Two Kinds of Happiness

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Il risveglio la mattina successiva non fu dei migliori per Nina.

Aveva fatto una fatica sovrumana a costringersi ad alzarsi dal letto, perché sapeva che Julian sarebbe stato al piano di sotto, probabilmente ancora addormentato sul fouton, completamente intontito da un colossale dopo sbronza.

Ogni cosa la mattina era sempre diversa rispetto alla sera e non voleva scoprire come sarebbe stato l'umore o il comportamento di Julian dopo la sera prima.

Stare a letto tutto il giorno, comunque non era una soluzione praticabile in nessun caso.

Era in camicia da notte, avvolta maldestramente in una coperta di pail, i capelli arruffati, quando scese le scale. Si guardò intorno e tirò un sospiro di sollievo. Julian non era lì. La sensazione di liberazione durò soltanto una manciata di secondi, prima di rendersi conto che l'assenza di Julian non la rendeva affatto sollevata. Forse una piccola parte di lei sperava di trovarlo lì, con la sua maglietta bianca sformata e i suoi jeans strappati seduto in mezzo alla sala a darle il buongiorno. O a spiegarle cosa accidenti avesse per la testa. Cosa cavolo lo facesse stare così in pena da sbronzarsi come un messicano a capodanno e venire a piantare un casino ad un concerto a cui non era stato invitato. Cosa lo avesse spinto a venire a casa sua. Perché avesse tutta quella voglia di vederla.

Ma Julian non era lì.

Nina sospirò, si passò una mano fra i capelli, non poteva neanche fare colazione perché non metteva piede in quella casa da una vita, il frigo era vuoto.

Il. Frigo.

C'era un pezzetto di carta appiccicato sopra. Era uno scontrino vecchio, appiccicato sul frigo con una gomma da masticare. Non c'era niente in quella casa con cui una persona normale avrebbe potuto fare una cosa banale come scrivere un post-it. Sullo scontrino c'era scritto 'scusa', e poi la sua firma. Nient'altro.

Nina sospirò, rimanendo ferma a fissare lo sportello del frigo per un tempo indefinito, finchè non suonò il telefono. La ragazza venne ricatapultata bruscamente nella realtà. Corse verso il ripiano a scomparsa in cui quei geni dei suoi genitori avevano nascosto il telefono, e rispose.

"Buongiorno tesoro..."

Rimase sorpresa quando sentì la voce di Fab; non sapeva neanche perché era convinta che avrebbe sentito la voce di Julian all'altro capo del telefono.

"Ciao..."

"Ti ho svegliata?"

Nina si lasciò scivolare lungo la parete, lasciando cadere la coperta per terra.

"No, no, tranquillo...stavo cercando qualcosa per colazione, ma non c'è niente da mangiare ovviamente..."

"Per fortuna non dormivi...ero indeciso se chiamarti o aspettare ancora qualche ora, ma non ce la facevo più volevo sentire la tua voce...ieri sera sei scappata via così in fretta...piccola, va tutto bene?"

Nina non si era mai sentita così in conflitto con se stessa come in quel momento. Sentiva il senso di colpa che le attanagliava il petto, perché Fab...lui era così perfetto, e invece lei era così sbagliata. Per qualsiasi cosa, e soprattutto per lui. Lei era la donna sbagliata.

Sentiva le lacrime che cominciavano a premere da dietro i suoi occhi e prese un paio di respiri profondi nel tentativo di essere di nuovo in grado di simulare tranquillità al telefono.

"Certo...è tutto a posto..."

"Posso venire da te a portarti la colazione?"

Nina esitò qualche secondo, prima di rendersi conto di stare davvero esagerando; non aveva nemmeno un motivo per non rispondere immediatamente di sì.

The End Has No EndDove le storie prendono vita. Scoprilo ora