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Non rividi più Dawn.
Non salutai nemmeno Cam e Clay, che erano stati i nostri compagni di avventura e cazzate sin dall’inizio.
Successe tutto molto velocemente.
Eravamo in viaggio da giorni, senza fermarci mai se non per riposare per qualche minuto.
Dove eravamo diretti? Non lo sapevamo. Il più lontano possibile da Roxenville.
Tutto era tornato come pochi mesi prima, quando ero fuggita dall’ ospedale.
Eravamo solo io e Jesse. Sempre e solo noi due.
Dawn conosceva la mia identità e nonostante la cosa inizialmente mi avesse sorpresa, avrei dovuto aspettarmelo.
I notiziari parlavano ancora del mio caso e della nostra fuga d'amore, come la chiamavano i media.
Dovevamo immaginare che prima o poi qualcuno lo avrebbe scoperto.
Avevo paura. Non ero più così sicura che saremo riusciti a stare insieme.
Eravamo stati avvisati.
Poco dopo la nostra partenza da Roxenville, la polizia tramite radio e notiziari, avvertiva chiunque di prestare attenzione ad un camper chausson 628, avvistato nelle zone di Roxenville e diretto in tutte le direzioni. Si richiedeva di chiamare immediatamente la polizia in caso di avvistamenti.
Avevano messo posti di blocco dappertutto. Jesse lo aveva previsto, perciò non eravamo mai entrati in autostrada.
-Dove andiamo, Jesse?-
Lui guidava nervoso, il volto imperlato dal sudore. Come se non bastasse, il condizionatore aveva improvvisamente smesso di funzionare.
-Non ne ho idea, cazzo. Kira, prepararmi un dose, sto per impazzire.-

Presi dal cruscotto la siringa nella sua custodia blu

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Presi dal cruscotto la siringa nella sua custodia blu. Mentre preparavo la coca, le mie mani tremavano dalla rabbia.
Come aveva potuto quella ragazza chiamare la polizia? E perché solo in quel momento? Avrebbe potuto farlo prima, quando ci eravamo incontrate a casa di G.
Avrebbe potuto fingere di non conoscere la mia vera identità, e invece no, aveva voluto darmi un vantaggio, se di vantaggio si poteva parlare.
Jesse fermò il camper in mezzo al nulla, vicino ad etteri di boschi infiniti che non ci abbandonavano da Roxenville.
Si legò il laccio emostatico intorno al braccio e afferrò la siringa fra le mie mani tremanti. Lo guardai mentre cercava invano una vena visibile sul suo avambraccio, eppure era così magro e bianco come il latte, e le vene bluastre pulsavano come desiderose di ricevere la loro dose giornaliera.
-Merda! Siamo nella merda totale!- Strinsi in un pugno la siringa e allora l'afferai, notando che era troppo nervoso per iniettarsela da solo.
Sapevo che era estremamente pericoloso assumerla così, ma eravamo arrivati a un punto in cui non ce ne importava più niente.
Jesse si accasciò sul sedile, il volto immediatamente più sereno e rilassato, come in estasi.
Guidò ancora per diversi chilometri, fino ad arrivare a Cordob, nella contea di lissi nello Utah.
Decidemmo di fermarci per dormire qualche ora, e avremmo proseguito all’alba .
Eravamo lontani dalla città, e le poche case nei dintorni avevano l'aria di essere abbandonate da moltissimo tempo.
Mi buttai sul comodo letto, sapendo che probabilmente non avrei dormito. Ero troppo preoccupata per quello che ci aspettava.
Jesse mi raggiunse poco dopo, stendendosi al mio fianco.
-Non riesci a dormire?-
Scossi la testa, stringendomi a lui. Lo abbracciai, affondando il volto nel suo petto nudo.
-Ho paura, Jesse. –
Mi accarezzò i capelli, come faceva sempre per calmarmi.
-Non devi averne. Kira, andrà tutto bene. Ce la faremo.-
Sapevo che non ci credeva nemmeno lui. Tutta la sicurezza era sparita. Aveva paura anche lui, io lo sapevo, ma doveva esserci qualcuno di forte, qualcuno che lottasse fino alla fine.
-Credo che andrò in prigione.-
-Jesse mi alzò il mio mento, ed incontrai i suoi grandi occhi verdi.
-Non ci separeranno mai, Kira. Io non glielo permetterò. Piuttosto la morte.-
Ci baciammo, un incontro di labbra così improvviso e desiderato. Mi era mancato così tanto il suo sapore.
-Voglio fare l'amore in te.- sussurrò sulle mie labbra, accarezzandomi le guance sudate.
Non ricordavo nemmeno l'ultima volta che era successo, forse prima che la nostra vita andasse completamente a rotoli.
Fece scorrere le mani sotto la mia maglietta, fino a togliermela.
Le sue labbra scorrevano dappertutto, ricordandomi momenti che pensavo di aver cancellato dalla mia mente.
Era così bello. Per la prima volta dopo molto tempo, eravamo solo io e lui. I nostri corpi si univano diventando una cosa unica.
A chi importava della droga quando avevamo noi stessi? Lo avevo desiderato, e lui aveva desiderato me così morbosamente che non sapevamo nemmeno più come gestire tutta questa esplosione di emozioni sconosciute e bellissime.
Jesse era stata la mia salvezza, e non mi importava se la gente diceva il contrario.
Lui era la parte migliore di me, e nulla avrebbe potuto cambiare le cose.

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora