4.

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Stavo svuotando la lavatrice quando sentii la porta di casa aprirsi.
Era Jesse, incappucciato nella sua felpa nera.
Appoggiò sul tavolo i due cartoni di pizza fumante, da dove proveniva un buon profumino.
Avevo fame, così mi sedetti al tavolo senza aspettarlo e addentai la mia pizza verdure e salsiccia.
Accesi la Tv e lasciai sul notiziario che stavano trasmettendo.
-Come è andata? -
-Bene, direi.- Sì tolse la sciarpa e la felpa lentamente. Aveva l'aspetto stanco, come succedeva ormai da quando stava fuori tutto il giorno cercando di vendere la roba.
Non facevo molto quando Jesse non c' era. Guardavo la Tv o leggevo i libri che lui mi comprava. Mi annoiavo, e avrei voluto che lui fosse con me.
-Clay? -
-È tornato a casa.-
Sì sedette al mio fianco e prese un pezzo della sua pizza, addentandola senza fame.
-Oh, quindi ce l'ha una casa.-
Jesse annuí, masticando svogliatamente .
-E vive da solo?-
-Si. Non è proprio la sua casa. L'ha occupata. Lo fa sempre.-

Lo guardai sconcertata

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Lo guardai sconcertata.
-E...Come farete quando ci sposteremo? Insomma, lavorate insieme no?-
-Ancora non lo sappiamo. Per ora qui non c'è pericolo.-
-Verrà con noi, vero? -
Jesse smise di mangiare e per la prima volta in quella giornata mi guardò negli occhi.
-Kira, è il migliore amico. È Grazie a lui se abbiamo questa roulotte, i documenti falsi, la possibilità di farci una vita. -
Alzai gli occhi al cielo, stanca di sentire sempre la stessa storia.
-Sono sicura che col tempo ti piacerà. Clay piace a tutti. -
Non a me, pensai.
-Ho visto quei segni che ha sul braccio. Di che si fa? -
-Ma chi lo sa. Probabilmente di tutto. Ci sono più droghe che sangue nelle sue vene.-
-Quando lo hai conosciuto ne faceva già uso? -
-Suppongo di si. -
-È stato lui che ti ha fatto iniziare?-
Jesse smise definitivamente la cena, lasciando mezza pizza sul cartone.
-Per favore, non iniziare.-
Disse alzandosi e buttandosi sul divano di pelle.
-Non iniziare cosa? Sto solo chiedendo! -

Lo seguì sul divano, e lui alzò il volume della televisione

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Lo seguì sul divano, e lui alzò il volume della televisione.
-Non ignorarmi. È stato lui?-
-Che importanza ha?-
-Stiamo solo parlando! -
-È stata Daphne, Kira. È stata Daphne a farmi provare per la prima volta. Contenta adesso?-
Jesse finì la sua birra in un sorso e sbatté la bottiglia sul tavolino.
Non capiva perché si arrabbiava così. Non voleva rimproverarlo. Voleva solo conoscerlo meglio.
Prese dalla tasca una delle dosi che avevo chiuso io.
L'aprí con le mani tremanti e stese le strisce sul comodino di legno che usavamo come tavolino. Si, era stata una mia idea. Volevo che quella roulotte assomigliasse il più possibile ad una casa graziosa.
Prese una banconota da dieci dollari e sniffò tutte e quattro le strisce velocemente.
Avvicinò la stagnola al naso e sniffò gli ultimi rimasugli di coca.
Distolsi lo sguardo sulla TV, e fui catturata dal titolo della notizia.
Caccia all'assassina di Westerfield , era scritto in grassetto .
Accanto alla mia solita foto era apparsa una di Jesse.
Lo guardai, ed anche lui sembrava spaventato come me.
La foto non era recente. Aveva i capelli corti come li portava quest'estate e una pelle più luminosa, più sana.
Era scritto di chiamare al solito numero per avvistamenti.
-Merda. -
Dicemmo all'unisono.
-Jesse...-
-Non preoccuparti. Sapevamo che sarebbe successo, no?-
-Dobbiamo andarcene ora?-
-No, non ancora. Non hanno nemmeno una pista. E non sembriamo nemmeno quelli delle foto.-
Sospirai. Sapevo che non avrei dovuto preoccuparmi, ma come potevo?

