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Erano le quattro del pomeriggio quando Jesse e Clay tornarono a casa

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Erano le quattro del pomeriggio quando Jesse e Clay tornarono a casa. La sera precedente erano partiti per Newman town, e non avevamo ricevuto loro notizie finché non bussarono alla porta di casa di Bob.
Erano sudati, stanchi e nervosi. La prima cosa che fece Clay fu prendere una birra gelata dal frigo di Cam e si buttò sullo scomodo divano.
Jesse invece non mi degnò nemmeno di uno sguardo, e andò a chiudersi in bagno.
-Come è andata? Avete preso la roba? – chiese Cam sedendosi al suo fianco.
Juan doveva ricevere una nuova partita di coca da un nuovo fornitore, e aveva mandato jesse e Clay a ritirarla.
Lui annuì, un rivolo di sudore gli colava dalla fronte.
-Si. Non era una fregatura. Viene direttamente dalla Colombia.-
-Ora la portate a Juan?-
-No, non ancora. Dobbiamo passare da un tipo, per fargliela provare.-
Camila ne parlava come se se ne intendesse, e probabilmente era così, visto la persona che frequentava.
Jesse uscì dal bagno, sbattendosi la porta alle spalle violentemente.
Ritornò nella stanza rosso in viso, le pupille Completamente dilatate e i pugni stretti lungo le cosce.
-Che cazzo fai bro? Dobbiamo andare! Siamo in ritardo. –
Clay alzò gli occhi al cielo, trattenendo una risatina. Non era un tipo frettoloso, lui.
Mi alzai, e lo bloccai per le spalle tremanti. Gli passai una mano fra i capelli umidi e finalmente mi guardò negli occhi.
-Che hai?-
-Nulla.-
-Devi calmarti.-
Provò a distanziarmi, inutilmente.- Sto bene, devo andare ora. Spostati.-

-Vengo con te

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-Vengo con te.-
-Non credo proprio.-
Gli circondai le guance e gli accarezzai la barba non perfettamente rasata, incrociando il suo sguardo.
-Io vengo con te.- dissi decisa, fissandolo a lungo in quei occhi persi.
Lui si allontanò, invitandoci a seguirlo fuori.
-Ehi, anche io voglio venire!- disse Cam, mettendo il broncio.
Clay le si avvicinò, dandole un buffetto nel naso.
-È meglio se resti qua. Potrebbe essere pericoloso, potrebbero arrestarci. Non me lo perdonerei mai.-
Cam incrociò le braccia al petto, ma alla fine annuì solamente.
Salimmo nel pick up di Clay, io nei sedili posteriori. Clay guidava veloce, passando col rosso nei semafori e ignorando i cartelli stradali.
Guidava sempre in quel modo totalmente fuori controllo, e prima di salire in quell’ auto dovevo farmi il segno della croce.
Jesse guardava fuori dal finestrino, mordicchiandosi il labbro e sbattendo le noche delle dita sul vetro.
Li, a Boca Raton, faceva più caldo di quello che immaginavo. Era quasi maggio, ma quella era la stessa temperatura di Luglio a Westerfield.
Clay accostò l’auto vicino a un bar in una strada affollata.
Feci notare che poco distante, vicino ad un negozio di antiquariato, c'era una volante della polizia.
I due rimasero in silenzio per un po’, finché a parlare fu Clay. -Dovremo dare la roba a Kira.-
-Che?- esclamò Jesse, già adirato di suo.
-Lo sai Jesse, mi conoscono in questa zona. È pieno di poliziotti. Non si sa mai.-
Jesse sbuffó, passandosi una mano sulla fronte.
-Ma non poteva scegliere un altro posto!-
Aprì il cruscotto, afferrando una busta piena della famosa polvere direttamente dal sud America.
Me la porse, ed io inizialmente non capii.
-Nascondila dentro la giacca.-
Esitante l'afferrai, sentendo la consistenza farinosa sulle mie dita.
-Ma Jesse, se mi dovessero fermare…-
-Non lo faranno, Kira. Non ti farei fare una cosa del genere, altrimenti.-
Misi la busta sotto la giacchetta di jeans, controllando più volte che non si vedesse nulla.
Tremante aprì lo sportello e uscii dall’auto.
Jesse notò il mio disagio, e si avvicinò, accarezzandomi i capelli. Avvicinò le labbra e mi baciò a lungo, stringendomi a se.
-Dobbiamo andare.-
Quando Clay ci richiamò ci staccammo e facemmo il giro dell’auto.
Jesse mi prese la mano, e ci incamminammo verso il chiosco in spiaggia.
Passammo davanti alla macchina della polizia e ai poliziotti, ma nessuno ci badò realmente. Quando li superammo, tirai un sospiro di sollievo.
Il sole batteva forte sulle nostre teste, mentre raggiungevamo la spiaggia.
Alcuni turisti coraggiosi erano già distesi sul bagnasciuga a prendere il sole in riva al mare.
La sabbia si inoltrava dentro alle scarpe mentre raggiungevamo uno dei tanti chioschi della zona balneare.
Il bar era come tutti gli altri che ci circondavano. Non c'era molta gente, in quel periodo dell’anno, ma comunque abbastanza per mandare avanti la baracca.
Clay bloccò una cameriera, indaffarata a pulire un tavolo, e le chiese del titolare.
Mi strinsi di più nel giacchetto, anche se avevo caldo. Mi sentivo come se tutti sapessero cosa stessi nascondendo lì sotto.
Seguimmo Clay nel retro del chiosco, in quella specie di sgabuzzino con le riserve di bibite e di pane per hot dog.
In quel piccolo ufficio, su una scrivania di plastica traballante, c'era quello che doveva essere il titolare del chiosco.
Era seduto su una sedia del bar. La scrivania, totalmente disordinata, era cosparsa di oggetti inutili e carte volanti.
-Eccoli! Vi stavo aspettando!-
Era un tipo strambo, con i suoi capelli platinati raccolti in una coda bassa e i baffi grigi arricciati alle estremità.
Indossava una camicia a fiori hawaiana, aperta sul petto da dove si intraveda un ciuffo di peli biondi come i suoi capelli decolorati.
-Abbiamo avuto un piccolo contrattempo,ma ora siamo qua.-
-Questo è l'importante! Prendete un barile, sedetevi pure.-
Prendemmo dei fusti di birra vuoti e ci sedemmo di fronte a lui, la piccola luce sopra le nostre teste che illuminava faticosamente lo Stanzino buio.
Jesse mi guardò, e aprii il giacchetto, posando la busta di coca sul tavolo.
Lui, quello che chiamai “l'intenditore”, visto che non disse mai il suo nome, mi guardò sorpreso, come se si fosse accorto della mia presenza solo in quel momento.
Mi sorrise, mostrandomi i denti d’oro simili a quelli di Clay. -Juan mi aveva parlato solo di due scagnozzi.-
-Lei è con me. Non c'è pericolo.-
l'uomo annuì fra se, studiandomi a lungo, osservandomi dalla testa ai piedi. Doveva aver avuto l’età di Zach o poco meno.
-D'accordo.- disse infine, concentrandosi sulla merce. -Vediamo cosa abbiamo qui.-
Aprì la busta e con un misurino prese una piccola quantità di cocaina, portandola su una pietra liscia di marmo nero.
-Quello che sto facendo, è misurare la purezza. Diciamo che la coca pura si scioglie circa a centottanta cinque, centonovanta gradi. Le sostanze con cui si tagliano si sciolgono a circa….beh…piú o meno a cento. Un prodotto di qualità si scioglie intorno ai cento quaranta.-
Non capii mezza parola di quello che disse, guardai solamente quello strano macchinario  che più comunemente avrei chiamato “scaldino”,e che poi scoprì si trattava di un agitatore termico, cercando di capire cosa stava succedendo.
-centotrenta...buona…e siamo già a cento quaranta …Si!... centocinquanta.- L'espressione dell’intenditore tramutò in stupore. – Che mi venga un colpo…centosessanta…Dio santo, centosettanta, centottanta, cen…-Ci guardò uno a uno, gli occhi spalancati per l'incredulità. -È attivata a centottanta sette…dove l'avete presa questa roba!?-
-Arriva dalla colombia.- Disse Clay.
-Ah beh…vi dispiace se mi faccio una striscia?-
-No! Ce la facciamo tutti cazzo!- Disse Clay.
L'intenditore prese un pippotto, si chinò sulla scrivania ma si bloccò quando incrociò il mio sguardo.
-Oh, prima le donne.- disse, con quella che doveva sembrare un sorriso malizioso ma più simile ad una smorfia disgustosa.
Presi il mio pippotto e tirai le strisce che aveva preparato lui, accorgendomi solo poi che Clay e Jesse avevano già tirato.
La botta arrivò quasi subito, più potente di tutte le altre.

-Uo! È ottima! Cazzo!- esclamò l'uomo, sbattendo il pugno sul tavolo

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-Uo! È ottima! Cazzo!- esclamò l'uomo, sbattendo il pugno sul tavolo.-Ragazzi, questa roba non si trova da nessuna parte qua! Dite a Juan, che i suoi nuovi fornitori di che ci sanno fare!-
Clay si alzò, e noi seguimmo il suo esempio. -Grazie amico, glielo diremo sicuramente.-
-Non sparire tu, eh! Venite a farvi una birra, qualche volta!- disse, stringendo la mano di Jesse e facendomi l'occhiolino.
Ci salutammo, raggiungendo il pickup velocemente, anche se non c'era traccia di poliziotti nei paraggi.
Quando salimmo in macchina, finalmente potei respirare. Nessuno mi aveva vista, nessuno aveva urlato il mio nome e nessuno mi aveva guardato dentro alla giacchetta.
Jesse partì senza dire nulla, guardandomi di tanto in tanto dallo specchietto.
-Quindi ora dovete portare questa roba a Juan?-
Jesse non rispose Subito. Non potei non notare il modo in cui i due amici si guardarono, una strana espressione di disagio che non si addiceva alle loro facce sempre così sicure.
-Si.- rispose Clay, appoggiando la testa al finestrino.

NB: Gli aggiornamento di BLOWHOUSE e di tutte le altre storie non saranno più così recenti per nuovi impegni lavorativi:/ speró comunque di riuscire ad  aggiornare almeno una volta ogni due settimane, ma non vi prometto nulla.

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