3.

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Quel giorno Jesse era uscito presto per quelli che chiamava affari.
Non me me aveva ancora parlato, ma non avevo fretta. Non ero sicura di voler sapere che tipo di affari intraprendesse.
A Gennaio a Westerfield me ne sarei stata chiusa in camera con la mia coperta termica, ma qui era diverso.
Mi distendevo sullo sdraio dietro alla roulotte, e potevo rimanere li anche un intero pomeriggio senza accorgermene, aspettando che il sole calasse.
Mi stringevo sul mio cappotto e lasciavo che i caldi raggi solari colpissero il mio viso.
L'erba alta ancora bagnata di rugiada copriva i miei piedi scalzi.
Il rumore dei grilli e il verso delle cicale intorno a me rendevano quel silenzio meno angosciante.
Tutta quella natura abbandonata era solo ed unicamente mia, l'unica spettatrice di quello spettacolo naturale.
Anche se ero lì solamente da due giorni, stavo iniziando ad abituarmi a quella che sarebbe stata la mia vita velocemente.
Presi una canna dal pacchetti di sigarette e la portai alla bocca.
L'accesi e aspirai a lungo quel fumo nocivo.

Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalla tranquillità di cui avevo bisogno

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Chiusi gli occhi e mi lasciai cullare dalla tranquillità di cui avevo bisogno.
Quando gli riaprii e vidi il bosco lontano, le immagini del corpo decomposto di Morgana e della buca nel bosco di Westerfield mi passarono velocemente davanti agli occhi.
Quando mi avevano portato nel luoghi del delitto non ero riuscita a credere che a fare tutto quello fossi stata io. Quando vidi il suo corpo non ero riuscita a credere che a ridurla così fossi stata io.
Era tutto così surreale, così lontano dalla persona che credevo di essere.
A distogliermi dai miei macabri pensieri fu il rumore cigolante del motore del Pick up blu di Clay.
Li sentii entrare nella roulotte e mi alzai per raggiungerli.
Mi bloccai sull'uscio, il vento che fumava la mia canna .
Jesse prese due birre dal frigo e Clay posò sul tavolo dei pacchetti rettangolari grandi come mattoni di polvere bianca avvolti nella pellicola . Non si erano ancora accorti della mia presenza .
-Cazzo, non abbiamo preso il bicarbonato. Ce lo hai il bicarbonato? - Chiese Clay sedendosi e aprendo la sua birra.
-Perché dovrei avere il bicarbonato?-
-C'è o no?-
-No.- Dissi entrando nella stanza.
Gli occhi dei ragazzi si posarono su di me.
-Ehi biscottino! - Ignorai Clay e mi avvicinai al tavolo.
-È questo il piano? Sono questi gli affari? - Dissi prendendo uno dei mattoni.
Il tavolo ne era così ricoperto che rischiavano di cadere a terra.
-Cos'altro poteva essere, Kira? - Disse distogliendo lo sguardo.

-Avresti dovuto comunque dirmelo! Non immaginavo una roba del genere

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-Avresti dovuto comunque dirmelo! Non immaginavo una roba del genere. Pensavo ti limitassi a vendere ai ragazzini del quartiere, ma questo! Sei diventato un boss della droga? -
-Non ancora! - rise sguaiatamente Clay.
Io e Jesse lo fulminammo con lo sguardo e lui si zittí.
-Allora io...vado a comprare il bicarbonato.-. Uscì di casa velocemente, sbattendo la porta violentemente come faceva sempre.
Non riuscivo ancora a credere a ciò che stavo guardando.
Aprii la bocca per parlare, ma fui interrotta dal rumore della porta.
Clay si avvicinò a grandi passi al tavolo e prese la sua birra quasi vuota che aveva dimenticato .
-Ora vado.-
Jesse si sedette al tavolo, sorseggió la sua birra senza guardarmi.
-Non dovevamo nasconderci? Questo si che è un lavoro molto discreto!-
-Nessuno saprà Dove siamo. Sarà Clay ad occuparsi delle vendite per la maggior parte del tempo. Non mi riconosceranno. Non mi stanno nemmeno cercando.-
-Non ci metteranno molto a collegare la mia fuga con la tua sparizione improvvisa, lo sai.-
-Fino ad allora, venderò questa roba. - Sì Alzò e si avvicinò, circondandomi le guance con le sue mani grandi.
-Sono davvero tanti soldi, Kira. Non avrò bisogno di lavorare molto. Appena avremo una somma adatta, andremo via da qua. Non faranno in tempo a cercarci, perché saremmo già in un altro continente. Questo è l'unico modo per fare soldi facili e andare via da questo posto di merda.-
Sospirai, appoggiando la fronte alla sua. -É davvero l'unica soluzione?-
Lui annuí solamente.
-E se ti prendono? -
-Non mi prenderanno. Andrà tutto bene, devi fidarti Di me. -
Annuii poco convinta. Mi fidavo di lui, ma avevo paura.
Si avvicinò cautamente alle mie labbra, i nostri respiri si mescolavano diventando una cosa sola.
Ci voltammo immediatamente quando sentimmo la porta aprirsi alle nostre spalle.
-Uh,ho interrotto qualcosa? Ho preso il bicarbonato.-
Questa cosa del fatto che entrasse senza dire nulla ci stava sfuggendo di mano.
Clay e Jesse tornarono al tavolo. Non avevo mai visto così tanta droga in vita mia. Il che era normale, a differenza di quello che stavo vedendo in quel momento.
-Che devi fare con il bicarbonato? - Chiesi curiosa.
-Tagliarla.-
Mentre preparava tutto l'occorrente, Clay sembrava estremamente concentrato. Si muoveva con tanta maestrezza, come se lo avesse fatto varie volte.
Li osservai lavorare in silenzio.
Clay aggiungeva le sostanze alla cocaina e Jesse ne preparava le dosi, pesandole su una vecchia bilancia da cucina.
Tutto quello mi metteva a disagio, era un mondo così anni luci da me. O almeno lo era.
-Hai intenzione di continuare a osservami come gattino affamato o dai una mano?- Chiese Clay senza smettere di trafficare con la roba.
-Clay...- Lo rimproverò Jesse.
-Cosa? - Quando si alzò le maniche dell'ingombrante felpa nera che indossava per lavorare meglio, vidi le sue braccia ossute coperte da ematomi e buchi infiammati.
Dovette notare il mio stupore perché mi fece quel sorriso che odiavo tanto.
-Esperienze di vita, biscottino.-
Ignorai il suo sguardo e mi sedetti vicino a Jesse.
-Cosa posso fare? - Chiesi poco convinta .
-Non preoccuparti, lo possiamo fare noi.-
-Beh, due mani in più non ci fanno male. Abbiamo un sacco di lavoro da fare.-
-No, Clay. Non voglio che faccia queste cose. Lo finiamo noi il lavoro. -
-Ehi,non parlare come se non ci fossi. Ci sono in mezzo anche io, dopotutto. Sai bene che non approvo, ma ormai il danno è fatto, perciò...-
Jesse sbuffó, e distolse lo sguardo come faceva sempre quando di arrabbiava con me.
-Fa come vuoi, allora. -
Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo. Certe volte poteva diventare più permaloso di me.
Clay mi fece vedere come chiudere le dosi che Jesse pesava sulla carta stagnola.
Era facile e ci misi poco ad imparare.
Ben presto smisimo di parlare, talmente immersi dal lavoro.
Il tempo voló senza che ce ne accorgessimo.
Non potevo immaginare che quella era solo una delle tante serate che avrei passato a preparare dosi di polvere tossica .

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora