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Jesse pov
Successe per la prima volta una sera come tante altre. Kira aveva lavorato più del solito e avevamo comprato la stessa quantità di coca che compravamo in tre giorni.
Dopo aver comprato dal nostro spacciatore di fiducia, un afroamericano di Chicago che aveva trovato Clay, un tipo silenzioso e riservato che se ne stava da solo alla stazione dei treni ad aspettare i suoi clienti insieme alla cocaina discreta che vendeva, salimmo in auto e ci facemmo subito una dose prima di partire per tornare a casa.
Le chiesi come stesse, glielo chiedevo sempre, ma lei nemmeno quella volta mi rispose.
Guidavo piano fra le strade di Roxenville e la guardavo, il suo sguardo vuoto  e annebbiato dalla droga puntato verso il nulla.
-Kira, voglio che smetti di farlo.-

Dissi cercando di incontrare il suo sguardo, invano

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Dissi cercando di incontrare il suo sguardo, invano.
Non riuscivo nemmeno a pensare a quello che faceva con gli altri uomini, vecchi pervertiti sposati che la guardavano con occhi bramosi. Non riuscivo a dormire quando nella mia mente si formavano le immagini del suo corpo e di mani sconosciute che lo toccavano, desideravano illegalmente. Non potevo continuare a sopportare l'idea che qualcun altro la guardasse, ma soprattutto non potevo più permetterle di fare quella vita, di venire violata in quel modo orrendo, non dopo quello che aveva subito.
-Non si tratta di quello che vuoi tu.- rispose senza degnarmi di uno sguardo, con tono freddo e distante.
Quella fu l'ultima cosa che mi disse quella notte.
Da quando aveva iniziato ad uscire la sera e tornare la notte disfatta e affranta dalla vita,non mi parlava quasi più, ma anzi cercava di evitarmi.
Non parlava ne più con Camila, con cui aveva stretto un forte legame.
Dovevo fare urgentemente qualcosa. Avevo il compito di prendermi cura di lei e non lo stavo di certo facendo.
Quando arrivammo al Camper, come prima cosa Kira si sedette al tavolo e preparò le strisce, senza nemmeno togliersi i tacchi di cui si lamentava tanto.
Ci facemmo insieme, senza nemmeno guardarci o parlarci.
Immaginavo che la coca dovesse durarci più a lungo del solito,ma Kira non sembrava pensarla come me.
Si alzò, lanciando le scarpe da qualche parte nella stanza. -Vado a lavarmi.- disse senza guardarmi.
Prese l'involucro di cellofan con la coca e si chiuse in bagno, sbattendo la porta.
Decisi di andare a dormire, pur sapendo che probabilmente avrei solamente riposato qualche per poi ritornare sveglio come prima.
Mi tolsi i vestiti e mi buttai sul letto sfatto, ascoltando il rumore dello scrosciare dell’acqua finché, incredibilmente, mi addormentai.
Non ricordo quanto effettivamente dormii prima di venir svegliato dagli eccessivi movimenti di Kira.
Aprii gli occhi faticosamente e la vidi mentre si sporgeva verso il comodino sul suo lato del letto per accendere la abatjour.
Non sapevo che ora fosse e da quanto era venuta a letto, ma al contrario mio, non sembrava aver dormito molto.
Indossava la mia maglia dei Nirvana e i suoi capelli biondi erano attaccati al viso sudato. Faceva caldo, ma fortunatamente avevamo l'aria condizionata in tutto il Camper.
Mi guardò con occhi sconsolati e subito le chiesi cosa avesse, cosa la turbasse.
-Non riesco a dormire.-
Non era una novità. Nessuno dei due riusciva a dormire davvero, m Kira aveva un sonno disturbato già di suo.
-Ho troppo caldo. Qui fa troppo caldo.- Disse, asciugandosi il sudore dalla fronte e respirando più velocemente.
-Devo uscire…ho bisogno di prendere aria…- Ora respirava affannosamente, stringendo in un pugno le lenzuola.
La attirai a me, notando che nonostante il caldo che diceva di avere stava sudando freddo.
Le circondai le guance arrossate e la guardai negli occhi, notando le sue pupille dilatate.
Diedi un’occhiata al suo comodino, notando la bustina di coca, vuota.
-Kira, l'hai presa tutta?-
Lei evitò il mio sguardo, puntandolo sul condizionatore sopra le nostre teste.
-Non mi sento molto bene…-
Il suo corpo iniziò a tremare sempre più velocemente fra le mie braccia.

-Ho bisogno d'aria

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-Ho bisogno d'aria.- sussurrò sulla mia guancia, così l feci alzare e la portai fuori.
Ero nel panico totale.
Sapevo cosa stava succedendo e nonostante io ci fossi passato tantissime molte, in quel momento non sapevo cosa fare, riuscivo a pensare solamente che l'avrei persa, che Kira sarebbe potuta morire.
Dovevo fare qualcosa, così smisi di guardarla mente tremava come una foglia addossandosi alle pareti del camper e la raggiunsi.
-Cerca di respirare più piano,Kira.-
Ricordavo quando ero io quello in overdose e lei mi aveva salvato la vita.
I ruoli si erano invertiti, e solo per colpa mia.
Rientrammo dentro e Kira si sedette sul divano, guardandosi intorno confusa e spaventata.
-Mi sento male…male.-
Presi un bicchiere d’acqua e del Valium dall'armadietto del bagno .
Non ero sicuro che sarebbe bastato a sistemare le cose, sapevo che la scelta giusta sarebbe stata quella di andare all’ospedale, ma sapevo anche che ci avrebbero riconosciuto immediatamente se avessimo messo piede in quel posto affollato.
-Tieni, manda giù queste. –

Kira non disse nulla e mandó giù le pillole

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Kira non disse nulla e mandó giù le pillole.
Ricordavo perfettamente la mia prima overdose. Era stata molto più tragica di quella di Kira semplicemente perché io non ero con la persona che amavo, ero con Daphne e altri amici a cui non importava niente di me. Era stata Daphne ad aiutarmi, probabilmente per il solo fatto che se fossi morto la colpa sarebbe andata a lei, che mi aveva dato la roba.
-Jesse, che cosa devo fare? Non so cosa devo fare!-
La strinsi a me, accarezzandole i capelli arruffati e baciandole il viso, pregando qualsiasi Dio affinché Kira stesse meglio.
-Ci sono io, Kira.Ci sono sempre. Va tutto bene.-

Sentivo il suo cuore pompare ad una velocità spaventosa e non potevo fare altro che piangere fra i suoi capelli, cercando di calmare anche me stesso

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Sentivo il suo cuore pompare ad una velocità spaventosa e non potevo fare altro che piangere fra i suoi capelli, cercando di calmare anche me stesso.
Sembrò durare un infinità, ma alla fine Kira smise di sudare e il suo cuore tornò a battere ad una velocità normale.
Restammo tutta la notte stesi sul divano.
Kira si addormentò fra le mie braccia, mentre io, nonostante avessi urgente bisogno di chiudere occhio dopo giorni e giorni di veglia, non ci riuscii. Non riuscivo a smettere di pensare a quello che era appena accaduto.

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora