24.

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Quella notte l'uomo, un nuovo cliente con cui avevo scambiato si e no due parole, mi lasciò vicino alla stazione dei treni.

La stazione era buia e apparentemente vuota. Erano le due di notte e per quella sera avevo lavorato abbastanza.
Trovai Archie nel suo solito posto , nella galleria che portava al binario 3.
Era da solo, avvolto nell’ oscurità. La luce al neon sopra le nostre teste andava e veniva, segno che probabilmente si sarebbe rotta completamente.
-Cookie… dove lo hai lasciato lo spilungone?-  Mi chiese con quel suo accento marcato di Chicago.
-Non è potuto venirmi a prendere. – mentii.
-Roxenville sembra innocua, ma non è una buona idea girare da sola di notte, soprattutto se sei ha donna.-  Se c'era qualcosa che temevo, non erano di certo i maniaci notturni.
-Grazie per il consiglio, ma mi guardo le spalle. Dammene 4.- Gli porsi tutto quello che avevo guadagnato quella sera, non molto rispetto a quando avevo iniziato a farlo, e lui mi diede i quattro grammi di polvere.

-Ascolta Arch, hai anche del fumo? Ti do i soldi domani

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-Ascolta Arch, hai anche del fumo? Ti do i soldi domani.-
L'uomo scosse la testa deciso.- Non faccio credito Cookie, lo sai.-
-Ti prego! Lo sai che te li ridò! Domani sera stessa!-
-Cookie…-
-Per favore!-
Archie indugiò a lungo, ma alla fine annuí.
-Grazie mille Arch!-

-Solo perché sei tu!- Lo salutai velocemente per dirigermi ai bagni della stazione, solitamente sempre aperti

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-Solo perché sei tu!-
Lo salutai velocemente per dirigermi ai bagni della stazione, solitamente sempre aperti.
Di solito era Jesse che mi veniva a prendere quando finivo, ma qualche ora prima gli avevo scritto che sarei tornata a casa a piedi.
Dopo l'overdose di qualche sera prima Jesse mi stava addosso come una sanguisuga. Diceva che dovevamo smettere, che mi stavo facendo troppo e che tutto quello stava rovinando la nostra vita, ma dannazione, credeva che non lo sapessi? Credeva che mi piacesse fare quella cosa? Che mi piacesse chiudermi in un bagno lercio di una stazione per sniffare da sola e in santa pace con una cazzo di tossicomane?
No, non mi piaceva per niente.
Eppure, non riuscivo a controllarlo, era più forte di me.
Guardai la polvere limpida ed invitante che si mimetizzava con il bianco del lavandino. Mi chinai per sniffare la sostanza e poi uscii dal bagno, rischiando di scontrarmi con N ragazzo che entrava.
Mi guardò a lungo ma poi mi ignorò, scomparendo all'interno della toilette.
Tornai a casa a piedi il sudore che mi colava dalla fronte e si insinuava fin dentro ai vestiti.
Tutti i giorni erano uguali. Non trovavo più il senso di quella vita.
Quando tornai Jesse era sveglio. Era seduto sul divano e guardava la televisione, e sembrò sorpreso di vedermi arrivare.
-Kira! Come sei tornata?-
-A piedi.-
-Perché non mi hai chiamato?-

Tremava tutto come una foglia e aveva due grosse occhiaie sotto gli occhi assonnati

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Tremava tutto come una foglia e aveva due grosse occhiaie sotto gli occhi assonnati.
Gli lanciai la coca e andai a chiudermi in bagno.
Mi spogliai lentamente ed entrai nella doccia, l'acqua gelida che mi lavava via tutto, facendomi sentire meno sporca, ma era solo un illusione, perché quello che facevo non si poteva cancellare in nessun modo, era impresso sulla mia pelle lattea come un tatuaggio.
Spesso mi dimenticavo di ciò che ero veramente. Mi immergevo totalmente nel ruolo di Cookie che Kira sembrava solo un lontano ricordo sfumato nella mia mente.
Quando uscii dal bagno, Jesse era ancora davanti alla TV, lo sguardo ora più attivo e gli arti che non tremavano più.
-Vado a dormire.- Gli dissi pur sapendo che non sarei riuscita a chiudere occhio per più di due ore.
Vidi la sua testa annuire e andai in camera da letto.
Prima di coricarmi presi i miei sonniferi.

Senza quelle pillole non sarei mai riuscita a dormire, visto la sostanza psicoattiva ancora in circolo sul mio corpo

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Senza quelle pillole non sarei mai riuscita a dormire, visto la sostanza psicoattiva ancora in circolo sul mio corpo.
Dopo il piccolo incidente della cocaina tagliata male qualche giorno l'unica soluzione per non pensarci era imbottirmi di sonniferi per dormire qualche ora in più.
Solitamente grazie alle pillole riuscivo ad addormentarmi subito, ma il sottofondo fastidioso della TV nell’altra stanza non mi aiutava.
-Jesse! Abbassa la tv! -Urlai sapendo che mi avrebbe sentito chiaramente visto i muri di cartapesta che ci separavano e la porta aperta.
Aspettai qualche secondo ma Jesse non fece nulla e le mie orecchie non potevano sopportare quel rumore improvvisamente così assordante.
-Jesse abbassa!-
Sapeva benissimo che la sentiva.
Le voci dello stupido programma erano sempre più forte e chiare e mi disturbavano io sonno.
Mi alzai adirata, camminando nel buio fino al salotto, restando sul corridoio e guardando  la mia di Jesse appoggiata al divano.
-Che cazzo! Abbassa quella tv!-
Lo vidi muoversi leggermente, ma non cennó nemmeno a prendere il telecomando .
-Perché devi fare così! Voglio dormire!-
Per quale ragione insolita mi stava ignorando! Che cosa aveva fatto?
-Ti ho detto di abbassare quella cazzo di TV!-
Successe tutto troppo velocemente perché me ne accorgessi. Presi dal mobiletto di legno quello strano soprammobile che ci aveva regalato Camila quando ancora avevamo i soldi, un palla di vetro dalle varie sfumature colorate simile a quelle che usavano le veggenti.
In uno scatto fulmineo, gliela lanciai, colpendolo in testa.
Atterrò con un tonfo a terra, e Jesse cadde di lato, stendendosi per metà suo divano.
-Jesse!-
Corsi da lui, le lacrime che mi appannavano la vista.
Che cosa avevo appena fatto?
Jesse aveva gli occhi semiaperti ma rossi e assonnati, segno che probabilmente stava dormendo e le quel motivo non mi aveva sentito.
-Oddio Jesse! Stai bene? Jesse, rispondimi!-
Gli accarezzai i capelli scoprendo così il taglio sanguinante sulla nuca.
-Jesse mi dispiace tanto!- dissi con la voce rotta dal pianto, guardando mia mano coperta dal suo sangue.
Corsi in bagno a prendere il kit del pronto soccorso per poi tornare da lui , lo sguardo perso nel vuoto.
-Stai bene? Jesse parlami!-
E se avesse avuto un emorragia? Ma che diavolo mi era preso!
-Sto bene…- disse piano incontrando il mio sguardo.
Gli medicai la ferita sentendo che andava formandosi un grande bernoccolo e gli diedi una pastiglia per il mal di testa.
-Dovremmo andare all’ ospedale!-
Lui scosse la testa, accarezzandomi una guancia bagnata dalle mie stesse lacrime.
-Sto bene, Kira. Non preoccuparti.-
-Scusami, non volevo colpirti te lo giuro!-
Piansi a lungo nella sua spalla, non avendo più il coraggio di alzare lo sguardo e guardarlo negli occhi.
-Lo so, piccola. Non importa.-
Ma importava eccome.
Non era una reazione normale quella che avevo avuto. Non era normale colpire una persona solo per il volume alto del televisore.
Che mi stava succedendo?

Ho pubblicato una nuova storia ILINX: Ginger destruction, se volete dateci un'occhiata e ditemi cosa ne pensate!

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora