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Bip. Bip. Bip.

Quel fastidiosissimo ticchettio metallico ronzava sulla mia testa lontano e ovattato da diverse ore.
Inizialmente avevo creduto che non fosse reale, che si trattasse solamente di un’altra Delle mie allucinazioni.
Ma poi,dopo diverse ore a sopportare quella tortura, avevo capito che non poteva essere solamente il frutto della mia immaginazione, che durava da troppo tempo e non sembrava voler smettere.
Non c’era nulla. Solo quel suono irritante. Improvvisamente si fece più rumoroso, più vicino, diventando quasi assordante.
Ora c'era lui, che dominava il buio. Non ero nemmeno sicura di esserci, quel Bip Bip era il capo della situazione.
Volevo farlo smettere, spegnere ogni suono e nuotare nel buio per sempre.
L’oscurità sembrò dissolversi lentamente come una nebbia che lasciava il terreno dopo una giornata umida di ottobre.
Finalmente il Bip Bip si fece più cauto,  più lontano, senza però sparire completamente.
Il buio era stato sostituito da una foresta verde illuminata dal sole caldo di un primo pomeriggio.
Mi colse totalmente alla sprovvista. Che stava succedendo? Che posto era quello?
Camminai piano su quel manto d'erba fresca cosparso di rami e foglie secche. C'era un buon odore in quel posto, di pino e acero.
Acero.
Era un odore famigliare. C'era solo un posto che aveva un odore così intenso. Mi guardai intorno confusa,e riconobbi il bosco di Westerfield grazie ai rumori della strada principale poco distante.
Perché mi trovavo lì? Sentivo le auto scorrere veloci, e improvvisamente desiderai solamente uscire.
Guardai i miei vestiti, non riconoscendoli.
Avevo dei corti pantaloncini di jeans chiari e tutti strappati. Indossava una canotta nera notevolmente larga e sporca, e alle scarpe avevo Delle Buffalo tutte sporche di fango.
Quelli non erano i miei vestiti. Erano i vestiti di Cookie.
Avanzai lentamente, sperando di trovare l'uscita o qualcuno che potesse aiutarmi.
Mi bloccai quando sentii un ramo spezzarsi alle mie spalle. Avevo il timore di voltarmi, di quello che avrei potuto vedere.
Feci dei respiri profondi, notando quanto mi risultasse possibile farlo, come se avessi qualcosa incastrato in fondo alla gola.
Mi voltai piano, aspettando di vedere chiunque tranne che lei.

Non diceva nulla.
Mi guardava in silenzio, senza un’ espressione in particolare, non mi stava giudicando e nemmeno sorridendo. Mi guardava con occhi spenti e un po’ tonti, con uno sguardo da morta.
I suoi leggins stretti e la  maglia larga erano tutti insanguinati e strappati in vari punti.
I capelli erano arruffati, rappresi nel sangue secco che doveva essere uscito dalla ferita sulla testa.
La pelle del viso era bianca, quasi trasparente, e non potei non notare il segno violacea che aveva sul collo, come se fosse stata brutalmente strangolata.
-M- Morgana…- Mi veniva da piangere, ma non sentivo la presenza di lacrime sulla mia guancia.
Mi avvicinai cauta, desiderando poterla abbracciare, ma l'odore ripugnante mi bloccò . Un odore nauseabondo, che confermai provenire da lei.
Solo allora notai con orrore la fossa ai suoi piedi.
Scavato nel terreno, c'era una grande buca scura, abbastanza larga e profonda per contenere la figura di Margot.
Era uscita da lì?
-Io sai per perché sono tornata?- la sua voce era rauca e gracile, un sussurro quasi impercettibile ma decisamente più assordante del Bip Bip che non mi abbandonava.
Scossi la testa, non capendo come avesse fatto a tornare dall’ aldilà. Tremavo dalla testa ai piedi.
-Ho bisogno nei saperlo, Kira. Devi dirmi perché mi hai ucciso.-
-Io -io non lo so…-
-Perché?-
-Morgana ti prego…non lo so!-

Improvvisamente mia sorella si avvicinò, con un movimento quasi robotico che mi ricordó  quello di uno zombie più  agile di qualsiasi altro zombie.
Mi strinse le spalle facendomi male. -Si che lo sai! Perché lo hai fatto!-
-Non lo so!-
-Dimmelo Kira! Perché!- mi scosse violentemente, e temetti che la mia testa si sarebbe staccata dal mio collo come una di quelle Barbie che avevo in camera.
-Perché lo hai fatto!?-
-Perché ti odiavo! Mi trattavi come una merda e mi detestavi, nonostante non ti avessi fatto nulla! Eravamo sorelle e io ti volevo un gran bene, prima che iniziassi a trattarmi come la cosa più inutile della terra! Ho dovuto farlo perché nonostante tutto quello che avevamo passato, a te non importava di me! Condividevamo un segreto enorme ma questo non ha cambiato nulla, tu non ne volevi parlare con me , hai dimenticato esattamente come mamma e papà ci avevano detto di fare, e da quel momento hai smesso di trattarmi come una sorella. Hai voluto dimenticare quelle notti orribili, ma Morgana, hai dimenticato anche me.-
Lei mi lasciò andare, sorpresa. Poi scosse la testa, con uno sguardo più deluso, quasi umano.
-Non ne volevo parlare con te perché tu mi accusavi, Kira. Eri tu a volermi allontanare sin da subito, sin da quando avevi scoperto che era successo anche a me. Odiavi l'idea di non essere l'unica scelta di papà…-
Scossi la testa, allontanandomi da lei. -No, ti sbagli…-
-Non potevi convivere con l'idea che Zach avesse fatto tutto quello anche a me, che tu non fossi la sua cocca come diceva. Avevi un rapporto morboso con papà, mi dicevi che non avrei dovuto dimenticare perché tu non volevi farlo, volevi tenerti quei ricordi…-
-No, io ho dimenticato!-
-Non lo hai mai fatto veramente. Non avresti potuto. Tu amavi papà, ma lui non amava te, non in quel modo. –
-No!No! Io lo odio con tutto il cuore!-
-Kira, tu sei malata, avrebbero dovuto capirlo da subito. Non ti dispiaceva farti sbattere da quei vecchi porci, non lo facevi per i soldi o per la droga. Lo facevi perché ti mancava tutto quello, perché ti ricordava  la tua infanzia, non è così?-
-No! Stai zitta! Smettila!-
-Eri gelosa della mamma, e Delle numerose amanti. E avresti voluto uccidere anche loro, ma hai iniziato da me…-
-Come puoi dire una  cosa del genere? Stai zitta!-
-È la verità, Kira.-
-No, va all’ inferno!-
La spinsi all’ interno della fossa, guardando ancora una volta mia sorella morire, come avevo fatto mesi e mesi prima.
Urlai, senza sentire la mia voce, coperto dal Bip. Bip Che Improvvisamente aveva riacquistato il suo ruolo.

Bip. Bip. Bip.

Aprii gli occhi ancora umidi, come se avessi appena finito di piangere.
Mi faceva male la gola e mi mancava il fiato.
Non ero più nel bosco. E non ero nemmeno immersa nell'oscurità profonda.
Ora il Bip Bip era vicino, era reale.
Mi guardai intorno confusa, non capendo dove mi trovassi.
Ero in una stanza d'ospedale, talmente bianca da accecarmi . C'era un forte odore di disinfettante. Ero coperta fino al mento dal  lenzuolo bianco e morbido.
Guardai vicino al mio letto, guardando l'elettrocardiografo da dove proveniva il fastidioso Bip. Bip.
-Kira! Ti sei svegliata!-
Sbattei più volte le palpebre per mettere a fuoco la figura di quell’ ce sembrava un giovane infermiere.
-Vado a chiamare il dottore.-
Uscii dalla camera lasciandomi sola nella mia confusione.
Tutto quello era reale? Stavo forse ancora sognando?
Entrò un uomo di mezz'età, seguito da altri due infermieri.
Mi guardavano soddisfatti, in un modo così strano e surreale.
-Che succede? – gracchiai con difficoltà.
-Kira, ti sei svegliata dopo cinque giorni di coma. –
-Cinq gion…- fu quello che dissi, anche sulla mia mente suonava come cinque giorni.
Non riuscivo a parlare bene, e mi costava tanto sforzo farlo.
-Si, Kira. Non pensavamo che ce l'avresti fatta. Ma ora sei qui, ce l’hai hatta. Devo farti alcuni esami, poi potrai vedere i tuoi parenti.-
Provai a ribattere, riuscendo solamente a comporre un gemito incomprensibile.
Mentre trafficava con i tubi collegati al mio corpo, i miei occhi furono attirati dal passaggio al di fuori  dalla finestra.
-Kira, qual è l’ultima cosa che ti viene in mente?-
Margot, pensai. Ma non dissi nulla.
-Fa nulla, non devi sforzarti. Ora farò entrare tua madre e…-
-No! – urlai, sentendo la gola bruciare.
-Non vuoi vedere tua mamma!-
Scossi la testa, guardandolo con occhi imploranti.
-D'accordo Kira, non agitarti. Kevin, fai preparare un vassoio per la paziente. –
Quando uscirono tutti, mi sentii improvvisamente meglio. Che cosa era successo in quei cinque giorni di buio totale? Perché mi trovavo lì?
Sentii la porta aprirsi, e alzai lo sguardo.
Austin reggeva fra le mani un vassoio di cibo, e mi guardava sollevato, gli occhi rossi e gonfi come se avesse appena pianto.
Lasciò il vassoio sul comodino al mio fianco e mi abbracciò, facendo attenzione a non farmi male.
-Kira! Pensavo di averti perso! Dio mio, è un miracolo!-
Ma di che diavolo stava parlando?
-Riesci a parlare?-
Scossi la testa, gracchiando un fragile “no”.
-Kira, sono così felice che tu sia qua. Hai fame?-
Dissi di no, ma lui avvicinò lo stesso un cucchiaio di quella che sembrava una zuppa di verdure.
Mangiai, nonostante fosse l'ultima cosa a cui pensassi.
-Cosa è…suc-successo?-
Austin abbassò lo sguardo, e sembrò quasi che volesse ricominciare a piangere.
-Hai cercato di ucciderti, Kira. Sei andata in overdose.-
Fu così che i ricordi iniziarono a ritornare.
Eravamo nel camper. Distesi nella moquette. Dovevamo morire per poter stare insieme.
-Jesse!- Urlai, sentendo la mia gola andare a fuoco.
Scaraventai il vassoio a terra, sporcando il pavimento di zuppa di piselli verdognola.
-Devo andare da Jesse! Subito!-
Mi tolsi le coperte e provai ad alzarmi dal letto, nonostante il dolore immane alle ossa.
-Kira calmati!-
-No Austin, devo andare da Jesse! E vivo, non è così? Dov’è! Dimmi dove si trova!-
Mi staccai l flebo, ignorando il sangue che iniziò ad uscire dalla vena del braccio.
Austin chiamò il dottore tramite il pulsante sopra al letto.
-Jesse! Dimmi come sta Jesse!-
-È in coma, Kira. Non sanno se ce la farà.-
-Cosa?!-
Sentii l’impulso di vomitare. Dovevo vederlo.
“È in coma, Kira. Non sanno se ce la farà.”



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