sarò sempre una latitante. Almeno finché non mi prenderanno. -
-No, non lo faranno. Io non glielo permetterò. -
Annullò la distanza delle nostre labbra e mi baciò, affondando le mani fra i miei capelli .
Gli circondai la vita con le gambe e entrammo nella nostra nuova camera da letto.
-Voglio fare l'amore con te.- Sussurrò sulle mie labbra.
Mi distese sulle lenzuola, osservando attentamente ogni centimetro del mio corpo.
-Sei così bella, Kira. -
Gli afferrai la maglia e lo attirrai a me.
Non c'erano più bisogno di parole, e lasciai che i nostri corpi parlassero per noi.

Non c'erano più bisogno di parole, e lasciai che i nostri corpi parlassero per noi

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