Jesse Pov

Uscii di casa alle dieci.
Kira era già letto, e avrei voluto rimanere con lei, abbracciarla fra le lenzuola col suo profumo e proteggerla.
Sapevo che aveva bisogno di me, che non potevo lasciarla da sola con i suoi pensieri.
Salii sulla vecchia punto bianca che avevo comprato quando avevo venduto la mia auto d'epoca.
Era l'unica cosa che mi rimaneva di mio padre. Cercai di non pensarci mentre avanzavo nella strada scura della campagna.
Clay viveva nella zona industriale della città.
Era arrivata un'altra partita, e per quanto avessi voluto, non potevo mancare.
Parcheggiai l'auto dietro la vecchia casa che Aveva occupato.
Questa volta era una casa in costruzione.
Era grande e circondata da un giardino non curato, con l'erba che ti arrivava al busto.
Per entrare bisognava spostare la rete e cercare di passare senza venir graffiati.
Da una delle finestre proveniva una fioca luce rossa. Solitamente se ne stava da solo al buio per non attirare l'attenzione.
Entrai facendomi luce con il cellulare. Non c'erano ne porte o vetrate, ma a Clay non importava. Nessuno si sarebbe inoltrato all'interno della casa e anche se lo avessero fatto lui avrebbe trovato il modo per non farli tornare più.
Clay era seduto al tavolo al centro di una delle stanze che usava come laboratorio.
Stava lavorando, ascoltando la musica dal suo cellulare.
-Ehi bro!-
Mi sedetti di fronte a lui, guardandolo mentre tagliava la sostanza con maestria.
Mi passò la canna che stava fumando, senza mai alzare gli occhi.
-Juan è in cazzo di folle. Pensa davvero che riusciremo a venderla tutta? -
Juan era il tipo per cui lavoravamo. Non sapevamo molto di lui, non lo avevamo nemmeno visto in faccia. Ci dava i soldi ed era quello che ci importava. Non saremmo stati con lui ancora a lungo. Stavamo lentamente scalando la montagna verso i piani più alti.
-Juan vuole parlarci. Ha una specie di missione, possiamo dire, per noi.-
-Missione? -
-Non mi hanno detto di che si tratta.-
-Quando?-
Clay fece spallucce, afferrandomi lo spinello tra le mani.
-Mi stanno cercando. Io e Kira dobbiamo andarcene. -
-Di già? Siete qua da una settimana.-
-Hai capito cosa ho detto?-
-Si bro , ho capito. Non agitarti. Nessuno sa che sei qui. Diremo a Juan che cambieremo postazione e problema risolto. Kira lo sa? Che ti stanno cercando? -
-Sì. -
Nessuno dei due disse più nulla per diversi secondi.
Anche se dicevo a Kira che non ero affatto preoccupato, la verità è che non riuscivo a pensare ad altro.
-Senti bro...ma Kira ha ucciso la sorella veramente? -
Annuii. Non mi piaceva parlarne, ma era Clay. A Clay potevo parlarne.
-Ma non se lo ricorda...-
-No, non lo ricorda.-
-E tu le credi?-
Smisi di pesare le dosi e lo guardai attentamente.
-Voglio dire, bro...-
-No, tu non sai niente. - Lo interruppi adirato. -Non puoi nemmeno immaginare cosa abbia passato nella sua vita. Non hai idea della merda che ha dovuto vedere e subire in tutti quegli anni. È per questo, Clay, che non posso rischiare di farla soffrire ancora. Forse non sono la persona adatta, ma devo proteggerla, e lo farò a costo della mia stessa vita. Ti chiedo quindi, di non giudicarla in base ad un notiziario.-
Clay si zittí, annuendo tra se.
-Volevo solo dire che non ha la faccia da killer, bro.-
Alzai gli occhi al cielo ignorandolo, e tornai al mio lavoro.
-Sembri tenerci così tanto.-
-Non immagini quanto, Clay.-

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora