13.

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Da ora, non scriverò più "Roulotte" ma "Camper" , Perché si, lo ammetto, ho confuso le due cose, ero convinta che fosse la roulotte ad avere il motore! Pian piano revisioneró i capitoli precedenti così da non creare confusione. Loro  viaggiano in un Camper.

Le giornate a Stamford erano tutte uguali.
Aprile stava arrivando insieme alle giornate più lunghe, più calde. Presto avremmo dovuto lasciare il Texas, e dirigerci a sud est.
Mi sarebbe dispiaciuto lasciare quell’ angolo dimenticato dal mondo.
Spesso mi sentivo come se non mi meritassi tutto questo. Nessuno mi sta cercando, e nonostante tutto quello che stiamo rischiando, so che sono stata fortunata.
Come As you are rimbombava fra le pareti di cartongesso del camper, proveniente dalla radio di Clay in salone.
Lo avevanoo scoperto nell’appartamento abusivo, perciò da due giorni dormiva sul divano. Non mi dispiaceva più la sua presenza.
Spesso poteva sembrare un po’ invadente, ma era una brava persona, nonostante quello che faceva. Non era violento e gli piaceva la pace, non amava creare problemi inutili.
Mossi i piedi al ritmo della canzone. Il soffitto sopra la mia testa sembrava infinito, altissimo, ma doveva essere solo un’effetto della droga, perché sapevo che non è così alto. Lo sapevo, ma in quel momento mi sembrava di non sapere nulla.
Jesse era steso al mio fianco, e sentivo il suo respiro affannato e immaginavo il suo petto sudato fare su e giù, dopo aver fatto l'amore ancora una volta.
Il lenzuolo bianco copriva una parte del mio corpo, e sentivo il suo sguardo intenso su di me.
Allungó una mano sul mio petto, e lo accarezzó, a lungo, ma io non sentii niente, non pensai a niente.
La sua mano, di una temperatura così bassa rispetto alla mia, salí lentamente sul mio collo e poi sul mio viso.
Posó un dito sotto al mio naso e non capii cosa stesse facendo, finché non vidi la macchia rossa sul suo pollice, e allora mi apprestai a pulire il sangue che aveva iniziato a colare.
Finalmente mi voltai e lo guardai negli occhi, chiari, quasi glaciali.
-Ce n'è ancora, di questa roba nuova?- chiesi, sapendo che ce n'era ancora eccome. Ne avevamo così tanta da costruirci una casa.
-Forse dovresti solo dormire, ora. Non chiudi occhi da due giorni.- sapevo che aveva ragione.
Da qualche tempo riuscivo a chiudere occhi solo per un riposino, ma non ero stanca, non lo ero da molto tempo.
Jesse mi attirò a se, contro il suo petto freddo. Mi coprí fino alle spalle con il lenzuolo e si avvicinò per baciarmi.
-Dormi, Kira.-
Chiusi gli occhi, accoccolandomi fra le sue braccia, sapendo comunque che sarei riuscita ad addormentarmi.

Quando mi alzai, dopo essermi rigirata nel letto per una buona mezz’ora, andai in salone per prendere un bicchiere d’acqua. Clay era stravaccato sul divano con una lattina di birra, stava guardando un cartone animato alla tv.
Jesse invece era seduto al tavolo, la luce fioca della piccola lampadina sopra la sua testa che illuminava il suo viso pallido.
Stava preparando le strisce con la sua patente, già rovinata sui bordi grazie all'utilizzo costante.
Io stavo diventando come quella tessera, mi stavo rompendo lentamente, ne ero consapevole, ma mi avvicinai lo stesso, e mi sedetti al fianco di Jesse.

-Ehi tesoro, non riesci a dormire?- scossi la testa, ma lui non mi guardò, troppo concentrato a sniffare per l'ennesima volta quella dannata polvere che ci stava via via distruggendo.
-Già. La testa fa pensieri strani. – Presi il suo pippotto argentato e mi chinai al tavolo, tirando la coca rimasta.
-Non riesci a dormire senza prima un annusatina, è?- disse Clay, con in misto di divertimento e ironia che non compresi realmente.
Lo fulminai con lo sguardo facendolo ridacchiare, cercando di fargli capire con gli occhi quanto quell’intervento mi aveva infastidita, ma sapevo che Clay aveva ragione.
Ogni giorno mi facevo un po’ di più senza nemmeno accorgermene, l'avevo continuamente sotto al naso e praticamente non ero mai realmente pulita, nemmeno mentre dormivo.
Sapevo che stavo esagerando, che quello che ero e stavo diventando in questo mese non era ciò che volevo essere, ma era più forte di me.
-Lasciatene anche a me , pezzi di merda!-
Jesse lo ignorò, alzandosi per prendere l'erba e il tabacco vicino al lavello.
-Partiamo domani.- Mi disse quando tornò a sedersi vicino a me.
-Ah si? Sai già dove ci fermeremo col camper?- chiesi preparando la canna sotto gli occhi critici di Clay. Lui era il re degli Spinelli perfetti! E ed era abbastanza pignolo, quando a rollare ero io.
-Ho un’amica, giù a Boca Raton. Lei ha il parcheggio adatto per questa troia, e un cazzo di tetto per me. Ci aiuterà, il suo ragazzo cucina i cristalli e altra merda simile, ha un buon giro di clienti, conosce molta gente, e faremo più soldi!- Annunciò sbattendo la lattina vuota di birra vuota sul tavolo, facendomi sussultare, e prendendo bruscamente la canna dalle mie mani, intenzionata a girarla lui.
Si, la troia a cui si riferiva era il nostro camper e il cazzo di tetto un alloggio per lui.
-Ma possiamo fidarci di questa?- chiese Jesse.
-Certo! La conoscono da una vita, è una mia cara amica! Lei non guarda i notiziari, è così fuori che non sa nemmeno di essere al mondo.-
Jesse lo fissò scettico, e lo feci anche io.
Eravamo sempre stati io e Jesse, e poi io, Jesse e Clay.
Avevo smesso di fidarmi delle persone molto presto, ed era una cosa ne bisognava guadagnarsi.
-Cami è fidabile, ve lo assicuro. Altrimenti non mi sarei mai rivolta a lei.-
Sospirai. Avrei dovuto fidarmi. Che mi piacesse o no.
-Ho sempre voluto visitare la Florida!-

 -Ho sempre voluto visitare la Florida!-

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-Kira, tu vuoi visitare tutta l’America.- disse Clay.
-Oh, sta zitto! –
Fumammo e poi mi alzai, intenzionata a dormire dopo molte ore che non chiudevo occhio.
Ma non avevo sonno, non era stanca e sapevo che quando l’effetto della droga fosse svanito, mi sarei alzata dal letto, gli occhi spalancati e il corpo attivo, e sarei andata in salotto, alla ricerca di un'altra dose da sniffare. Era un circolo vizioso, un circolo che mi stava distruggendo molto lentamente.

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora