"Okay... Ce la possiamo fare."
"Non lo so, Nathan. Hai visto quanti sono... Non credo..."
"Eva, ti fidi di me?"
"Sì."I due si alzarono dal pavimento dissestato di una casa malridotta. Le bombe non avevano avuto pietà di nessuno. Per qualche miracolo le pareti si mantenevano ancora in piedi.
Moltitudini di mani battevano, graffiavano, cercando ferocemente di penetrare nel muro per affondare i denti nelle loro carni."Saliamo le scale, Eva."
"Cosa vuoi fare?"
Nathan prese le mani tremanti di Eva, guardandola negli occhi.
"Ti chiederò di fare una cosa... Ma tu... tu promettimi che lo farai."
"C-cosa?" il viso di Eva era solcato da lacrime disperate e occhi stanchi da giorni.
"Devi scappare, Eva. Metterti in salvo. Torna da Julien" Nathan abbassò lo sguardo.
"No, no, no, non ti lascio da s-solo, Nathan... N-non me ne andrò s-senza di te!" Eva l'abbracciò singhiozzando e appoggiò la testa sul suo petto. Nathan l'allontanò di poco.
"Okay... Okay..." Nathan la prese per mano.Salirono i gradini senza curarsi del fatto che il legno scricchiolava sotto i loro piedi e poteva cedere. Poi svoltarono a sinistra, entrando nella seconda stanza. Avevano passato gli ultimi due giorni rinchiusi in casa, assediati dagli sfregiati che, ore dopo ore si erano ammassati attorno all'edificio. Non avevano più una via di fuga, almeno non fino a quel momento.
Nella stanza c'era una finestra che dava all'esterno. Sotto di esso un vecchio furgone arrugginito.
"Ascoltami, Eva. Ora farai quello che ti ho detto."
"Ma tu mi avevi detto..."
"Devi farlo! Non abbiamo altra scelta"
"N-non voglio farlo... Nathan, io ti amo! Non voglio lasciarti qui! P-per favore, non lasciarmi da sola!" Eva piangeva come una bambina al solo pensiero di abbandonarlo. Non riusciva a immaginare una vita senza di lui. Al solo pensiero gli mancava il fiato.
"Io tornerò, Eva. Tornerò per te! Ma tu devi metterti in salvo! Lo sai che è solo questione di tempo prima che quei cosi entrino. Ti prego, Eva. Fallo per me!"
"Ma... ma tu c-come farai..."
"Io ce la farò, Eva. Sono duro come una roccia!" Nathan sorrise a lei, asciugandogli le lacrime dal viso con le dita.I gemiti degli sfregiati diventavano sempre più intesi. Un rumore infinito, assordante.
Nathan aprì la finestra e guardò giù. Era un salto di un metro. La carcassa del furgone arrugginito avrebbe retto senza problemi il peso di Eva, ma non il suo. Gli sfregiati non avrebbero avuto il tempo di afferrarla una volta atterrata.
"Sei pronta?"
Eva lo guardò negli occhi e lo baciò. Fu un bacio inteso, silenzioso, impregnato di speranza e sofferenza. Le labbra ferme ad assaporare forse quell'ultimo mistico e indescrivibile sapore che solo lui aveva. Non era un semplice bacio. Era tutto. D'un tratto udirono un forte rumore dal piano di sotto, succeduto da un altro. Il pavimento tremò un istante. Gli sfregiati erano in casa!"Vai, Eva. Vai" Nathan la sollevò dai piedi, facendola passare dalla finestra. Fuori dalla stanza il legno delle scale scricchiolava, poi un forte boato! Le scale erano crollate. Gli sfregiati però, non demordevano e si stavano ammassando uno sopra l'altro, nel tentativo di raggiungerli.
Eva appoggiò i piedi sul tetto inclinato e malandato della casa, scendendo lentamente verso il furgone. Poi si volse verso Nathan "Vattene, Eva. Raggiungi Julien."
"N-non è un addio, v-vero?!" i suoi occhi rossi, disperati. Il colletto della maglietta bagnato dalle lacrime. Guardava Nathan mentre dentro moriva lentamente.
"Vattene, Eva!" Un forte rumore provenne alle spalle di Nathan. La porta era crollata!
Eva si volse, saltando sul tetto del furgone. Non guardò indietro. Non ebbe il coraggio. Piangeva e singhiozzava disperata, cercando di darsi forza. Alcuni sfregiati la notarono e si scagliarono contro la carcassa del mezzo nel tentativo di afferrarla. Lei sussultò dallo spavento. Poi saltò giù, correndo verso la foresta che la inghiottì.
*************
"Brutti figli di puttana!" Nathan afferrò la sedia di fianco e la lanciò sull'orda di sfregiati che, ammassati sotto l'asse della porta, faticavano a entrare. Colpì in faccia uno di loro che cadde a terra, ma poi si rialzò lentamente, gemendo.
"Merda!" Nathan si guardò attorno. Uno sfregiato riuscì ad entrare, seguito dagli altri. Aveva solo una possibilità, una scelta. Scavallò la finestra, perse l'equilibrio e quasi non cadde di sotto, ritrovandosi con il sedere sulle mattonelle e i piedi che penzolavano dal tetto. Le suole delle scarpe erano troppo lisce. Doveva fare attenzione. Uno sfregiato uscì con il busto fuori dalla finestra, allungando le mani putride e piene di bolle verso di lui. Altri si ammassarono dietro di quello.
Nathan non poteva saltare sul tettuccio del furgone. Sarebbe rimasto incastrato. Si guardò attorno, mentre lo sfregiato lentamente usciva fuori dalla finestra. Percorse a gattoni due metri, raggiungendo l'estremità del tetto. C'era una grondaia abbastanza robusta da reggere il suo peso, almeno per qualche secondo fin quando sarebbe sceso.
Lo sfregiato uscì fuori dalla finestra, mettendosi in piedi. Non appena fece un passo, scivolò giù, CRACK! Il rumore fu talmente forte che Nathan rabbrividì.
Scosse la grondaia con le mani, accertandosi che fosse ben ferma. Uno dopo l'altro gli sfregiati uscirono dalla finestra, scivolando al di sotto. Alcuni non morirono sul colpo e si rialzarono con le ossa delle gambe o delle braccia fuori dalla pelle grigiastra, marciando goffamente e lentamente verso l'uomo. Nathan doveva sbrigarsi. Si aggrappò alla grondaia e scese giù facendosi forza sui piedi e sulle mani per non scivolare. La grondaia cedette! Cadde di spalle a terra e perse il fiato. Vista sgranata. Udito che andava e veniva. Non riusciva a respirare. Provava una forte fitta al cuore. Li sembrava che i polmoni stessero per implodere da un momento all'altro. Gli sfregiati erano sempre più vicini. CRACK! Uno di loro cadde a terra con l'osso della gamba spaccato in due, poco dopo cominciò a strisciare verso l'uomo, battendo i denti. Nathan si levò la grondaia di dosso, cercando di ritrovare il respiro. Si alzò facendosi forza con le ginocchia. Lo sfregiato strisciante lo raggiunse, afferrandolo per i jeans di cotone. Nathan cercò di divincolarsi, colpendolo con un calcio sul braccio che si spezzo in due, ma la mano rimase stretta ai Jeans. Rabbrividì per lo schifo. Poi afferrò velocemente ciò che ne rimase dell'avambraccio e lo gettò in faccia a quello che, afferrandolo, affondò i denti masticando la sue stesse carni.
Nathan sentì qualcosa trasalire dal suo stomaco. Stava per vomitare.
Una quindicina di sfregiati l'aveva quasi raggiunto. Altri ne cadevano giù dal tetto.
"Ma quanti cazzo sono?!" si rese conto solo in quell'instante che erano stati circondati per ore da una cinquantina di sfregiati. Forse il fatto che erano riusciti a entrare in casa era stata una manna dal cielo. Eva non sarebbe fuggita se quegli esseri fossero rimasti all'esterno. Nemmeno lui avrebbe avuto nessuna possibilità. L'orda l'avrebbe inghiottiti. Con il fiato corto, si trascinò con i piedi dentro la foresta, mentre l'orda lo inseguiva marciando come un tetro esercito.
STAI LEGGENDO
Contagion
Science FictionIl cielo casca sul mondo ignaro dell'imminente distruzione. La musica del silenzio prepara l'ascesa al caos. Case, strade, città, tutto viene distrutto, bruciato dalle fiamme, disintegrato dalle bombe. L'odio affligge i sopravvissuti e la speranza r...