Chapter 2

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Odio dover tornare a casa dopo aver portato in giro questo maledetto cucciolo di pastore australiano, il cui unico nome che le ho dato è Noce. Non mi piacciono affatto gli animali, ma con lei riesco a convivere dato che ci siamo salvate la vita a vicenda in una notte sola.
Volete davvero saperlo? Beh io l'ho salvata dalla strada e lei mi ha salvata da degli uomini alticci mordendo loro gli stinchi fino a rincorrerli per tutto il quartiere. Non so neanche quanto avrà...forse due anni che ne so.
Purtroppo il piccolo e stretto condominio dove vivo io è il posto peggiore per tenere un cane, ma Noce voleva restare con me a tutti i costi quindi non posso farci molto. Delle volte sembra un gatto: esce quando le pare e torna di sera, oppure vuole che l'accompagni e io con uno sbuffo la raggiungo.
È stata l'unica a farmi correre per Central Park solo per divertimento, addirittura lanciando frisbee.
Mi ha pure scomodato per rubarle una foto in una posizione perfetta:

Mi ha pure scomodato per rubarle una foto in una posizione perfetta:

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Farò anche schifo come fotografa...ma almeno ora ho uno sfondo home per il cellulare.
Ha un occhio color della noce appunto e uno azzurro, proprio stramba la cagnolina.
Mentre me ne sto sul letto a far semplicemente un cazzo, mi viene l'improvvisa voglia di un bel caffè latte giù al bar sperando che Pokemon e miliardari non mi rovinino la giornata da asocial life. Non chiudo a chiave la porta nel caso Noce voglia uscire, e nel caso entra qualche estraneo uscirà da casa mia con un bel morso sulle chiappe.
Senza nemmeno guardare chi c'è al bar prendo il solito, pago, e mi siedo al mio solito posto. Dato che sono distratta oltre che imbranata mi accorgo solo quando sento qualcosa di strano e che fa pressione sotto le natiche di essermi seduta su qualcuno. Vorrei alzarmi, ma una mano mi stringe il fianco in un modo abbastanza maniaco e mi paralizzo. Quando sento delle labbra sfiorarmi il collo mi alzo di scatto e, girandomi, eccolo lì.
-Athena Hansen, ricordo bene?
Dio mio ma quell'uomo sembrava così dolce! Ah no...è un playboy pardon.
-Ma che diavolo ci fai al mio posto!
Anthony alza un sopracciglio, scrocchiandosi le nocche.
-Ragazzina, se vuoi fare rissa in un bar hai scelto un avversario altamente al di sopra delle tue possibilità.
Deglutisco, traducendo la frase in: se dici un'altra parola con quel tono te ne do tante.
Lui ride e si alza, facendomi sedere ancora intimorita mentre prende una sedia da un altro tavolo dato che io sto sempre in quello con solo una sedia. Lo guardo storto.
-Stai tranquilla, stavo scherzando, se vuoi picchiarmi fa pure!
Esclama allargando le braccia, sempre avvolto dal suo cappotto, quella bellissima sciarpa e quel visino sbaciucchino con quegli occhiali adorabili che adesso vorrei prendere per spaccarli e infilzarli nei suoi occhi.
Stark vede, o pensa, che sia ancora impaurita e allora si fa serio.
-Non volevo spaventarti signorina, mi dispiace se ti ho dato questa impressione.
Più che altro è perché ho capito cosa avevo sentito quando mi ero accidentalmente seduta su di lui e...ah che schifo, non voglio nemmeno pensarci.
-Se ti siedi su di me è normale che accada!
Risponde al mio pensiero, inquietante questo qua.
Rotea gli occhi sbuffando e indicandosi con stizza.
-E no non sono un maniaco soltanto perché ti ho toccato un fianco. Certo che sei proprio paranoica.
-La smettiamo?!
Rispondo io alterata e lui alza le mani in segno di resa. So che molte persone riescono a capire ciò che sto pensando solo dal mio sguardo, ma è l'unica cosa che non riesco a eliminare senza un perché. Odio essere un libro aperto anche per i più ottusi perché poi potrei incontrare persone come Anthony Stark, che iniziano per scherzo, e poi non scherzano più.
Spero che almeno quest'uomo sia gentile come ieri.
-Ieri eri un gentiluomo.
Sospiro con delusione, sapendo di averlo ferito.
Ghigno senza farmi vedere quando vedo con la coda dell'occhio stringere il bordo del tavolino.
-Si lo so. Non dovevo reagire così scusami.
Ha abbassato la testa, guardando taciturno il pavimento con un espressione davvero delusa di se stesso. Non credo adesso inizi a raccontarmi della sua vita e del suo carattere, infatti si alza direttamente freddoloso, come se quel suo comportamento da arrogante maschilista lo avesse toccato più del previsto.
Ah beh, sono problemi suoi se è bipolare o fa schifo come essere umano.
Felice che se ne sia andato, finisco di sorseggiare il mio caffè e torno a casa.
Passai la serata a guardare gli ultimi avvistamenti dell'uomo in armatura che da anni difende New York assieme ad altri eroi, chiamati Avengers. Nessuno sa chi siano, ma almeno ci rendono la vita senza troppi problemi.
Cammino verso la finestra della cucina, vedendo le macerie del palazzo crollato due anni fa.
Quel maledetto palazzo era l'unico che aveva un motivo per dare un senso alla mia vita.
L'unico.




*uuuh, ma sti cambi d'umore? Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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G O O D   O L D   D A Y S   [ANTHONY STARK]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora