Pensavo che dopo la morte andavi in qualche strano posto, invece io sento soltanto qualcosa di duro, freddo e metallico attorno a me. Non credo sia questo il paradiso, ma i miei occhi sono ancora chiusi quindi vediamo la verità. Aprendoli di scatto sussulto, e non posso alzarmi in piedi poiché sono seduta e pure costretta a farlo. Da quello che vedo attorno a me sono di sicuro nella cella più piccola che abbia mai visto. Senza letto, senza nulla. Seduta esattamente al centro con delle manette ai polsi, che con delle catene a loro volta si collegano a altre manette però legate alle caviglie. Provo a muovere la testa in avanti ma ho una sorta di collare stretto al collo, due catene enormi e spesse saldate terreno tengono sto collare fermo dov'è. Parlo, ma la voce è ovattata da una maschera di ferro che mi copre fino al naso dove ci sono due buchini per farmi respirare. Vedo che ci sono ulteriori catene legate alle braccia e ai polpacci. Stupidamente mi dimeno, ma non faccio altro che creare dei segni violacei sui polsi e ogni parte del corpo che ho legata. Inutile dire che è tutto nero, almeno una cosa hanno voluto farmela piacere. Beh, direi che sono tutto tranne che morta. La cella davanti a me è fatta di vetro con sbarre massicce poste orizzontalmente. Non era questo il motivo per cui vivevo, affatto. Qualunque cosa accada, ovunque io sia, importa poco. È finita in ogni caso senza Noce, chissà dov'è lei. Chissà dov'è New York. Chissà se sono su una barca, un aereo, nel nulla. Oltre quelle sbarre c'è una porta e una soltanto, più che altro sembra un ascensore. Alzo lo sguardo verso l'alto e vedo quattro telecamere nei quattro angoli della cella tutte puntate su di me. Non capisco: pensano davvero che io sia capace di rompere queste catene e scappare se non so nemmeno come mi chiamo a momenti?! Almeno adesso una cosa la so: chiunque mi abbia messa qua dev'essere parecchio stupido. Chino il capo, mi arrendo ad ogni cosa che accadrà. Ho la maglietta lacerata, sporca di sangue. Ho freddo, fame, sete, sonno, rabbia e depressione in un corpo solo che non può nemmeno sopportare il cambiamento climatico, figuriamoci questo. Sono talmente legata che non riesco a stiracchiarmi per dare sollievo alla schiena. Poi, accade. Le porte dell'ascensore si aprono e non avrei mai voluto guardare chi voleva farmi visita. Appena entra e mi vede, abbassa lo sguardo.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Non ho nemmeno la forza di parlare e non perché fisicamente non posso, ma perché non voglio. Inarco la testa e una scossa elettrica mi fa dimenare, così l'abbasso subito mentre cerco di riprendere fiato e calma dallo spavento. Quando tutto finisce rimango ferma, prima o poi se ne andrà. Che mi dica tutto, che canti vittoria, faccia quel che vuole. Muovo leggermente le dita delle mani. Sono fredde, la circolazione del sangue è praticamente ferma da quanto stringono le catene. Se mi vedi da fuori sembro morta. Vedendo il suo riflesso nel vetro vedo che cerca di parlare, ma invece sospira e si siede per terra come me, appoggiando la schiena alla vetrata. Ora che non può vedermi provo a distendermi, ma chiaramente cado a peso morto di lato e le catene legate al collare mi strozzano. Inizio a dimenarmi, ma più tiro e più mi strozzo e non riesco nemmeno ad urlare. Spasmodicamente muovo le mani per tirarmi sù, ma la catena collegata alle cavigliere me lo impedisce dato che è troppo corta. Piango e fa malissimo al petto, alle costole probabilmente rotte. Piango e non respiro, tiro calci e la stretta al collo giunge al culmine. Stark sta tirando pugni sul vetro e urla, avvisando non so chi che sto soffocando, ma nessuno lo aiuta. Chiudo gli occhi e volto il capo, rifiutandomi di guardarlo e resto ferma aspettando che la vista diventi nera e si chiudano le luci delle ribalta. Un colpo fortissimo mi fa girare, vedendo con sgomento Iron Man colpire le telecamere dopo aver sfondato a suon di propulsori il vetro e le sbarre. Si avvicina a me e con le mani strappa una ad una le catene, inginocchiandosi mentre tremo ed indietreggio spaventata. -Ferma, sono sempre io. La maschera si alza e Anthony mi guarda, ma lo sapevo già. Da quando ho visto entrare l'uomo di latta nella cella, sapevo che era lui, è logico. Non ho la forza di star lì a pensare che per tutto questo tempo ho combattuto contro di lui, che l'unica cosa che odio di più al mondo è proprio la persona con cui "uscivo". Questo è il vostro lavoro. Rimango senza più manette, soltanto questa maledetta maschera non si riesce a togliere. Con le lacrime agli occhi mi faccio prendere in braccio, svenendo prima di intendere e di volere. Per risparmiarmi incubi e cose penose arriviamo direttamente al momento in cui mi sveglio sempre di soprassalto, in una camera da letto. Di fianco a me c'è una grande vetrata che da sul mare, sospetto di essere dall'altra parte degli Stati Uniti...forse California. -Benvenuta a Malibu, signorina Hansen. Quella voce metallica l'ho già sentita, fatto sta che ora sono a sud del paese e odio Malibu. Sento solo un forte indolenzimento, nessuna catena, nessuna maschera di ferro, nessun collare. Io, i lividi sul corpo, e un letto enorme. -Ciao Athena. -Voglio tornare a New York. Dico fredda, alzandomi dal letto ma cadendo a carponi per la poca energia. -Torna sotto le coperte. Stark mi afferra da sotto le ascelle e sollevandomi con tanta facilità mi rispedisce da dove sono venuta. Mi accarezza il volto, quasi sopra di me.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
-Perché piangi? Faccio tremare il labbro, se lo merita questo cafone. -Perché ti odio. Sorride beffardo. -Tesoro tu non hai idea di quello che mi hai fatto passare. Torneremo a New York, e ti farò rimpiangere di quella cella. Ringhia premendo il pollice sulla tempia, alzandosi e uscendo dalla stanza. Mi ha salvata perché vuole il pranzo tutto per sé, e io questa volta non ho altra scelta se non pregare che sia veloce e indolore, cosa che non accadrà.
*non ho tempo per correggere, troppo sonno zorry. Commentate e votate altrimenti vi crucio...* Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo.
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.