6.

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La mente ha strani modi di farti affrontare le cose quando sono troppo difficili da ammettere.
Nessuno può capire come vorrei ricordare quello che è successo. Non hanno idea di come possa sentirmi io, a sentire le loro accuse, le loro offese, e non capire nulla.
Stanno parlando di me? Insultano me? Vorrei solamente poter ricordare qualcosa, anche un minimo dettaglio, per poter ammettere di aver effettivamente commesso quell'atto atroce per cui mi stanno cercando.

Mi accesi l'ennesima sigaretta della giornata, sapendo che ultimamente stavo fumando troppo, come se volessi autodistruggermi. Mi sarebbe mancato il paesino dove ci eravamo fermati. Era un bel posto, Caldo e isolato.
Ogni sera io e Jesse ci sedevamo fuori, due birre e la mia chitarra, e cantavo senza pensare a nulla.
La luce abbagliante dei fari del Pick up di Clay mi abbagliarono.
Scese dall' auto e si avvicinò alla roulotte ondeggiando sulle sue sneaker enormi.
-Ehi,Kira .-
-Clay.-
-Ce l'hai una sigaretta?-
Gli porsi il pacchetto di Marlboro.
-Siete pronti? -
-Diciamo...Dove stiamo andando?-
-Siamo diretti a Texas nord , Stamford. Ci fermeremo li per un po'. -
-E tu...Dove starai?-
-Non preoccuparti, un posto lo trovo sempre. E non credo resteremo li molto. Ho già dormito nel Pick up per due mesi. Che saranno mai due notti.-
Non gli chiesi perché fermarci per così poco tempo,  visto che la polizia non aveva nemmeno una pista.
Jesse  sporse la testa dalla roulotte, incontrando lo sguardo di Clay.
-Partiamo.-
Clay annuì e entrò nella sua auto.
Spensi la sigaretta e entrai nella roulotte, chiudendomi la porta alle spalle.
Jesse si mise al volante ed io mi sedetti al suo fianco.
-Quanto ci impiegheremo ad arrivare a Stamford?-
-Non lo so. Senza soste dovremmo arrivare per stanotte, o alla mattina presto. -
-Vorrei avere la patente per darti il cambio. Dove ci fermeremo per proseguire fino a la?-
-Non ci fermeremo. - Jesse accese la radio, cambiando canale senza nemmeno ascoltare una canzone.
-Che vuol dire? Come farete a riposarvi? È un viaggio lunghissimo. -
-Non ho bisogno di riposarmi.-
-Ma Jesse!-
-Ho guidato da New York fino in Texas senza chiudere un occhio.  Cosa vuoi che sia?-
Lo guardai incredula. Effettivamente sembrava abituato a fare lunghi percorsi, ma era comunque pericolo.
Per qualche minuto nessuno disse più nulla. 
Guardai le auto  correre veloci sulla strada, dirette chissà dove.
Altre roulotte, simili alla nostra.
Mi chiedevo Dove fossero diretti, probabilmente in vacanza, in qualche bella cittadina storica, ma di certo non erano in fuga, come noi.
-Dio, non c'è nemmeno una cazzo di canzone decente. Cantami qualcosa.-

Esitante afferrai la mia nuova chitarra

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Esitante afferrai la mia nuova chitarra. Stentavo ancora a credere di avere una Martin D-35.
Non avevo idea di quante canzoni cantai quel giorno.
Sapevo solo che quando cantavo,e soprattutto quando cantavo per lui, riuscivo a liberare completamente la mente.
   
                                                             ***

La prima sosta fu in un benzinaio di Melville.
Erano le sei e mezza di sera e nonostante la roulotte fosse piena di gasolio, Clay si era dimenticato di fare il pieno prima di partire.
Jesse sbuffó infastidito per la sbadataggine dell'amico.
Cercai nel suo volto qualche sfumatura di stanchezza, non trovandola.
Prese una bustina trasparente dalla tasca dei jeans e ne stese il contenuto su uno dei tanti cd vicino al cambio.
Che stupida, era ovvio che non si stancasse.
-È stato grazie alla roba che sei riuscito a guidare da New York fino a qui.-

Non era una domanda, ed era talmente ovvio

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Non era una domanda, ed era talmente ovvio.
Solo in quel istante realizzai che Jesse non dormiva quasi mai. Quando io andavo a dormire lui se ne stava in sala a lavorare con Clay e si buttava a letto solo al mattino presto, appena prima che il sole sorgesse.
Lo sentivo russare per un'ora o poco più, e poi ritornava ad essere il Jesse di sempre, sempre sveglio e attivo.
Lui non disse nulla, continuando a sniffare una delle tanti dosi che lo avrebbero tenuto sveglio durante quel lungo viaggio.
-Vado a prendere degli snack. Vuoi qualcosa?-
Scossi la testa, ma poi cambiai idea. -Si, degli assorbenti, ma devo prenderli io.-
-Non se ne parla.-
-Jesse, tu non sai quali mi servono. Hai sbagliato l'altra volta. Devo vederli.-
-Per favore , Kira. Non parliamone ancora.-
-Jesse, è un bar isolato, siamo praticamente in mezzo al nulla, chi vuoi chi mi riconosca? Guardarmi.-
-Porca puttana Kira! Sto cercando di proteggerci e tu vuoi rovinare tutto per degli assorbenti del cazzo!- Urlò arrabbiato.
Non si arrabbiava mai così tanto. La sua faccia era tutta rossa e le vene del collo ingrossate.
-Fammi uscire da qui, Jesse.- dissi cercando di assumere un tono autoritario.
Jesse chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Aprì la porta e scese. -Fa come ti pare.-
Sbatté lo sportello così violentemente che temetti fosse rotto e si avviò con passo deciso verso al bar.
Scesi anche io, guardandomi intorno preoccupata. Jesse era paranoico.
Nessuno ci avrebbe visto .
Nessuno stava cercando una bionda platinata e dagli occhi azzurri.
A dir la verità, solamente Jesse assomigliava al vecchio Jesse.
Entrai dopo di lui.
Come da piano, non dovevamo farci vedere assieme.
Gli passai accanto nel reparto dolciumi e notai la marca dei miei biscotti preferiti.
Erano troppo in alto, provai a prenderli inutilmente.
Jesse, al mio fianco, fece finta di non vedermi.
-Scusi, potrebbe aiutarmi ? Non ci arrivo.- Gli chiesi, trattenendo una risata.
Lui mi fulminò con lo sguardo ma li prese comunque, mettendoli nel suo cestino e avviandosi alla cassa.
Aspettai che pagasse e uscisse , per poi prendere gli assorbenti e andare a pagare.
Il cassiere, un uomo leggermente in sovrappeso e con un grave problema di forfora, inizialmente non badò a me.
Quando alzò lo sguardo però, i suoi occhi si posarono avidi sul mio volto, scendendo lentamente sul mio corpo.
Fece un sorriso sghembo, rivelando i pochi denti ancora presenti . Decisamente inquietante.
-Non sei da queste parti, vero? Ma certo, non se ne vedono in giro di biondine come te.-
-Potrebbe darmi ciò che ho comprato?-
Mi mossi nervosa sul posto, sentendomi a disagio. Era disgustoso. Non mi piaceva essere osservata in quel modo.
-Lo sai che sei davvero carina? Fortuna che hai le tu cose, voglio dire, sarebbe un problema avere la pagnotta nel forno alla tua età. Sei giovane, bisogna divertirsi, no? Alla tua età mi divertirei. Non hai idea di come mi divertirei.-
Si leccó il labbro superiore e mi pentii amaramente per non avere con me uno spray al peperoncino.
-Gli dia le sue compere. E la smetta di importunarla, altrimenti gli faccio vedere come si usa un'assorbente interno. – disse Clay indicando la mia busta di plastica.
L'uomo mi porse la mia spesa e non disse più nulla, cambiando immediatamente espressione quando vide la figura minacciosa di Clay.
Uscimmo dal market velocemente. L'avevo scampata bella.
-Non sapevo fossi ancora dentro.-
-Stavo cercando questi.- tirò fuori dalla sua busta una scatola di biscotti al cioccolato, i miei preferiti che Jesse aveva comprato.
-Grazie, comunque.-
Clay non disse nulla , troppo impegnato a mangiare i suoi biscotti.
-Indubbiamente, non sono passata inosservata.-
-Nah, si dimenticherà presto di te appena vedrà un’altra minorenne.-
-Jesse si arrabbierà.-
-Non se non lo sa.- mi fece l'occhiolino e io gli sorrisi realmente grata.
Forse lo avevo giudicato troppo presto.
-Ehm, scusate, vorrei arrivare prima di natale!-
Jesse ci aspettava impaziente vicino alla roulotte.
Clay tornò in auto ed io raggiunsi Jesse.
Ripredemmo il viaggio sulle note delle canzoni alla radio e sgranocchiando quello che Jesse aveva preso.
Non ci fermammo più, Jesse e Clay guidavano velocissimi e non ricordai quando presi sonno sul sedile del passeggero, la testa appoggiata al vetro del finestrino e la mano di Jesse che stringeva dolcemente la mia mano.

BLOWHOUSE - La cura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora