Non c'entra niente ma adoro
💕
Le cose erano tornate alla normalità.
Una nuova normalità.
Clay era tornato.
Veniva a casa tutti i giorni, e rimaneva fino a sera.
Lavoravamo come all'inizio, se non di più. Ci ritrovavamo a lavorare tutta la notte e nemmeno c’è ne accorgevamo.
Le vendite stavano andando alla grande. Jesse aveva smesso di ignorarmi e si era apparentemente calmato. Non avevamo ancora litigato, e avevo intenzione di non farlo per parecchio tempo.
Mi piaceva quella pace, quell’unione lontanamente simile ad una famiglia.
Smisi di chiudere le ultime dosi per preparare il pranzo. Non mi era mai piaciuto cucinare, ma lo avevo fatto spesso a casa , quando mia madre era troppo ubriaca per pensare a sfamare Sebastian. Non le era mai importato di me, a malapena badava alla mia presenza, ma quando era sobria, sembrava che le importasse qualcosa del piccolo Seb.
Sebastian.
Ci penso sempre.
Ha dovuto pagare per tutto il male dei miei genitori. Così piccolo e indifeso. Il mio fratellino.
Condii i maccheroni e tornai al tavolo, dove Jesse a Clay stavano finendo di pulire.
Preparai la tavola e misi la pentola di pasta al formaggio, i preferiti di Jesse, al centro del tavolo.
Clay era seduto sul divano, ma io e Jesse decidemmo di cominciare senza di lui.
Mentre guardavo Clay con una siringa fra le mani, alla ricerca di una vena buona nel incavo del suo braccio, mi venne in mente quella volta che Austin organizzò una piccola festicciola privata a casa nostra.
Zach e Jaz non erano in casa, e Sebastian a dormire dal suo amichetto.
Austin mi aveva costretto a rimanere in camera mia, minacciandomi dicendo che se fossi uscita lo avrebbe detto a mamma.
Ovviamente, uscii.
Quando entrai nel salone al piano inferiore, capii perché non voleva che i suoi amici mi vedessero.
Erano tutti seduti o stesi a terra. Mi allarmai, pensando di dover chiamare un'ambulanza immediatamente.
Non immaginai nemmeno lontanamente che il motivo per cui Austin e i suoi amici si fossero ridotti in quel modo era l'eroina che si erano appena iniettati.
Mentre osservavo Clay però, non provavo nulla. Nessun tipo di timore o di disagio. Nemmeno disgusto, come avevo provato quando avevo scoperto cosa si facesse Austin.
-Merda! Ma che cazzo! No!- Urlò Clay tirando pugni sul divano.
-Che ha?- chiesi a Jesse.
-Non trova la vena . Le ha tutte rovinate.-
Finimmo di mangiare, e Clay finalmente smise di lamentarsi e trovò una vena ancora integra della mano.
-Hai finito? Voglio portarti in un posto.- Disse portando nel lavello i nostri piatti vuoti.
-Dove?- chiesi curiosa.
-È una sorpresa. Mettiti il costume.-
Lo guardai confusa. – Siamo a marzo!-
-Non preoccuparti.-
Non sapevo cosa aveva in mente, ma esitante indossai il mio unico bikini azzurro.
Tornai in salotto. Clay era disteso sul nostro divano, gli occhi quasi del tutto chiuso e un rivolo di bava nell'angolo della bocca.
-Lo lasciamo qui?-
Jesse annuì, un sorrisetto divertito sulla bocca . -C'e ancora pasta sulla pentola, no? Ce la può fare da solo.-
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BLOWHOUSE - La cura
Mystery / Thriller■Terzo libro della serie "THE HOUSE SAGA".■ La fuga dal St. Gregory NY è solo l'inizio di un lungo percorso travagliato per Kira e Jesse. L'assassina di Westerfield, ora latitante, ricercata in ogni angolo degli Stati Uniti, e Jesse, il suo complic...